Anatomie dell'immateriale. Il percorso espositivo intende riflettere attraverso le opere di Emanuele Becheri, Diego Caglioni, Elia Cantori, Cristian Chironi e Giovanni Oberti, sul concetto di tempo.
La Galleria Artopia è lieta di inaugurare la stagione espositiva il 25 settembre alle ore 19.00 con la mostra L'IMMAGINE DEL TEMPO. Anatomie dell'immateriale, a cura di Gino Pisapia. Concepito come un confronto collettivo, il percorso espositivo intende riflettere attraverso le opere di Emanuele Becheri, Diego Caglioni, Elia Cantori, Cristian Chironi e Giovanni Oberti, sul concetto di tempo e sulle forme che di esso ed in esso si generano.
Essendo il tempo un elemento impalpabile, immateriale, sul quale però gli esseri umani basano le proprie attività sociali, avendogli affidato valori convenzionali stabiliti da criteri di misurazione universalmente accettati e legalizzati, diventa interessante pensare di ricavarne, sintetizzarne ed estrarne una “icona” ossia una sua possibile immagine o rappresentazione.
La mostra presenta una serie di opere molto diverse tra loro, eseguite in tempi differenti da cinque artisti che negli anni hanno intersecato e in alcuni casi finanche approfondito nell'ambito della propria sperimentazione il tema del tempo e i suoi risvolti.
Il racconto espositivo prende il via dall'opera Nothing, 2013, di Cristian Chironi, costituita da un computer che mediante un programma di recupero dati (R-Studio) esegue la scansione dell'hard disk esterno e del suo parziale “gemello” che conservano l'intero archivio dell'artista dal 1998 al 2013, ormai corrotto dunque inutilizzabile.
Tecnicamente queste memorie hd condensano l'intera produzione di Chironi e attraverso l'algoritmo elaborato dal programma è possibile visualizzare sul monitor del pc un grafico del tempo e degli elementi sottoposti a scansione; sarà proprio la durata di tale analisi a determinare il tempo della mostra. Se in questo lavoro abbiamo una convivenza tra tempo condensato e tempo in progress, nell'immagine fotografica tratta dalla serie DK, 2009, Chironi attraverso la performance “clandestina” si lascia ritrarre, nelle vesti di un Diabolik contemporaneo, di fronte alla scultura di Maria Luigia d' Asburgo di Antonio Canova, conservata presso la Galleria Nazionale di Parma, in un tempo sospeso e immobile, con l'intento di “rubare” attraverso lo scatto l'aura dell'opera d'arte.
Nello stesso ambiente spazio-tempo si uniscono originando la serie di immagini 60 Watt-12.97 Feet, 2010, attraverso la quale Elia Cantori mostra l'azione della luce che s'imprime in maniera geometrica su sei aeroplani di carta fotografica lanciati nel buio dello studio e illuminati per pochi secondi da una lampadina da 60 watt. Il risultato è dunque frutto di un processo fotografico sui generis che agisce nel tempo e che per suo effetto cristallizza la forma dell'immagine sulla superficie fotosensibile della carta.
Di natura differente risulta Public Messages, 2009, di Diego Caglioni, che imprime, a secco con una vecchia macchina da scrivere su un foglio lungo 9 metri, gli “stati personali” esternati dai suoi contatti – amici – sul proprio account Skype e raccolti in un segmento temporale di due anni. Di questa dimensione soggettiva l'artista rende pubblica una condizione che è “privata” e avulsa da qualsiasi narrazione creando una simultaneità temporale fasulla che rimanda alla fotografia Infinite, 2012 direttamente legata alla propria quotidianità. Infatti lo scatto mostra l'immagine dell'agenda personale di Caglioni posizionata su un tavolo da lavoro, greenscreen, che diventa un piccolo set cinematografico predisposto ad essere “bucato” usando le informazioni dei pixel verdi sostituibili con qualsiasi altro elemento. Tale operazione amplifica il tempo, sdoppiandone la percezione e al contempo ne sposta le coordinate spaziali attraverso la finzione.
Ascendendo al secondo livello dello spazio espositivo il tema della mostra si traduce – nei lavori Senza Titolo (Archi di dama), 2013, di Giovanni Oberti – in eleganti bicchieri di cristallo il cui interno è, involontariamente, di-segnato da evidenti aloni calcarei che espongono il risultato della lenta evaporazione dell'acqua attraverso il deposito minerario in essa contenuta opacizzandone la superficie. Se però i calici da vino accolgono il residuo calcareo, la linea che definisce l'esile profilo dell'argentea clessidra, Senza Titolo (Clessidra), 2012, diviene cartina al tornasole del tempo, registrando l'inscurimento della lega per effetto della sua esposizione all'aria.
Completa la mostra un doppio registro temporale, il primo è costituito da Impressione #11, 2010, di Emanuele Becheri, opera che su carta adesiva “cattura”, immobilizzando sulla propria superficie, tele di ragno prelevate dal suo studio producendo un inedito fermo immagine estratto e astratto dalla quotidianità biologica dell'aracnide riconducibile al disegno del tempo e alla sua immagine. Il secondo registro invece sarà caratterizzato dalla performance IMPRESSION 25.09.2014 che alle ore 20.00 del 25 settembre, lo stesso Becheri realizzerà con Grünewald e insieme produrranno live una sequenza di suoni sulle immagini in movimento che per la prima volta verranno viste dai performers insieme al pubblico, condividendo l'esperienza temporale della “visione acustica”.
In occasione della mostra L'IMMAGINE DEL TEMPO la Galleria ARTOPIA rinnova il suo progetto editoriale con una nuova serie di pubblicazioni ideate unitamente alle mostre in programma. In ogni catalogo il testo critico e una selezione di immagini illustreranno e approfondiranno i diversi aspetti dei progetti espositivi.
Inaugurazione 25 settembre ore 19
Artopia Gallery
via Lazzaro Papi, 2 Milano
mar-ven 15-19
ingresso libero