Trame. Il segno rimane per O'Brien protagonista anche quando migra, nella scultura o nella rilettura di mappe e percorsi rielaborati in un processo di metamorfosi del ricordo.
John David O’Brien, artista americano di formazione italiana, ritorna a Roma con questa mostra che ha voluto accompagnare da opere di artisti italiani e americani, fra compagni di strada e maestri. Una dichiarazione forte e lucida sul proprio sviluppo artistico, sulle influenze artistiche reciproche, sulla costruzione del proprio concetto dell’arte ricordando che l’arte ha una forte componente collettiva.
L’opera di O’Brien è intimamente legata al segno, quel segno astratto portatore della sola propria bellezza, che Guido Strazza ci ha insegnato a guardare con occhi diversi, generatore attraverso la sua purezza astratta di nuovi universi.
Il segno rimane per John David O’Brien protagonista anche quando migra, come nelle opere in mostra, nella scultura o nella rilettura di mappe e percorsi rielaborati in un processo di metamorfosi del ricordo - Roma, Los Angeles, Porchiano del Monte, New York, Urbino, San Diego, Napoli, Pasadena.
Come scrive Loredana Rea nel suo testo critico: “Le sue opere nascono dalla necessità di riallacciare le trame complesse del tempo e recuperare alla memoria il senso di una quotidianità capace di ibridare passato e presente, per segnare rotte impreviste, suggerire aperture prospettiche su una narrazione non lineare e attivare una serie di rimandi formali e concettuali, che rappresentano la forza dell’intera mostra. … O’Brien tesse trame che trasformano la geografia in una dimensione interiore, in cui accadimenti, gesti, sentimenti, tragitti quotidiani e percorsi occasionali trovano e ritrovano spazio e senso. …
Sono cartografie del vissuto, in cui il recupero della memoria si fa velatura sottile o tessitura ostinatamente persistente... “
Oppure , come sottolinea Stefania Massari a proposito di un altro tema caro all’artista, il rapporto tra natura e urbanizzazione: "Le immagini sono il risultato di tratti disseminati all'interno della personale e singolare visione di O'Brien che non è fatta di immagini ferme e perentorie ma di visioni che appaiono e si frantumano nell'intreccio dei molti segni e dei molti itinerari suggeriti da geometrie e trame sottili appena graffiati sulla superficie, segni costantemente volti a stabilire l'armonia delle apparizioni. Si scopre così che l'opera non è solo una creazione ma una riflessione sull'ambiente e sulle sue alterazioni … Nell'insieme una carta geografica personalissima come afferma l'autore che ha voluto così esplorare la tensione inevitabile tra la costruzione stradale e il paesaggio naturale.“
Di John David David O’Brien viene esposto nella mostra anche il libro-opera trame pubblicato dalle edizioni Eos-Libri d’Artista a cura di Piero Varroni.
Per la biografia dell’artista si veda: www.johndavidobrien.com
Testi critici: Stefania Massari e Loredana Rea /
Accompagnano la mostra lavori di:
Mirella Bentivoglio, Gregorio Botta, Adriano Calavalle, Marco Colazzo, Gianfranco D'Alonzo, Giulia Napoleone, Ernesto Porcari, Lydia Predominato, Guido Strazza /
e
Wendy Adest, Jean Lee Habenicht, Linda Hudson, Joseph Santarromana, Rebecca Ripple, Steve Roden, Shirley Tse, Robert Wedemeyer
Inaugurazione 22 ottobre ore 18
La Nube di Oort
via Principe Eugenio, 60 Roma
mar-ven 17.30-19.30 e per appuntamento
ingresso libero