Galleria d'Arte Contemporanea Francesco Pantaleone (vecchia sede)
Palermo
piazzetta Garraffello, 25
091 332482 FAX 091 6112651
WEB
Betty Bee
dal 25/3/2004 al 17/5/2004
091 326393

Segnalato da

Marco Izzolino



approfondimenti

Betty Bee
Marco Izzolino



 
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25/3/2004

Betty Bee

Galleria d'Arte Contemporanea Francesco Pantaleone (vecchia sede), Palermo

Effetto Placebo. La mostra di Betty Bee a Palermo intende dimostrare che, come in medicina la percezione del dolore puo' essere condizionata da cio' che ci si aspetta di sentire, allo stesso modo in arte e' possibile creare delle immagini la cui interpretazione può essere condizionata dalle aspettative che esse stesse inducono sul nostro immaginario culturale.


comunicato stampa

Effetto Placebo
a cura di Marco Izzolino

Recentemente alcuni ricercatori dell'Università del Michigan e della Princeton University hanno sottoposto un gruppo di volontari ad un esperimento in cui questi subivano sessioni di scariche elettriche o sbalzi di temperatura, talvolta dolorosi anche se innocui. Non appena veniva loro applicata una crema assolutamente inefficace, ma presentata dagli scienziati come antidolorifica, i pazienti percepivano il dolore meno intensamente, grazie al così detto 'effetto placebo'. In sostanza, la convinzione che una qualsiasi medicina sia efficace, crea in noi un'aspettativa di sollievo e induce il cervello a reagire come se effettivamente non sentisse il dolore.

La mostra di Betty Bee a Palermo intende dimostrare che, come in medicina la percezione del dolore può essere condizionata da ciò che ci si aspetta di sentire, allo stesso modo in arte è possibile creare delle immagini la cui interpretazione può essere condizionata dalle aspettative che esse stesse inducono sul nostro immaginario culturale.
Molti artisti del Novecento hanno rivolto la propria attenzione all’elaborazione di immagini simulate, cioè alla costruzione di oggetti o realtà che effettivamente non hanno luogo, al solo scopo di provocare una reazione nel pubblico, il quale soltanto in un secondo momento riesce a scoprire, con sorpresa, l’inganno visivo a cui è stato sottoposto.
Betty Bee, però, ci svela come spesso sia il pubblico stesso a costruirsi una falsa interpretazione di alcune immagini semplicemente perché vi 'legge' ciò che si aspetta di 'leggerci'. Come un medico che offre al proprio paziente un placebo, l’artista offre al suo pubblico un’opera dalla facile interpretazione, immediata e superficiale. Ma se alla prima immagine se ne aggiungono altre, che completano e chiariscono la precedente, il senso di quella prima immagine cambia e la sua lettura si complica.


Nel lavoro di Betty Bee (Napoli 1963) arte e vita si intrecciano senza poter essere separate: è lei stessa la sua opera principale, la sua immagine polimorfa, provocatoria, eccessiva attorno alla quale tutto ruota. Mettendo in scena la sua storia, il suo modo di essere, con teatralità, immediatezza, amore per il kitsch e l’estrema vitalità, Betty intende privilegiare all'oggetto estetico il progetto esistenziale, al prodotto artistico il comportamento. Anche se il suo essere sempre un 'personaggio' è poi formalizzato in opere, testimonianze - che siano fotografie, video o quadri - esse sono più simili a tracce, a episodi, a emanazioni di sé, che non a lavori isolati e autonomi.
Indicativo di questo modo di concepire l'arte come qualcosa che va vissuto sulla propria pelle è l’opera "It's territorial game" (1992), una foto del suo seno su cui è stato disegnato un vulcano con una matita per gli occhi. L'energia sessuale, che il corpo è capace di emanare, senza pudori, né confini di genere (anzi con continui slittamenti, fraintendimenti, confusioni, come nella performance in cui si finge un uomo che si finge donna) diviene lo spunto da cui l’artista trae continui stimoli per tutti i propri interventi.
Il carattere fortemente autobiografico di tutto il lavoro è particolarmente sottolineato in "Mappacubo," un fumetto con la storia vera della sua vita, disegnato da una donna a cui Betty l'ha raccontato senza omettere dolori e miserie, e in "To the happy few" (1992-93) raccolta di istantanee scattate ai propri amici e attaccate al muro.
Oltre a questi lavori narrativi e alle molte performance dal '94 Betty Bee ha realizzato fotografie che la ritraggono nei panni di una tipica sposa meridionale, di un travestito, di una call-girl, in un'esplorazione di tutte le forme di femminilità (estrema, caricata, stereotipata o negata) che la moderna società è capace di concepire. Stessa finalità, anche se a prima vista appaiono spiazzanti per il segno ingenuo e volutamente infantile, hanno i suoi lavori più pittorici, realizzati utilizzando insieme ai colori materiali appartenenti alla quotidianità di ogni donna: cosmetici, tessuti, farina, zucchero, ecc.

La vitalità del lavoro di Betty Bee nasce dal rapporto profondo che l’artista instaura con le città, gli spazi e le persone che ospitano lei ed il suo lavoro; è tale legame a rendere le sue opere così fortemente autobiografiche. Ospitarla è un possibilità, conoscerla è una sorpresa, 'gustare' una sua opera è un desiderio irrefrenabile!

La galleria è aperta il Giovedì dalle 16:00 alle 20:00.
Gli altri giorni su appuntamento.

FRANCESCOPANTALEONE ARTE CONTEMPORANEA
Via Garraffello 25
PALERMO
091 326393 - 091 332482

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