Oli su Ipad. Quelle di Ardizzone sono tele raramente povere di cromaticita'. Wetfloor usa il tablet come un vecchio quaderno degli appunti o come una tela di grande formato.
Mostra "Oli su Ipad" di - Galleria NILUFAR a cura di Serena Mormino
Nella storica sede di via Spiga, tra pezzi di ricerca e indiscussi momenti della storia del Design, con quel gusto e carattere che fa di Nina Yachar punto di riferimento internazionale, imprevedibilmente si aprono gli spazi della Galleria Nilufar ad una mostra d’arte contemporanea, per non dire del prossimo immediato futuro. “Olio su Ipad, quadri 2.0”, tecnologia che con capacità e sapienza Lello Ardizzone alias Tony Wetfloor, trasforma in pittura.
Un ensemble coraggioso, in collaborazione con Serena Mormino, curatrice e critica d’arte.
Partner dell’evento AcomeA SGR
Tony: what is NOT Art?
Tony Wetfloor… le sue opere comunicano grande cultura e tradizione, riportata sapientemente in chiave contemporanea e tecnologica; ma di lui si sa veramente poco. Inglese, nato intorno al 1960 (troviamo una sua foto da bambino sui social), nulla di più… se non che ama viaggiare per lavoro e per passione.
Qualcuno afferma che non abbia nemmeno una fissa dimora, ma sempre una suite prenotata negli alberghi più fashion delle capitali, ovviamente sotto pseudonimo.
Conosco il suo lavoro da anni ormai; le sue opere, seppur molto eterogenee, sono immediatamente riconoscibili dai suoi collezionisti ed estimatori, per la forza e la cultura che sprigionano. Mandala tibetani della cultura Veda quasi tatuati sulla tela, piccole figure mitologiche e di guerrieri annegate negli intrecci di colore che rimandano immediatamente alla street art e ad una cultura diametralmente opposta.
Tele raramente povere di cromaticità, se non qualche pregiato bianco e nero alla Vedova, o blu marini sfumati e ricchi di luce alla Sturla. Più spesso i colori si mescolano. I primi lavori presentano sfumature di pantone tenui, pennellate con rigore come amava fare il grande Dorazio.
Ma così come immaginiamo che siano cambiati i suoi ritmi di vita, così si esasperano i tempi e le intensità del colore.
Tele disseminate di pois colorati, interrotti da altri più grandi neri, come se per un attimo fosse mancata corrente o connessione al suo Ipad, ma voluti per dimostrare che in fondo anche i pois monocromatici di Damien Hirst possono essere reinterpretati e virtualmente ridimensionati.
Mosaici posati tessera per tessera sul tablet, con grande precisione tecnica e la sapienza della simbologia antica e più contemporanea. Tappeti persiani del XXI secolo, tessuti e annodati a mano su Ipad; ogni singolo dettaglio, non esiste “copia e incolla”. Perché nulla è “banalmente” ripreso e copiato dalla storia dell’Arte. Ogni file prima di diventare tela, è frutto di rielaborazioni grafiche e mentali, culture che si mescolano con sapienza ed esperienza vissuta in prima persona. Ma anche di emozioni del momento.
C’è chi afferma che Tony non abbia un vero studio atelier, ma che i suoi pezzi più interessanti nascano nelle lounge o negli spazi comuni di attesa degli aeroporti, tra un viaggio e l’altro. Ed ecco che infatti cambia l’intensità del colore e la violenza con cui viene gettato sulla tela “virtuale” del video del suo Ipad.
Un tablet usato come un vecchio quaderno degli appunti o come una tela di grande formato. Un tablet privo di connessione internet, perché Wetfloor non vuole essere rintracciato e distratto dai social, dalle mail quando lavora. Un mini computer dove non esiste wikipedia, amico di tutti noi, ma che non conosce Tony e che lui stesso non consulta e su cui non vuole comparire. Lui ama la tecnologia, sembra si nasconda con la tecnologia, ama internet dove tutti sanno di tutto, tranne di lui... forse perché quel pc da cui si estrapola qualsiasi cosa, invece per la sua Arte è il foglio, la tela bianca.
Quella tela dove non si può copiare, ma reinterpretare. Dove pochi eletti hanno la capacità e la cultura per scrivere qualcosa di nuovo anche se rimanda al vecchio, allo storicizzato. Nessuno oggi nell’arte inventa più nulla, tutto è già stato dipinto, ma questo tutto può essere attualizzato e reinterpretato, sperimentato diversamente e con nuove tecniche. La mente non conosce confini, il segreto è avere le competenze per usarla a creare nuove fantasie e la curiosità in noi stessi e in coloro che ci circondano.
“What is not Art?”: ecco la domanda che da anni vorrei porre a Tony, come ho già fatto a pochi altri contemporanei.
Ho apprezzato le sue opere in svariate gallerie nel mondo e alle più grandi fiere, dove spesso per poco non ci siamo incontrati.
Poi una conoscenza casuale sui social, dialogando di musica e di quel bellissimo brano dei Sex Pistol e del loro assurdo quanto imprevedibile percorso e successo, da alcuni definito come “emblema della violenza provocatoria nella musica contemporanea” (siamo negli anni ’70).
Ed eccomi in volo per Parigi per incontrarlo… ripercorro gli “n” appuntamenti rimandati e i pochi attimi che ci hanno separato più volte… Basilea, Frieze e ancora a Miami 2014 tra la visita alle più prestigiose gallerie… ecco lo vedo con la coda dell’occhio accanto alle sue opere, solo un profilo nascosto da un Ipad, ma intuisco che è lui… termino la conversazione in modo brusco, mi giro e già non c’è più, come sparito nel nulla, come quando appare quella odiosa nuvoletta accompagnata da un “crush” sul Mac.
Speriamo che questa volta non vada come a dicembre a New York. Da mesi abbiamo fissato un appuntamento nella grande mela natalizia, subito dopo Art Basel Miami. Lui inaugura la sua ennesima mostra, ma il mio aereo tarda causa neve. Corro in taxi, ma troppo tardi, la galleria è già chiusa. L’invito parla di un cocktail al White in Williamsburg.
Attraversando il Ponte di Brooklyn trafficatissimo, continuo a pensare “Tony… what is non art?”, proprio come quel lavoro di street art che vidi anni fa nella periferia newyorkese (oggi uno dei quartieri più in). All’ingresso del White, in modo molto surreale, mi chiedono il documento per controllare l’età e… mentre io apro la borsa tra i mille caricatori e agende, vedo una figura, che non può essere che Tony, circondata da una folla di persone… la musica è alta, impossibile che mi senta… in un attimo lo vedo in lontananza su un taxi diretto chissà dove.
Fortunatamente il mio amico Lello mi risponde su WhatsApp e mi da la soffiata che il giorno dopo avrebbe suonato al Blue Note… ah forse non sapete che Tony è un ottimo saxofonista. Prendo al volo il primo taxi in direzione Empire Hotel, dove finalmente cerco riposo. Non conosco Tony ma so che non ama il pubblico e che non vuole rivelare la sua identità… nella soffiata qualcosa non mi convince e decido, d’istinto, di prenotare per la sera dopo un tavolo al Michael’s Pub, Jazz Club meno blasonato dove si esibisce tra amici anche Woody Allen.
La mattina dopo, durante una piacevole colazione con un’amica di Santa Barbara, ricevo una chiamata dal collezionista con cui ho appuntamento. Mi prega, scusandosi, di incontrarci per cena con sua moglie nel loro attico, invece che in ufficio nel pomeriggio come concordato. Qualche secondo di incertezza lungo secoli nella mia mente… tratto la sua opera con il grande imprenditore, o vado a cercare Tony?
Non esito… in fondo io conosco bene e stimo molto il suo lavoro, la sua Arte che immagino mi dica già tutto di lui… è vero non conosco il suo volto, ma la sua vera identità è manifesta in ogni sua opera… Vado a cena sulla 5th e vendo l’opera di Tony, quel mandala bianco e nero, ad una cifra record…
Dopo qualche settimana ricevo un messaggio assolutamente inaspettato in cui mi chiede, per il tramite di un amico comune, di scrivergli un testo per la sua prossima mostra di Milano… Bellissimo scrivere solo di Arte senza essere influenzati da quello che è l’Uomo artista… non ne conosco nemmeno il tono della voce e lo sguardo…
A volte penso che sia solo frutto della mia immaginazione… oli su Ipad? Eppure guardo l’opera su tela che ho nella mia casa…
Sarà una persona reale come è la sua arte, o magari solo un gruppo di hackers o un personaggio di fantasia? Eccomi finalmente in viaggio per Milano… sono molto nervosa…Riuscirò davvero ad incontrarlo? Mi tranquillizzo pensando che sicuramente ci sarà il mio amico Lello a farmi un sorriso…
Il taxi mi porta in Via Spiga, poi un forte capogiro… e il nulla… Mi riprendo come da un lungo sogno, svegliandomi con un forte mal di testa. Sono nella lounge di un aeroporto con i miei tecnici regia, stiamo tornando da un lungo viaggio in Sud America. Realizzo che i troppi jet lag iniziano a darmi alla testa.
Ennesimo volo in ritardo. Ho un messaggio in segreteria; era Lello che mi ricorda che abbiamo appuntamento con un suo amico artista… Scommetto che è il protagonista del mio lungo sogno…!"
Serena Mormino
Curatrice e Critica d'Arte
Curatrice MUSEO DEL PARCO - Centro Internazionale di Scultura all'Aperto - Portofino
Presidente Associazione Culturale AMARTE
Inaugurazione 25 febbraio ore 18.30
Galleria Nilufar
via della Spiga, 32 Milano
gio-sab 10-13 e 15-19
ingresso libero