+ di 1 Luna x Volta. Una mostra onirica e poetica, che disvela pero' una ricerca estetica asciutta e lucida riferita, per certi versi, a un formalismo matematico.
“Ripristinare il chiaro di luna” propone Paolo Di Capua, come in un moderno (contro)manifesto futurista, in questa sua seconda mostra a La Nube di Oort, mostra onirica e poetica, che disvela però una ricerca estetica asciutta e lucida che ricorda per certi versi un formalismo matematico - lo suggerisce il titolo stesso della mostra “Più di una Luna per Volta”, che Paolo trascrive con simboli matematici in “+ di 1 Luna x Volta”.
La chiave sta nella modularità, un tema caro all’artista, unita alla riconfigurabilità. Basta trovare l’elemento basilare (come l’atomo di Democrito) – in questo caso il modulo di legno scolpito, con le sue superfici bianche e nere (l’antitesi e l’unione dei contrari per antonomasia) - e il mondo si struttura da sé in un’infinità di configurazioni. L’opera fulcro della mostra, “+ di 1 Luna x Volta” (2014), è una composizione di simili elementi modulari, scolpiti in legno, con superfici bianche e nere di diversa scabrosità che si sfiorano lungo linee curve, segmenti di ellisse. Un’immagine lunare, in cui domina la fluidità del movimento di una luna vista allo stesso tempo in varie fasi e da varie angolature.
Come scrive Simonetta Lux nel suo bellissimo testo critico alla mostra: “Quando dice Luna l’artista pensa dunque alla variabilità e simultaneità di azione – agenti su di sé e sulla reciprocità nei suoi rapporti con gli altri – di eventi o apparizioni o accadimenti che, simultanei e casuali, si intrecciano su una storia fatta di simbolicità unitaria eppure continuamente mutevole. Non si può soccombere né al precostituito disegno del destino (alla catastrofe) né ad alcun precostituito/prefatto disegno o cosa, mentre egli vuole – e dovremmo – accettare i simultanei eventi di caduta, apparizione e trasformazione”.
A fare da contraltare un tavolo con un gioco di carte fatto con le stesse immagini lunari permette al visitatore di giocare con (e riconfigurare) l’opera d’arte. Completano la mostra una serie di lavori che ripropongono ognuna alcuni aspetti caratterizzanti dell’opera di Paolo Di Capua: la poesia del bianco lunare e la composizione modulare (nelle opere della serie “Sugar free” 2014), la fluidità ritrovata (“C’era una svolta” 2014), e la colonna senza fine (scultura con moduli curvilinei dalla serie “Crescita di piante notturne” 2001-2003).
Non è estraneo a queste opere il legame intimo che Paolo Di Capua ha con l’arte e la cultura orientale, e non solo per questa sua attenzione all’essenzialità ma anche per il farsi tentare dal tema stesso della luna, così presente (si pensi all’uso del calendario lunisolare) nella vita e nelle mitologie orientali, come pure nella composizione di molte opere d’arte del lontano oriente (si pensi tanto per fare un esempio al ciclo “Cento aspetti della luna” del giapponese Tsukiyoka Yoshitoshi).
Inaugurazione 26 febbraio ore 18
La Nube di Oort
via Principe Eugenio, 60 Roma
mar-ven 17.30-19.30
ingresso libero