Endurance. Nei suoi film l'artista affronta la relazione tra geografia, spazio umano che la trasforma, necessita' di misurarlo e tempo necessario a percepirlo.
Non è un caso che nella primavera del 2016, il prestigioso museo d’arte contemporanea di Tel Aviv, dedicherà all’artista Nir Evron una mostra personale, poiché senza dubbio la ricerca di Evron, nell’ambito della videoarte, rappresenta una delle punte più avanzate della scena artistica israeliana.
Mai come nel suo ultimo film, in 16mm, dal titolo “Endurance”, la percezione del dato visivo non ha più nulla a che vedere con la stimolazione di processi sensoriali e la conseguente reazione emotiva che suscitano nell’osservatore. In quest’opera, le sollecitazioni appartengono ad una sfera oramai del tutto mentale. Pulsioni cerebrali, non più emotive, esprimono la relazione tra spazio e tempo, ed alludono ad una diversa modalità di percezione di tale binomio.
In “Endurance”, l’artista, prendendo spunto da uno modulo abitativo della città di Rawabi, nord di Ramallah, affronta la questione della relazione tra geografia, spazio umano che la trasforma, necessità di misurarlo e il tempo necessario a percepirlo. Analizzando lo schema, il modello standard, di uno dei nuovi appartamenti, Nir Evron, senza usare alcuna telecamera, segna sulla pellicola lo spazio interno dell’abitazione attraverso figure geometriche convenzionali, rettangoli grigi e neri che sintetizzano lo spazio occupato da mobili, suppellettili, porte e finestre. Quindi, usando la formula, in scala, di 1metro = 5,4 secondi, trasforma il tempo in spazio dell’immagine, così ogni “shot” del film rappresenta la lunghezza di un muro dell’abitazione. In questo modo, la durata dell’intero film corrisponde al perimetro dell’appartamento, e potrebbe circondarne l’intero spazio abitativo.
Il ritorno di Evron all’uso della pellicola 16mm non ha nulla a che vedere con la fascinazione romantica di apparecchiature oramai in disuso, ma nasce dalla consapevolezza che solo il cinema e la celluloide hanno il potenziale per poter realmente esprimere la relazione tra spazio, tempo e facoltà percettive.
Ma “Endurance” non è un’opera a sé, o non solo, poiché è strettamente collegata ad altri due precedenti film, “A Few Moment” del 2011, e “Oriental Arch” del 2009, tanto da costituire una trilogia. Ambedue opere sono girate in luoghi simbolo del conflitto israelo-palestinese. In “Few Moment” la telecamera, montata sul braccio di un robot, sonda l’architettura trasformandola in conduttore di memoria storica, mentre in “Oriental Arch” evidenzia il rapporto tra territorio e “comportamento”, umano e socio-culturale, capace di condizionare. “Orienatl Arch” narra le 24 ore del “Seven Arches Hotel”, a Gerusalemme est, costruito dalla famiglia reale di Giordania. La telecamera, in lunghe riprese, per dare il senso quasi fisico del trascorrere del tempo, segue le ombre, alla scoperta di ambienti abitati da pochi lavoratori che si ostinano, con ritualità, come una liturgia, a mantenere in vita un luogo oramai quasi abbandonato e spettrale.
Nello scrivere queste righe sull’opera di Evron, desidero ricordare anche un altro suo film: “In Virgin Land” del 2006, dove l’artista affronta la questione della contraddizione, dietro l’apparente coerenza, tra immagine filmica, che appare in un modo, e sua descrizione, che rimanda a concetti e a contenuti mentali di altra natura.
In conclusione, tornando ad “Endurance” io credo che segni un ulteriore passo in avanti nella ricerca dell’artista, poiché mai come in quest’opera, oltre ai temi a lui cari, affronta la questione della percezione, dello stimolo mentale, che sostituisce e sublima la percezione sensoriale e visiva, con cui di solito si è abituati a fruire l’opera d’arte.
La biografia di Nir Evron include prestigiose partecipazioni, come, tra le altre, 6° Biennale d’arte contemporanea di Berlino, 19° Biennale di Sydney, The Israeli Museum di Gerusalemme, Martin GropiusBau Berlin, LAX-Art Los Angeles, ICP New York.
“Endurance” è stato prodotto con il generoso support di “New Fund for Cinema and Television, Israel”
Inaugurazione 5 febbraio ore 18
Galleria Davide Gallo
via Farini, 6 Milano
mar-sab 15.30-19
ingresso libero