Nicola Fornello Artecontemporanea
Prato
via Paolini 27
0574 471869 FAX 0574 471869
WEB
Due mostre personali
dal 25/3/2004 al 22/5/2004
574 462719 FAX 574 471869
WEB
Segnalato da

Nicola Fornello




 
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25/3/2004

Due mostre personali

Nicola Fornello Artecontemporanea, Prato

Per la mostra gli artisti hanno realizzato due installazioni molto complesse che si strutturano in diverse parti. 'Here After' nasce dalla collaborazione tra Patrich Jolley, Rebecca Trost e Inger Lise Hansen nel marzo 2003 quando, su commissione e in collaborazione con la Breaking Ground e il Ballynum, hanno avviato il grande lavoro di indagine e riprese da cui ha preso forma il film. Il progetto origina da un interesse comune per i luoghi abbandonati. 'Non spiegatemi perche' la pioggia si trasforma in grandine' e' il progetto di Lia Pantani e Giovanni Surace. La coppia lavora insieme dal 1995, muovendosi come una sorta di contemporanei alchimisti interessati alla mutevolezza delle cose e dei fenomeni natutrali


comunicato stampa

PATRICK JOLLEY REBECCA TROST E LINGER
Here After

PANTANI SURACE
Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine

Venerdì 26 marzo alle ore 18 si inaugurano a Prato due mostre personali:
Patrick Jolley, artista irlandese, impegnato sulla scena internazionale europea e americana da diversi anni e presente nei più importanti festival del cinema con le sue opere cinematografiche.
Pantani Surace che lavorano in coppia dal 1995, muovendosi come una sorta di contemporanei alchimisti interessati alla mutevolezza delle cose e dei fenomeni natutrali.

Per la mostra gli artisti hanno realizzato due installazioni molto complesse che si strutturano in diverse parti.

Here After nasce dalla collaborazione tra Patrich Jolley, Rebecca Trost e Inger Lise Hansen nel marzo 2003 quando, su commissione e in collaborazione con la Breaking Ground e il Ballynum, hanno avviato il grande lavoro di indagine e riprese da cui ha preso forma il film.
Il progetto origina da un interesse comune per i luoghi abbandonati. Gli artisti hanno preso spunto da tale interesse per esplorare e fare esperimenti con la fisicità degli spazi in disuso dei Shangan block. Intenzionati ad usare gli spazi svuotati ed infine demoliti del vecchio Ballymun, essi si sono poi concentrati sugli appartamenti di Shangan. Girato in Super 8 e pellicola di 16 mm, senza l'ausilio di luce artificiale, il film mostra in un rigoroso bianco e nero gli spazi vuoti, distrutti e gli oggetti abbandonati, lasciati dagli ex inquilini: materassi, un sofà fuori moda, una poltrona, tende di pizzo, mensole, uno schermo da computer, piatti, tappeti, libri, documenti e scritti. Sono ancora visibili le tracce delle famiglie che lì vivevano: adesivi attaccati ai muri nella camera dei bambini, una giacca solitaria appesa in un armadietto a muro, un vaso sulla finestra della cucina. Questi oggetti si trovano in una specie di limbo, abbandonati ma non propriamente gettati via: e in questa condizione acquistano qui una vita propria, un corpo e talvolta una strana ironia, mescolata al senso di malinconia che comunemente investe i luoghi consegnati al passato. Nel film la casa, gli ambienti diventano popolati dal non vivo. Tutto risulta assurdo e comico allo stesso tempo, tanto che gli stessi oggetti, prima goffi, si caricano ora di un'eco antropomorfo. In sequenze analoghe un mucchio di materassi vibra e sussulta, piastrelle di linoleum si sollevano e si arricciano sul pavimento, i tappeti sospirano e si avverte il rigurgito dell'imbottitura di un divano. E' la trasformazione in atto di un luogo morto e solo, in vivente, carico di energie seppur privo di presenze umane.

Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine è il progetto di Lia Pantani e Giovanni Surace. L'installazione si compone di due parti: una distesa di 200 kg di coriandoli in terracotta fatti a mano e smaltati ricoprono il pavimento della galleria. Nel fragore dei colori, memoria della festa, si cela una catastrofe riconfermata ad ogni passo scandito dal rumore di frantumazione, dallo scricchiolio dello sgretolarsi. Oggetti che dissolvono le loro pericolosità nella fragilità e nel rumore. Un lavoro in miniatura, folle, che cela un gesto di assoluta abbondanza e di generosità, da cui forse nulla, nessuna traccia sarà conservata. Il dispendio.

Dall'altro canto, un muro di gesso lancia un messaggio attraverso la scritta che si compone mediante l'infiltrazione dell'acqua piovana. Una parete sensibile che esterna un concetto, che lascia trasparire dalla propria pelle una storia, una memoria, che sussurra e traccia, come i giardini di muffa dietro gli armadi.

Entrambi i lavori conservano la memoria di una storia e le paure ad essa legate. Conservano l'essenza di un avvenuto pur mostrando quanto la forma visibile, la forma esterna, possa essere profondamente modificata.

Immagine: Pantani Surace, installazione 2004

Inaugurazione: 26 marzo 2004 ore 18.00

Nicola Fornello
via Paolini 27 Prato 59100
Orario apertura mart - sab 11-13 15-20

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