Galleria d'Arte Michelangelo
Roma
via G. Giraud, 6
06 68193261
WEB
Mafalda Guarente e Beatrice Zagato
dal 6/11/2014 al 24/11/2014
tutti i giorni 15,30-19,30
329 6131511

Segnalato da

Iria Cogliani




 
calendario eventi  :: 




6/11/2014

Mafalda Guarente e Beatrice Zagato

Galleria d'Arte Michelangelo, Roma

Fotogrammi. Ogni quadro e' uno scatto che cattura lo spazio e se ne impossessa, ferma il tempo e lo mette in attesa, interroga il gusto di chi guarda ma anche il suo vissuto.


comunicato stampa

Roma – Per l’una è la prima mostra, il suo lavoro intimo e irrinunciabile diviene ora fatto collettivo, oggetto di giudizio e di affetto. Per l’altra è un gradito “ritorno” in Italia, mentre sempre più si afferma nella sua seconda patria, la Spagna, sede del suo atelier. E per l’una e l’altra, Mafalda Guarente e Beatrice Zagato, è avventura dello spirito “mettere in scena” le proprie opere insieme, far sì che si guardino come in uno specchio fatato, ciascuna un istante irripetibile di un’unica narrazione, sotto l’attenta regia del gallerista Fabio Cozzi.

La nuova esposizione-evento romana si chiama “Fotogrammi”, e sarà inaugurata alla Galleria Michelangelo di via Giraud 6, venerdì 7 novembre 2014 alle ore 19:00 (giornata inserita nel circuito VinoForum, grazie alla partecipazione della Tenuta Corbinaia che offrirà un rinfresco doc).

In “Fotogrammi” – che presenterà Guarente e Zagato rispettivamente attraverso i testi critici di Otello Lottini e Barbara Codogno - ogni quadro è uno scatto che cattura lo spazio e se ne impossessa, ferma il tempo e lo mette in attesa, così che percorrere ad un solo sguardo le due serie di opere è privilegio particolare, che interroga il gusto di chi guarda ma anche il suo vissuto. L’astrazione caldissima di Zagato, che con le linee dei palmi delle mani crea vortici e sinuosità immancabilmente scavando un percorso di emozioni, dialoga con le geometrie scomposte e le figure frattali di Guarente, omaggio volontario e trasfigurante all’arte futurista che fonde protagonisti e sfondo nelle sfumature di colore e chiama l’immaginario collettivo a diventarne co-autore.

“Una mostra e soprattutto la prima mostra – racconta Mafalda Guarente - è come un esordio in palcoscenico. L’ansia, la tensione, l’emozione sono le stesse. Nell’esporre le proprie opere, però, in più si avverte, secondo me, anche la sensazione di andare a svelare le parti più profonde di sé stessi. Ora che mi avvicino al giorno della inaugurazione, provo il timore di far scoprire agli altri tutto quello paradossalmente proprio io voglio fare uscire”.

"Fotogrammi" - aggiunge Beatrice Zagato - richiama “l'idea di un' istantanea ovvero uno scatto con cui noi cerchiamo di fissare un' immagine, affinché non sfugga quel particolare momento o cosa che abbiamo di fronte e stiamo vivendo, mantenendone così il ricordo e allo stesso tempo facendola nostra per sempre. Quello scatto ci trasforma da spettatori ad artefici. Tutto ciò ha a che fare con il tempo, e di conseguenza con lo spazio: anche la mia pittura. Nello scatto noi immobilizziamo il tempo, in modo tale da poter far perdurare infinitamente un solo attimo”.

Attimo per attimo, nelle opere di Guarente “la figura originaria si trasforma, si scompone e rimane tutt’uno con il fondo perché i colori sono sempre gli stessi in ogni parte del quadro. Il soggetto, però si vede, si capisce lo stesso, non ha necessità di essere dettagliato: l’osservatore può scoprire da solo i dettagli che vuole vedere”. Un artista può ambire alla creazione di una opera d’arte solo quando comincia ad abbandonare il tratto accademico e finalmente scopre la propria modalità artistica, un processo più o meno lento, ma definitivo; resta, in Guarente, comunque, l’influenza, nata dall’osservazione ammirata rispettosa e devota, dei Grandi Maestri del Futurismo.

“L’artista – scrive nel suo testo critico Otello Lottini - sviluppa il suo peculiare linguaggio pittorico, basato su pochi ed essenziali motivi compositivi, in una sorta di fantasia astratta, in cui la corporeità appare virtualizzata, nel senso che le immagini si presentano sotto forma di suggestive apparizioni. La sua operazione pittorica consiste nel togliere il soggetto dalla mera abitudine visiva – che lo neutralizzate e banalizza – per farlo entrare nell’orbita della rappresentazione estetica. Il referente fotografico della realtà, insomma, diventa la percezione iniziale, lo stimolo e il punto di partenza funzionale, per la realizzazione di un nuovo oggetto artistico. Così,la riproducibilità seriale delle foto si trasferisce nell’unicità dell’opera pittorica, che ascende a una vita più essenziale, nella sua realtà estetica e nella sua irrealtà visiva. Le immagini di questi quadri, pertanto, sono frutto di una metamorfosi: nel passaggio da un sistema di segni all’altro, coinvolgono l’osservatore in un’avventura della percezione e della visione, che si traduce in attività interpretativa, che interpreta l’interpretazione del mondo”.

Attimo per attimo, nelle opere di Zagato, nelle linee più o meno marcate, a volte solo accennate ed altre molto evidenti, linee che sono il palmo della mano, ripetuto mille volte, con più o meno forza, si realizza una gestualità che determina un ritmo, cadenzata dal tempo che inesorabilmente scorre. Nella superficie del quadro però (che è e rappresenta lo spazio) il tempo è come sospeso, un eterno presente. “Il nostro passato presente e futuro, racchiusi nella nostra mano, sono tutti insieme: il passato non è morto ma rivive nella misura in cui noi lo facciamo rivivere, il futuro è presente, cioè scritto oggi da noi attraverso la nostra volontà e i nostri sentimenti”, dice la pittrice. “Una pittura soprattutto astratta, concettuale e sperimentale, perché a Zagato interessa dipingere “sopra tutti i tipi di materiali, carta, legno e tela, preparata e non, scoprire come reagiscono: infatti, al di là del loro utilizzo tradizionale, è come se ognuna avesse un linguaggio proprio. Il colore ha una grande importanza simbolica, per ciò che rievoca ed il sentimento che suscita”.

“Ora – spiega la critica Barbara Codogno - non sono più soltanto i pennelli, agisce la mano. La mano che ha in sé la linea del destino. Il proprio. La mano che si costruisce il destino, lo forgia con coraggio, amore, disperazione, rabbia, fiducia, sollievo, speranza. La mano che si posa lieve sulla carta, la mano che imprime un ritmo, la mano aperta pronta ad accogliere la verità. E la carezza. La mano in trasparenza che crea mondi leggeri di farfalle e gocce di pioggia e voli di uccelli nel radioso meriggio e rose rosse, assetate di amore e vita. In questo riappropriarsi del gesto pittorico primigenio, la pittura con la mano, si avverte uno spostamento che da concettuale (opere del primo periodo) si sta facendo fisico, organico; e non si esclude l'ipotesi che l'autrice sia sulle tracce di un figurativo che, c'è da giurarsi, sgorgherà sempre dalla sua personale e originalissima visione, dalla sua sincerità, sempre commovente. Vero dono”.

Inaugurazione venerdì 7 novembre 2014 alle ore 19

Galleria d'Arte Michelangelo
via G. Giraud, 6- Roma Lazio Italia
tutti i giorni 15,30-19,30
ingresso gratuito

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