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Blanks
dal 10/3/2004 al 5/4/2004
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10/3/2004

Blanks

Mache', Torino

Laura Ambrosi, Irina Novarese. Il progetto si propone di porre l'accento sui vuoti, intesi non solo come assenza, ma anche come cesura, frattura, dissonanza, scarto. Elementi che vale la pena di rimettere costantemente in discussione per evitare i rischi dell'asservimento all'abitudine e alla standardizzazione. O la tentazione subdola di cadere preda del sentimento della nostalgia.


comunicato stampa

Laura Ambrosi
Irina Novarese

A cura di Tiziana Conti

E' la dis-accumulazione, non l'accumulazione, dei significati, che ci fa complici dell'immagine. J. Baudrillard

Le opere sono punti interrogativi e nemmeno tramite la sintesi diventano univoche. T.W.Adorno

Uno dei dati fondamentali dell'arte dell'ultimo decennio è la messa in questione del linguaggio espressivo. Il registro della multiformità, l'attenzione ai meccanismi di manipolazione del comunicare, la costruzione di diversi modelli culturali che hanno soppiantato l'univocità monolitica e indiscutibile della ricerca, inducono a considerare l'opera come un testo aperto, contingente, metaforico rispetto al quotidiano. Di qui discende come conseguenza primaria il prevalere non dell'esemplarità del linguaggio, ma dell'eclettismo dei linguaggi, la costruzione di un'immagine dell'arte nella quale è predominante il suo "status". L'opera è la risultante di processi concreti il cui scopo primario è rivelare connessioni tra metodiche ed esperienze: un flusso ininterrotto all'interno di un percorso mentale e percettivo, intessuto di rapporti tra forze centrifughe che segnano le relazioni tra soggetto e contesto.

Il lavoro di Laura Ambrosi si colloca all'interno di questo discorso, sul crinale tra scultura e design: l'oggetto estetico si configura come un captatore di situazioni. Filo conduttore della ricerca è l'"abito", mai oggetto feticcio, quanto piuttosto metafora dell'habitus, vero e proprio modo di esistere, di svelarsi ( mai definitivamente), di far emergere momenti e situazioni di vita. Una narrazione fluida, costruita sul trasformarsi delle consapevolezze e dei bisogni, sottolineata dall'urgenza dei desideri e delle pulsioni. Una storia privata che definisce anche la fuga verso il regno dell'immaginazione produttiva, in grado di riscattare le tensioni quotidiane, in un gioco leggero di rimbalzi, di deviazioni dal percorso, di esperienze ironiche, provocatorie, trasgressive, sensuali, erotiche, di un edonismo che riscatta l'ansia. L'io e l'alterità diventano gli elementi polari di un'avventura fisica e mentale insieme: si veda un lavoro esemplare in tal senso, La borsa di Winnie, il cui contenuto è costituito dagli infiniti, talora insignificanti, dettagli esistenziali. La materia usata per realizzare i lavori è molto spesso il metacrilato, la cui perspicuità induce un'idea di leggerezza, di assenza; nei lavori più recenti il colore "evanescente, neutro o trasparente" evoca luce e suono come naturale complemento. Il vuoto, cui allude il titolo della mostra, è visto come un'opportunità in positivo, un'assenza indefinita - ritorna al riguardo il pensiero di T.W.Adorno- da cui tutto diviene. Yesterday-tomorrow: dal passato, ovvero dal già- tutto- detto al futuro da definire.

Ho identificato nel linguaggio fotografico due tipologie fondamentali: la dimensione introiettiva , nella quale il medium misura la sua autointensità dall'interno e quella estroversiva, che tende a costruire intarsi e topografie situazionali. Mi sembra che la ricerca di Irina Novarese si inquadri in questo secondo ambito. Una fotografia, dunque, che rivela un'attenzione peculiare ai rapporti tra dettagli e globalità, alle costellazioni mutevoli che caratterizzano l'esistenza. Uno dei punti focali dei primi lavori sono le marginalità e l'omologazione nel contesto metropolitano. Architetture di edifici standardizzati, spersonalizzati, ridotti allo scheletro piatto. Investigare questa realtà e renderla comunicabile significa indurre ad una riflessione sull'anonimità dell'esistenza. In questo senso l'analisi delle architetture di regime assume un significato ben preciso: è la metafora della perdita di identità, di quella"misura d'uomo" che dovrebbe invece contrassegnare la dimensione urbana. L'immagine , per dirla con Andreas Gursky, risulta in questo modo "un dato di fatto credibile e autentico", un documento plausibile . Un ruolo fondamentale viene giocato in misura sempre maggiore dalla memoria, individuale ma amalgamata con quella collettiva. Le installazioni recenti si avvalgono dell'utilizzo di una combinazione di elementi, sonoro, luminoso e video, medium che consente una diretta e consequenziale presa di osservazione su flash di realtà.

Il progetto Blanks si propone, dunque, di porre l'accento sui vuoti, intesi non solo come assenza, ma anche come cesura, frattura, dissonanza, scarto. Elementi che vale la pena di rimettere costantemente in discussione per evitare i rischi dell'asservimento all'abitudine e alla standardizzazione. O la tentazione subdola di cadere preda del sentimento della nostalgia.

Nessuno sa quale misteriosa attrazione gravitazionale leghi ancora gli sparsi frammenti della realtà.
J.Baudrillard

Immagine: Irina Novarese, installazione Atomi-co, En Plein Air, Pinerolo (To)

Inaugurazione 11 marzo '04 fino al 5 aprile '04
ore 21

Associazione Culturale
Machè
Via della Consolata 9/g
10122 Torino Italy
Tel. 011/4364122

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