E' il piede, parte e simbolo dell'uomo, il protagonista delle opere di Vito Mazzocchi. Attraverso questo particolare anatomico l'artista affronta temi universali e introspettivi che coinvolgono l'individuo, quali la guerra e la precarieta' dell'esistenza, ma anche la quotidiana fatica sostenuta dall'essere umano per integrarsi in una societa' che richiede l'omologazione a canoni estetici prestabiliti.
Vito Mazzocchi è nato a Caserta nel 1952. Vive e lavora ad Andora (SV).
E' il piede, parte e simbolo dell'uomo, il protagonista delle opere di Vito
Mazzocchi. Attraverso questo particolare anatomico l'artista affronta temi
universali e introspettivi che coinvolgono l'individuo, quali la guerra e la
precarietà dell'esistenza, ma anche la quotidiana fatica sostenuta dall'essere
umano per integrarsi in una società che richiede l'omologazione a canoni
estetici prestabiliti.
Nel suo testo in catalogo, dal titolo "Piedi per non camminare", Gabriele
Perretta scrive: "Mazzocchi guarda e ci fa guardare con attenzione
all'esasperazione del look a cui siamo sottoposti quotidianamente e cerca di
denunciare l'uso totalizzante che il nostro corpo ha subito nelle mani dei
media, che hanno accompagnato a "piedi nudi" il nostro progressivo e totale
svuotamento. Come risposta al carattere assoluto delle immagini della Vanessa
Beecroft, Mazzocchi organizza Anorexic Look n. 1 e Anorexic look n. 2 e, quindi,
interviene sulla refrattarietà del piede, sulla sua immagine consunta, sul suo
modo di non essere più parte del corpo e di cedere di fronte alle tentazioni del
maquillage. In un'installazione che mira a mostrare l'intreccio di quattro
piedi, dove i sostegni sono allestiti con una sorta di cotonatura di sacco, la
forma di abbraccio evocata non è né vicina a Brancusi né ad Arp, ma piuttosto vi
sono le intenzioni dell'insegnamento dell'arte povera e del nouveau realisme.
Più che agli abbracci o ai baci di Hayez, Klimt o Schiele, i piedi ricordano le
immagini totemiche che ricorro nel villaggio Dogon. I piedi di Mazzocchi si
intrecciano come in un passo di danza, di uno slow o di una musica latina, gli
zoccoli e i basamenti si trasformano dunque in delle ombre che si sommano una
nell'altra, abbandonandosi in una liaison. I piedi si nutrono dell'energia del
nostro corpo, essi mostrano l'estremità della fatica ed il piacere del cammino,
ma tracciano anche i segni del tempo, di una storia e di una memoria che
volontariamente o involontariamente ci accompagna. A partire da questo momento,
le tracce non cessano di emergere, le estremità del nostro corpo riflettono la
nostra identità , il suo campo di forza e le reticenze della sua debolezza. Come
delle sculture sorrette dai volumi della nostra energia, i piedi si trasformano
in dei punteruoli che servono a disegnare il nostro percorso, per delineare la
traccia della nostra esistenza sul suolo, sul selciato della nostra memoria".
Inaugurazione: 13 Marzo 2004, ore 18.00
Orari espositivi: dal lunedì al venerdi, dalle ore 18.00 alle ore 20.00
Testo in catalogo di: Gabriele Perretta
Per informazioni:Galleria INSTALLART: via Ceccano, 3 - 81100, Caserta infoline:
0823.329197
Sede: INSTALLART via Ceccano, 3 - Caserta