Muratcentoventidue Artecontemporanea
10-Years is the Best. Il suo lavoro comprende una vasta gamma di media: dalla fotografia al disegno, dal video all'installazione fino ai piu' tecnologici, come configurazioni urbane interattive.
La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con “10-years is the best”, la prima mostra personale in Italia dell’artista iraniana Anahita Hekmat. Anahita Hekmat è nata a Teheran, dove ha conseguito una laurea in pittura. Nel 2003 si è trasferita in Francia dove ha proseguito gli studi presso l'Ecole Supérieure des Arts Décoratifs di Strasburgo, concentrandosi in seguito sui video e sulle installazioni .Tra il 2007 e il 2010 si è avvicinata allo studio dell’antropologia ed è stata membro del gruppo di ricerca e di innovazione EnsadLab nel settore dei dispositivi interattivi. Il suo lavoro comprende una vasta gamma di media dai più tradizionali, come la fotografia, il disegno, la video installazione ai più innovativi mezzi tecnologici come configurazioni urbane interattive , siti web e progetti basati su tecnologie mobili.
Spesso il suo lavoro si svolge con la collaborazione di etnologi, musicisti, programmatori e altri specialisti per creare esperienze multimediali multidisciplinari.
L’artista, che ha vissuto nella sua infanzia il conflitto tra Iran e Iraq, si misura in questa mostra con il più difficile dei temi, quello della guerra, affrontandone uno degli aspetti più sensibili, gli effetti sui bambini. La guerra è durata otto anni ed è stata il conflitto, combattuto con armi convenzionali, più lungo del 20° secolo. Per i bambini iraniani e iracheni della sua generazione, questa guerra è stata parte integrante del loro ambiente di vita e la fine della guerra ha coinciso con la fine dell'infanzia. E come ogni altro conflitto, questa guerra ha avuto molti effetti indiretti e profondi a livello sociale, nonché intimo.
Cercando di ricordare la visione dei resti di una festa di compleanno in un rudere di una casa bombardata, visitato una volta, l’artista propone una video installazione che si compone di tre elementi: un video intitolato Acrophobia, una serie di foto di compleanno di amici e parenti iraniani cresciuti durante il conflitto e infine un wall painting che mostra una casa bombardata, un mix di immagini di rovine di guerre avvenute negli ultimi anni in Iran, in Palestina, in Siria, ...
A proposito del video presente in mostra, Acrophobia ,l’artista osserva: “Come possiamo ricordare il tempo che passa? I ricordi perduti, anche registrati ma estrapolati dal contesto, possono solo appartenere al passato, un tempo definito dal suo essere ormai trascorso. Acrophobia tenta di decostruire e ricostruire un attimo, un respiro che si ripete all'infinito in uno spazio vuoto, virtualmente senza fine”.
Le parole che scorrono sul video sono la traduzione in inglese degli ultimi versi del Prometeo Incatenato di Eschilo.
Il mondo dell'infanzia è un motivo ricorrente nel suo lavoro. L'infanzia e riti di passaggio funzionano come base di riferimento per unità temporali universali. Così che ogni spettatore può trovare una base spazio-temporale che è sia molto personale e comune allo stesso tempo.
La serie di video dal titolo Apparizioni è un work-in-progress sul tema dell'infanzia, sul quale la Hekmat sta lavorando dal 2004. Apparizioni di bambini che interagiscono con l'ambiente circostante e le persone adulte. La tipologia di rituali personali che i bambini svolgono è concepita come metafora della complessità del processo di crescita. Nei suoi video, parte da frammenti d’immagini (girate in generale per lo più durante i suoi viaggi) che creano un approccio documentario e mediante il time stretching, la manipolazione e la sovrapposizione, crea una finzione poetica e mitica.
In generale, il suo lavoro è la costruzione di un tempo sospeso in cui i personaggi, astratti dalla loro dimensione spaziale, sfiorano i confini tra il documentario e la fiction. Il suo obiettivo è realizzare video o creare dispositivi per riuscire a cogliere dei fenomeni percepibili come il "quasi nulla", ad esempio il respiro, i piccoli movimenti delle foglie di un albero, entità invisibili che si propagano nello spazio.
Nelle sue installazioni di solito compaiono più schermi in dialogo tra loro e la composizione del suono, utilizzata per dilatare lo spazio e la dimensione temporale, ha una grande importanza. Utilizza spesso spazi chiusi, tunnel esistenti o ricostruiti, camere oscure e posti nascosti per costruire un percorso per gli spettatori come risultato di un'esperienza "in-situ". Utilizzando elementi architettonici del passato, a volte anche solo tracce, come antiche vestigia, fa sì che emerga la capacità di uno spazio specifico di richiamare e riattivare la memoria del passato nel presente.
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Galleria Muratcentoventidue is pleased to present 10-years is the best ,the first solo exhibition in Italy by Anahita Hekmat, a young Iranian talented artist. Anahita Hekmat was born in Tehran. She took a bachelor’s degree in painting at Tehran University. In 2003 she moved to France where she continued her studies at the École Supérieure des Arts Décoratifs in Strasbourg, concentrating on video and installation. At the same time she discovered her interest in anthropology. Between 2007 and 2010, she was a member of the group of research and Innovation at the EnsadLab in the field of interactive devices, developing work that crosses ethnographic methodology and subjective imagination.
Anahita Hekmat uses traditional as well as new media. Her work includes a wide range of disciplines such as photography, drawings, videos and installations, but she also uses new technological media to create for example multidisciplinary multimedia experiences. Sometimes she works alone, but often she works with ethnologists, musicians, programmers and other specialists.
The artist, who has lived in her childhood the conflict between Iran and Iraq, in this exhibition deals with the most difficult of issues: the war, touching on one of the most dramatic aspect ,which is the effects on the children. Iran-Irak war in early 80s lasts for eight years. It is known as the 20th century's longest conventional war. For Iranian and Iraqi children of her generation, this war was an inherent part of the environment and life. The end of the war was already the end of the childhood. And like any other conflict, this war had many indirect and underlying effects in social as well as intimate level.
Trying to recall this vision of a birthday's remains in a bombed out ruin visited once, she proposes a video installation composed of three elements: the video Acrophobia, a series of birthday photos of friends and relatives grown up during the conflict ( 1980-1989) and a wall painting showing a bombed house. This drawing works as a scenery showing a hybrid image of ruin, mixed from images of different war ruins during time, Iran, Palestine, Syria, ...
Talking of her video Acrophobia she says: “How can we remember the passing time? A lost memory, even recorded but taken out of its context, can just belong to the past, a time defined by its disappearance. Acrophobia attempts to deconstruct and reconstruct a moment, a breath infinitely repeating in an empty space, virtually endless.” The text is the last dialogue by Aeschylus's Prometheus Bound.
The world of childhood is a recurring motif in her body of work. The childhood and rites of passage function as a referential basis for universal temporal units. Thus, each viewer can find a space-time base which is both very personal and common.
In her videos, she works from fragments of images (filmed in general mostly during her journeys) that create a documentary approach. By editing, time stretching, manipulating and overlaying the images, she is letting forth a poetic and mythical fiction.
In general, her work is building a suspended time in which the characters, abstracted of their spatial dimensions, graze the boundaries of documentary and fiction.
In her installations, she confronts several screens that she puts into dialogue. This type of medium also allows images to resonate with sounds to deconstruct the Ordinary Time. She generally uses the projection as the reminiscence of the facts which actually are experienced. The sound has a great importance in her work. Sound composition is used to add the spatiality. It adds the distension of the time in my closed universes.
The audio layers superimposed with their corresponding images, to provide a space to explore, a memory pool.
Inaugurazione sabato 14 febbraio 2015, ore 19.30
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Orario di apertura dal martedì al sabato, dalle 17.00 alle 20.00
ingresso libero