L'Italia intatta. La mostra e' suddivisa in sei sezioni dove emerge l'evoluzione del linguaggio pittorico dell'artista. I paesaggi, protagonisti dei dipinti, sono focalizzati sul tema della luce.
a cura di Philippe Daverio
A Milano, dal 23 luglio al 31 agosto 2014, Palazzo Reale ospiterà la monografica di Gennaro Della
Monica (Teramo, 18316- 1917), dal titolo L’Italia intatta di Gennaro Della Monica. La mostra
promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura – Palazzo Reale, Comune di Teramo,
Comune di Napoli, Regione Abruzzo e l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei
Monti della Laga è curata da Phlippe Daverio, Paola di Felice, Cosimo Savastano, Clau
dio Strinati presenterà, per la prima volta in una prestigiosa sede espositiva, l’opera del pittore
abruzzese ma napoletano d’adozione con 90 opere realizzate negli ultimi anni dell’Ottocento.
L’esposizione si pone come obiettivo quello di valorizzare e far scoprire al grande pubblico il lavoro
di quegli artisti, come Della Monica che nel corso degli anni non hanno goduto di una grande fortuna
critica e sono stati dimenticati; al contempo la mostra rende omaggio alla pittura ottocentesca del
paesaggio di cui Della Monica è stato un eccellente interprete. La scelta dei curatori è stata infatti
quella di sottolineare questo aspetto dell’opera del pittore abruzzese, che fu anche ritrattista e pittore
di temi storici.
Il percorso della mostra si sviluppa in sei sezioni, le prime rappresentano al meglio le tecniche pitto
riche che utilizza Gennaro della Monica, la prima “en plein air” e poi “la macchia” illustrano gli espe
rimenti pittorici, del suo primo periodo napoletano e l’incontro con il realismo dei fratelli Palizzi.
Le sezioni successive rappresentano i luoghi che l’artista ha conosciuto viaggiando, da Napoli, Firen
ze a Milano e che hanno segnato il suo percorso di crescita; il visitatore si ritrova in mondo di paesag
gi filtrati attraverso gli occhi del pittore dove la luce è la vera protagonista, passando attraverso
boschi, montagne, animali e il Gran Sasso, a lui molto caro.
La prima sezione, “en plein air”, fa riferimento a una pratica perfezionata attraverso la mediazione di
Filippo Palizzi, di cui sono noti i contatti con la Francia e in particolare con il gruppo di Barbizon,
nella seconda sezione “Resina” sperimenta un verismo, integrale e più radicale del “vero” morelliano,
nella declinazione della Scuola di Resina, che tendeva ad alleggerire la lezione palizziana e a smussar
ne l’analiticità, il colore diviene sempre più piatto e denso e la costruzione dello spazio è affidata ai
contrasti cromatici. Sotto la luce zenitale del mezzogiorno, i verdi, i gialli, gli aranci e gli azzurri si
accendono, creando uno spazio rigidamente strutturato entro cui agiscono semplici figure di contadi
ni e lavoranti rese con pochi tratti veloci.
La terza sezione, “la macchia” ripercorre il periodo toscano di Della Monica, Un’opera come Ponte
sull’Arno è caratterizzata da una composizione limpidamente geometrica. Elementi di derivazione
macchiaiola, dal formato allungato e alla linea dell’orizzonte ribassata, sono presenti in diverse opere
di questo periodo, come, ad esempio, Al margine dei prati, elegante cartoncino telato realizzato con
una mostra
con il patrocinio di
Fondazione
marchesa
Carla
de Petris
Città di Teramo
delicato equilibrio compositivo, o Casolari e colline dopo la mietitura e Fienagione, olii orchestrati
sui toni del giallo, in cui la costruzione dello spazio è affidata ai contrasti cromatici di macchie di
colore contrastanti.
La quarta sezione, “Montagne d’Abruzzo”, racchiude il periodo lombardo dove il pittore realizza le
prime austere vedute montane dai cieli intensi e tempestosi, eseguite all’alba e al tramonto con una
tavolozza intrisa di gialli e di viola successivamente ripresa, ampliata e rimeditata al confronto con lo
scenario aspro dell’Appennino abruzzese.
“Idillio pastorale” e “Luoghi d’Abruzzo”sono popolati di pastorelli e contadini, che si fondono armo-
niosamente con il paesaggio, e mostrano l’ incondizionato è l’affetto di Della Monica per la sua terra.
L’ultima sezione della mostra “Animali e fiere”ha come protagonisti dei quadri di Della Monica gli
animali, dopo il rientro a Teramo, diventano protagonisti di scene ispirate al folklore locale, in cui
sono minuziosamente descritte le fiere del bestiame con venditori e acquirenti ritratti sullo sfondo
delle valli e dei monti abruzzesi. Nel più dettagliato La fiera del bestiame l’occhio attento dell’artista
spazia dalle gruppo in primo piano, raccolto intorno alla figura dell’anziano patriarca, fino ai bianchi
armenti sulla destra su cui spiccano i due fanciulli intenti a domare un torello
Della Monica vuole porre l’accento sul rapporto uomo – natura, innovando il modo pittorico in cui
viene rappresentata, che dev’essere svolto nella sua semplicità, senza inutili orpelli, attraverso la luce
che cambia la forma delle cose nel corso del giorno e delle stagioni. Della Monica si preoccupa della
sintesi della luce, la natura muta in base a questa nel corso della giornata, riuscendo a farla diventare
la vera protagonista di ogni quadro. Nella concezione di Della Monica al pittore va il compito di
introiettare l’immagine e di riprodurla sulla tela nella sua totalità.
Trasferitosi giovanissimo a Napoli, l’artista aderirà alla scuola di Resina, chiamata anche Repubblica
dei Portici, fondata nel 1843, in polemica nei confronti di ogni compiacimento edonistico e illustrati
vo e in favore ad un approfondimento della conoscenza del “vero poetico”. In questo ambito Della
Monica stringe forti contatti con Domenico Morelli, Capocci e Marco De Gregorio.
Intorno al 1860, il pittore incontra il nobile ungherese Sandor Teleki che gli consente di visitare
l’Italia al suo seguito, il lago di Como e Milano, in Lombardia, Roma e Firenze, stringendo una rete
di amicizia che manterrà a lungo e producendo molti paesaggi dal vero e conoscendo tutti i maggiori
rappresentanti dei macchiaioli. Un “Grand Tour” che gli permette di arricchire la sua conoscenza
delle tecniche e dei temi iconografici.
In seguito tornato a Teramo, viene nominato Cavaliere e svolge attività di docente.
Per la mostra è stato realizzato un catalogo edito da Allemandi.
Note biografiche
Gennaro della Monica Teramo (1836 – 1917)
Si trasferì diciassettenne a Napoli, nel 1852, per studiare all’Accademia di Belle Arti (Napoli). Nella
capitale ebbe modo di conoscere Michele Cammarano, Gabriele Smargiassi, i fratelli Filippo e Nicola
Palizzi originari di Vasto. Determinante soprattutto è l’incontro con Domenico Morelli espressamen-
te ricordato da Gennaro nelle sue memorie.
Si trasferì poi a Milano dove entrò in amicizia tra gli altri, con Gerolamo e Domenico Induno.
Dal 1863 fu a Firenze, dove si fermò per alcuni anni e conobbe Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori
e Telemaco Signorini. Qui incontrò la conterranea Giannina Milli, celebre poetessa improvvisatrice
ma soprattutto raffinata intellettuale, animatrice di salotti e circoli culturali, confidente di artisti e
consigliera di politici.
I suoi dipinti furono esposti e ammirati nel capoluogo toscano. Di questo periodo è l’opera Salvator
Rosa tra i briganti acquistato dagli emissari di casa Savoia, per conto del Re Vittorio Emanuele II. Dal 1867 rientrò definitivamente a Teramo dove prese il posto del padre come insegnante nell’Istituto
Tecnico e nella Scuola comunale di disegno. Tra i suoi allievi Carlotta De Colli, Vincenzo Rosati, il
letterato Fedele Romani.
Catalogo Allemandi
UFFICIO STAMPA COMUNE DI MILANO
Elena Conenna T 02 88453314 elenamaria.conenna@comune.milano.it
Palazzo Reale,
piazza Duomo 12, Milano.
Orari
Martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30.
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30; lunedì dalle 14.30 alle 19.30.