''Quello che faccio e' figlio del barocco - dice di se' l'artista - …l'uso compiaciuto della messa in scena, il calco, il gesso, la piega, il drappo che ferma il vento e lo raffigura, l'uso della trappola dei sensi…''.
Dancing
Sculture
di Nicoletta Cardano
inaugurazione lunedì 16 febbraio dalle ore 18
orario di visita d per appuntamento
ufficio stampa Scarlett Matassi cell. 347/0418110
Giovedì 26 febbraio – ore 18 – Aula Ersoch - via A. Manuzio – Testaccio –
Tavola Rotonda promossa dalla Facoltà di Architettura Roma Tre
Francesco Cellini
"Quello che faccio è figlio del barocco - dice di sé Giovanna De Sanctis - …l'uso compiaciuto della messa in scena, il calco, il gesso, la piega, il drappo che ferma il vento e lo raffigura, l'uso della trappola dei sensi…".
E, certamente, figlia della predilezione barocca per la macchina teatrale è Dancing, l'installazione che, dal 16 febbraio, riporterà in uno spazio espositivo privato, lo Studio Morbiducci, l'opera di un'artista a lungo lontana dal mondo delle mostre, per aver scelto di realizzare sculture destinate ai luoghi della vita reale, con particolare attenzione a quelli pubblici.
Giovedì 26 Febbraio dalle ore 18, la Facoltà di Apresso la viaula Ersoch organizzerà una Tavola Rotonda con Francesco Cellini ad illustrazione critica di questo specifico aspetto del suo lavoro: ad esempio il grande bassorilievo in bronzo della nuova Casa Circondariale di Civitavecchia; la sistemazione, ideata con gli architetti Bedoni e Severati, di piazza Cardinal Consalvi presso ponte Milvio a Roma; le quattro sculture realizzate nella piazza del quartiere romano di Decima, ristrutturata su progetto di A. Aymonino ed E. Rizzuti, vincitori del Concorso Cento Piazze del '96; i bronzi per la fontana del parcheggio S,ad oggi, può essere considerata la summa della sua ricerca artistica: le due ali bronzee panneggiate che compongono La Nike, installata nel 2001 di fronte alla Nuova Pretura di Palermo, progettata dall'arch.Sebastiano Monaco.
Apparentemente, lo spiritoso microcosmo di Dancing (nessuna delle opere esposte supera i quarantacinque centimetri) sta al faticoso impegno di Giovanna De Sanctis per una presenza dell'arte negli spazi urbani come il Regno di Lilliput al gigantesco intruso Gulliver. Concettualmente, però, la distanza fra quel teatrino di minuscoli attori travolti dalla gioia leggera della danza e l'eroico trionfo barocco della Nike è pressoché nulla. In entrambi i casi la scultrice si confronta con quello che lei stessa ha definito " il maniacale ricorrente riferimento" nel suo lavoro artistico da molti anni: la piega, il piano corrugato, "la tendenza della materia a travolgere lo spazio, a conciliarsi con il fluido che -scrive Gilles Deleuze- conosce nel Barocco una liberazione illimitata" ed ancora oggi sorprende gli artisti che la esplorano con inaspettati esiti dinamici.
E' andata così anche per i ballerini di Dancing: in realtà candidi segmenti di panneggio in gesso o terracotta modellati da Giovanna DeSanctis senza l'intento di riprodurre l'effetto della danza, ma che, tra le sue mani, si sono messi a danzare, suggerendo il gioco della installazione su lastre di acciaio specchiato, destinate a creare, nella moltiplicazione dell'immagine, una travolgente coreografia, l'ennesima "esca seduttiva" lanciata allo spettatore da un'artista che intorno alla finalità seduttiva dell'arte ha costruito un lungo e minuzioso lavoro di indagine. Anche di questo si parlerà nel corso della Tavola Rotonda.
Un'occasione più conoscitiva che celebrativa in quanto, dal 1964 ad oggi, Giovanna De Sanctis si è trovata al centro di alcuni momenti cruciali della vita artistica e culturale romana ancora poco noti, ma di grande rilevanza. Architetto prima, presso lo studio ARCH.O sino alla metà degli anni Settanta, in quel fervido periodo della ricerca architettonica romana caratterizzato dalla critica al modernismo e per il quale, in seguito, si conierà l'abusata qualifica di post moderno; artista ed operatrice culturale poi, presso l'Associazione Polivalente “Il Politecnico“ di cui è stata a lungo responsabile nel settore delle arti visive.Qui, infatti dal '74, si svolge la sua attività di pittrice nel segno del rifiuto dell'"iconoclastia novecentesca": dieci anni di intensa sperimentazione sul patrimonio iconico della nostra storia dell'arte che ne hanno fatto uno degli esponenti più interessanti di quell'esigenza di originale recupero della tradizione che ha attraversato tutto il decennio degli Ottanta. Della sua attività di scultrice di arte pubblica si è detto, ma varrà la pena sottolineare che dietro alle importanti realizzazioni vi è la riconosciuta capacità di produrre opere capaci di dialogare armoniosamente con l'architettura e con il contesto urbano.
Sito dell'artista: http:/www.giovannadesanctis.com
Lo Studio
via Bodoni 83, 00153 Roma
tel. 06.5746285