Fiorile Arte
Bologna
via Nosadella 37/D

Rivkah Hetherington
dal 19/3/2004 al 15/4/2004
051 331676

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Rivkah Hetherington



 
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19/3/2004

Rivkah Hetherington

Fiorile Arte, Bologna

In questa personale presso Fiorile Arte l'artista presenta una serie di lavori che bene si coniugano ai ristretti ma affascinanti spazi della galleria bolognese. Il tema e' tra quelli consueti, relativo agli sgarbi subiti da un corpo femminile nei purtroppo necessari tentativi di porre rimedio agli effetti di una malattia in corso.


comunicato stampa

testo di Edoardo Di Mauro

"...Queste ferite, questi oltraggi del tempo autentici e non provocati al fine di una narcisistica rappresentazione, sono la prova migliore dell'emozionante intensità poetica delle opere di Rivkah Hetherington. In questa personale presso Fiorile Arte l'artista presenta una serie di lavori che bene si coniugano ai ristretti ma affascinanti spazi della galleria bolognese. Il tema è tra quelli consueti, relativo agli sgarbi subiti da un corpo femminile nei purtroppo necessari tentativi di porre rimedio agli effetti di una malattia in corso. La particolare forma che le cicatrici tracciano sulla superficie cutanea viene rappresentata nel suo irregolare disporsi tra le pieghe e gli anfratti della cute con una carica di intensità poetica e grazia compositiva più intensa del solito, tale da far intravedere una intensa partecipazione all'evento, con messe a fuoco su cuciture ed escrescenze che echeggiano, nel risultato finale dove è sempre la pittura a fare da protagonista, la simbolicità romantica delle composizioni astratte. "
Edoardo Di Mauro, marzo 2004

Data troppo affrettatamente per inadeguata ai tempi e tuttora vittima di superficiali interpretazioni critiche, assillate da una affannosa rincorsa ai parametri di un gusto artistico che più ci si sforza di definire e delimitare più sfugge in mille direzioni, la pittura mantiene una invidiabile vitalità che le consente di calcare egregiamente la scena, adeguandosi con armonia alle mutazioni di una società in rapida e frenetica evoluzione. La pittura è da sempre simbolo ed emblema di quella 'technè' intesa nell'accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte. Un concetto dove il procedimento mentale, l'ambito elevato relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull'esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con quella capacità rivelatoria propria del talento artistico. La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell'arte, ed è per questa sua inarrivabile natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività. Chi scrive ha sempre guardato con occhio il più possibile attento l'evoluzione fenomenologica delle arti, arrivando alla convinzione che il progresso della tecnologia gioca da sempre un ruolo centrale in quello che è l'adeguarsi del linguaggio a nuove impostazioni formali.Così come la modernità venne contrassegnata in origine dall'elaborazione della prospettiva come metodo di inquadramento spaziale, dove l'opera veniva delimitata nel recinto bidimensionale della tela, all'interno della quale l'artista dava sfogo alla sua inventiva in relazione al rapporto intercorrente tra figura ed ambiente circostante, che troverà piena applicazione con l'atmosferismo ed il gioco di luci ed ombre tipico dell'arte barocca, di pari la contemporaneità non può essere interpretabile od addirittura concepibile senza tenere presente la rivoluzione scatenata dall'avvento delle tecnologie fondate sull'elettromagnetismo. Dopo l'ultima grande invenzione moderna, la fotografia, che libera l'artista dall'onere di essere l'unico possibile riproduttore della realtà, dando il via alla fase dell'espressionismo e dell'astrazione, la stagione della contemporaneità tende all'ambizione di far fuoriuscire l'arte dal suo classico confine, fosse esso lo spazio pittorico, od il classico monumentalismo, per invadere lo spazio circostante, esaltando il procedimento mentale e scapito di quello manuale, con l'arte vista come evento cerebrale ed immateriale e l'artista come lo sciamano in grado di 'virgolettare' artisticamente l'universo mondo. La non rinviabile necessità di violare tutti i dogmi e tutti i tabù, che troverà il suo culmine con la stagione del Concettuale degli anni '60 e '70, dove si arriverà al 'grado zero' dell'espressione artistica e dove la manualità, e quindi la pittura, verranno messe ignominiosamente al bando, porterà ad una fase successiva di grande libertà formale dove questi valori, affiancati da altri, torneranno decisamente in auge, Quindi un'opera così fortemente caratterizzata dall'uso dello strumento pittorico come quella di Rivkah Hetherington trova il suo esatto inquadramento nella stagione attuale, all'interno di cui è in grado di offrire un contributo di non trascurabile originalità. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà naturale la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione.
Quindi, accanto a coloro che praticano questa tecnica come viatico per una narrazione in presa diretta degli stereotipi che affollano la nostra quotidianità metropolitana, gettando nuova luce su squarci ed inquadrature di angoli riposti e trascurati della post modernità, o ad altri che, all'opposto, tendono a demistificare con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediatiche da cui siamo circondati, esiste una terza posizione, caratterizzata dal riappropriarsi del gusto di una manualità lenta e calligraficamente precisa, da una 'perdita di tempo come perdita del tempo', per adoperare una terminologia di John Ruskin, inglese come la nostra autrice, e da una vena fortemente simbolica, dove il reale sfuma in una dimensione 'altra'. Quando, non molti mesi fa, ho per la prima volta visitato lo studio di Rivkah Hetherington, sono rimasto immediatamente colpito, ed ormai non mi capita di frequente, dalla capacità dell'artista di scuotere la sensibilità del fruitore adoperando tecniche ed inquadrature in grado di contestualizzare al presente gli strumenti della tradizione. Appare evidente come l'attuale fase del lavoro della Hetherington sia caratterizzato da una tenace concentrazione sul corpo umano, in particolare su singoli particolari anatomici che assumono la funzione di 'parti per il tutto'. La tematica del corpo, peraltro in vari modi e maniere ineludibile da percorso della storia dell'arte fin dall'antichità remota, è elemento centrale del dibattito artistico contemporaneo, a partire dalla 'body art' degli anni '70, dove esso era riscoperto nella sua funzione di elemento comunicante che si congiungeva con l'esterno partendo dalla dimensione interiore del 'performer'. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad una ripresa di questa poetica, inquadrata all'interno di un diffuso tentativo di ricostruire una identità individuale, sottraendola alla frammentazione cui pare destinata dai molteplici effetti dell'innovazione tecnologica. Nel dispersivo e fluttuante panorama attuale questo ritorno di interesse, se da un lato ha generato opportunistiche e pedisseque citazioni, dall'altro è stato in grado di produrre proposte assai stimolanti, da una performance rinnovata nella forma e nell'approccio al quotidiano, ad opere il cui il corpo si avvale della dilatazione delle possibilità espressive offerta dalle tecnologie digitali applicate al video ed alla fotografia. In questo specifico caso più controverso è apparso il contributo offerto dalla pittura, orientata su altri modelli narrativi in cui prevalente è stato il ricorso alla rappresentazione del paesaggio urbano o dell'oggetto. Proprio in virtù di questo ancor più originale si rivela la poetica di Rivkah Hetherington. Nelle sue tele l'anatomia umana diviene pretesto per un racconto universale, a tutto tondo, dove l'epidermide è interprete narrante dell'esistenza, vista sia nell'accezione del confronto interiore tra l''io' e l''es', quindi in una dimensione irriducibilmente individuale, che in quella del dialogo tra il soggetto ed il mondo, inteso come relazione con l'esterno e con le altre individualità ma anche come assoggettamento alle leggi irrazionali del destino. La figurazione, in questo caso, è, di pari, ribadita come pratica e messa in discussione come evidenza, laddove le 'zoomate' sui particolari della pelle creano di frequente un effetto percettivo ai confini con l'astrazione, un astrazione lirica e superficiale, particolarmente nelle pitture ad olio, dove più sfumata appare l'attenzione al particolare e dove l'artista predilige soffermarsi sulle riposte e molli pieghe di una pelle assai poco eroica e levigata, molto distante dall'artificiosità narcisistica di una possibile eterna giovinezza, e dove, viceversa, il tempo appare in tutta la sua dimensione diacronica.
Di maggiore intensità espressionista si dimostrano capaci i lavori a carboncino, dove l'artista evidenzia l'intensità poetica di particolari come il capezzolo e le dita, rappresentati, senza compiacimento, nella loro cruda immediatezza. Frequente è anche la riproduzione di cicatrici, in qui l'inquietante visione degli orli slabbrati e ricuciti crea un effetto di forte tensione espressiva, in grado di evidenziare la caducità inevitabile dei nostri involucri fisici, ma anche la loro, quindi la nostra, tenace volontà di riscatto, fine ultimo anche dell'espressione artistica in grado di tutto rigenerare, unica possibilità per l'uomo di elevarsi dal contingente e di avvicinarsi al divino, pur nella consapevolezza dell'impossibilità di un'impresa degna comunque di essere intrapresa. Queste ferite, questi oltraggi del tempo autentici e non provocati al fine di una narcisistica rappresentazione, sono la prova migliore dell'emozionante intensità poetica delle opere di Rivkah Hetherington. In questa personale presso Fiorile Arte l'artista presenta una serie di lavori che bene si coniugano ai ristretti ma affascinanti spazi della galleria bolognese. Il tema è tra quelli consueti, relativo agli sgarbi subiti da un corpo femminile nei purtroppo necessari tentativi di porre rimedio agli effetti di una malattia in corso. La particolare forma che le cicatrici tracciano sulla superficie cutanea viene rappresentata nel suo irregolare disporsi tra le pieghe e gli anfratti della cute con una carica di intensità poetica e grazia compositiva più intensa del solito, tale da far intravedere una intensa partecipazione all'evento, con messe a fuoco su cuciture ed escrescenze che echeggiano, nel risultato finale dove è sempre la pittura a fare da protagonista, la simbolicità romantica delle composizioni astratte.
Edoardo Di Mauro, marzo 2004.

Inaugurazione Sabato 20 marzo 2004 ore 18

Dal 20 marzo al 15 aprile 2004
venerdi e sabato dalle 16 alle 19
Altri giorni e orari su appuntamento tel. 333.6419333

FIORILE ARTE nosadella 37/d Bologna

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