Canal|05 Art Gallery
Bruxelles
Boulevard Barthelemylaan, 5
+32 02 5025320
WEB
The Reconfigured Painting #1
dal 4/2/2015 al 4/4/2015

Segnalato da

Raffaele Gavarro



 
calendario eventi  :: 




4/2/2015

The Reconfigured Painting #1

Canal|05 Art Gallery, Bruxelles

Un'indagine sulle nuove modalita' espressive della pittura, sui cambiamenti che la stanno caratterizzando e che sono l'inevitabile conseguenza delle mutazioni della nostra realta'.


comunicato stampa

La Canal|05 Art Gallery è lieta di annunciare la prima tappa di un ciclo di tre mostre che si svolgeranno nell’arco dei prossimi due anni e che saranno dedicate alla pittura emergente internazionale. The Reconfigured Painting è un’indagine sulle nuove modalità espressive della pittura, sui cambiamenti che la stanno caratterizzando e che sono l’inevitabile conseguenza delle mutazioni della nostra realtà. Per questa prima tappa sono stati invitati ad esporre Sean Crossley, nato a Melbourne (Australia) nel 1987 e che oggi vive a Bruxelles; Tjorg Douglas Beer, nato a Lübeck (Germania) nel 1973 e basato ad Hamburg; Amir Mogharabi, iraniano nato nel 1982 con base a New York; Alberto Scodro, nato a Marostica (Italia) nel 1984 e oggi a Bruxelles; Caterina Silva, nata nel 1983 a Roma (Italia) e da un anno in residenza al Rijksakademie Van Beeldende Kunsten di Amsterdam. In mostra saranno esposte opere della produzione più recente degli artisti, che passano senza soluzione di continuità dalla forma del quadro a quella di una pittura che si dilata nello spazio in una dimensione installativa. Di seguito un estratto della prima parte del testo del curatore Raffaele Gavarro, che sarà pubblicato nel catalogo che verrà editato alla fine del ciclo espositivo.

LA PITTURA RICONFIGURATA
di Raffaele Gavarro

La pittura è cambiata. Cambia continuamente. Sta cambiando proprio ora. Il suo riconfigurarsi è dunque continuo, così come la natura di tutto le cose nel tempo che diviene. Anche se questa sorta di dichiarazione iniziale appare banale nella sua evidenza, è però molto più facile trovarsi di fronte a ragionamenti e dichiarazioni di tipo contrario, che individuano nella pittura elementi d’immutabilità o perlomeno di continuità con il passato. La cosa non è in linea di principio errata, ovviamente, nel senso che l’appartenenza alla storia è tanto fisiologica quanto inevitabile per qualsiasi forma espressiva. Ma spesso a proposito della pittura, sia per chi la realizza come per chi la interpreta, prevale un sentimento di pervicace nostalgia. La forma quadro, o anche il semplice gesto dello stendere un colore su una superficie, sono infatti istintivamente associati ad un’idea di espressività originaria e a quella necessità rappresentativa che l’ha determinata fin dal principio della storia. Una sorta di riflesso condizionato che trattiene la pittura in un limbo di relatività nei confronti del suo tempo.

La questione che si pone a questo punto è invece stabilire i termini per i quali la pittura di oggi si possa dire coerente con il tempo in cui di volta in volta è. In uno dei testi più interessanti apparso negli ultimi anni sull’argomento, “Provisional Painting” di Raphael Rubinstein, pubblicato in due parti, la prima nel maggio del 2009 e la seconda nel febbraio del 2012, su “Art in America”, l’elemento caratterizzante della pittura attuale, e nello specifico di alcuni pittori, è individuato in quella provvisorietà denunciata sin nel titolo, insieme ad un corollario di fragilità, incompiutezze, tentativi e ripensamenti, impossibilità, fino alla consapevolezza del fallimento. Rubinstein non manca di rintracciare nel passato precedenti significativi a questo stato della pittura, citando casi esemplari come quelli di Cezanne e Mirò, o i più recenti Polke e Kippenberger. Una riflessione che dunque cerca e trova continuità con quelle strategie del rifiuto e con quegli atti di negazione che hanno caratterizzato la storia del modernismo, in particolare nell’interpretazione nordamericana.

Senza dubbio la provvisorietà - la precarietà diremmo qui in Europa - è una condizione tipica del nostro tempo e della nostra vita e forse essa è, prima di ogni cosa, la conseguenza di una velocizzazione del flusso temporale in cui avvengono e brevemente persistono eventi, oggetti e sentimenti conseguenti. Una velocizzazione che riduce inevitabilmente la capacità d’influenza e conseguente rassicurazione tanto del passato che del futuro, rendendo il presente, il proprio presente, una dimensione assoluta e appunto oltremodo provvisoria dell’esistenza. Una velocizzazione che per inciso, e non secondariamente per il senso dei nostri ragionamenti, ha improvvisamente reso desueti tanto il modernismo che il suo post, di certo non rendendo più stabile il piano culturale sul quale ci muoviamo. Ma iniziamo con il dire che la velocizzazione corrisponde letteralmente e concretamente alla rapidità con cui oggi dipingono i pittori, sempre meno interessati a dare forma a un’immagine riferibile a un’altra immagine, piuttosto impegnati a corrispondere in modo istantaneo alle sollecitazioni del proprio presente. È dunque l’esperienza di quest’ultimo che viene stesa sulla tela con una rapidità e una foga tale da comportare in alcuni casi il trascinamento sullo stesso piano della pittura di elementi della realtà come materie, oggetti e forme; mentre in altre occasioni la stesura straborda dal riquadro della tela, invadendo lo spazio e diventando la traccia di un vero e proprio inseguimento mozzafiato del presente stesso. […]

Inaugurazione 5 febbraio 18

Canal|05 Art Gallery
Boulevard Barthelemylaan, 5 Bruxelles
ingresso libero

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Einat Amir
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