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L'Agenda di Lisbona
dal 26/3/2004 al 27/3/2004

Segnalato da

Maria Grazia Cavenaghi-Smith - Milano European Parliament



 
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26/3/2004

L'Agenda di Lisbona

Parlamento Europeo, Bruxelles

Intervento del Presidente del parlamento Europeo Pat Cox al Consiglio Europeo.


comunicato stampa

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PAT COX AL CONSIGLIO EUROPEO DI BRUXELLES (26 MARZO 2004)

L'Agenda di Lisbona

Il compito principale di questo Consiglio europeo consiste nell'esigenza di colmare il difetto di risultati ottenuti, esigenza quanto mai palese all'interno dell'Agenda di Lisbona, la cui scarsa attuazione ci sta conducendo ad un calo di credibilità in merito a tutto il nostro operato.

Nel corso del vertice di Lisbona, tenutosi nella primavera del 2000, il Consiglio europeo ha definito obiettivi ambiziosi in vista di un ammodernamento dell'economia europea, al cui cardine si prospettava una crescita annua eccezionale, anno dopo anno, dello 0,75% risultante dagli interventi previsti all'interno dell'Agenda, crescita che ci avrebbe portato, entro il 2010, ad uguagliare i tassi di crescita degli Stati Uniti.

La definizione di obiettivi ambiziosi e di termini per il loro conseguimento, è parte integrante della metodologia europea, in quanto stimola la partecipazione dei cittadini e consente di accrescerne la fiducia. I programmi volti ad istituire un mercato unico entro il 1992 e ad introdurre una valuta comune entro il 1999 ci rammentano che, quando vogliamo, siamo capaci di fare grandi cose insieme. Per conseguire gli obiettivi dell'Agenda di Lisbona, ambiziosi al pari di quelli appena descritti, è necessario il sostegno degli Stati membri e un apporto utile, non un ostacolo, da parte di Bruxelles. Si tratta di una campagna europea, condotta su fronti di battaglia nazionali. L'atteggiamento degli Stati membri deve ora coincidere con le nostre ambizioni europee.

Siamo al quarto anno di un programma decennale e tutte le analisi conducono allo stesso punto: non stiamo rispettando il programma.

Sono stati compiuti progressi importanti e, pur tuttavia, gli sforzi comuni profusi non hanno ancora raggiunto l'effetto desiderato. Il problema è evidenziato da due indicatori fondamentali, la crescita economica e l'aumento dell'occupazione. I cittadini ci pongono giustamente delle domande. Per quale motivo, nonostante le proporzioni del nostro mercato interno, approssimativamente una volta e mezza più vasto di quello statunitense, e il numero maggiore di scambi commerciali a livello mondiale, otteniamo costantemente prestazioni inferiori rispetto agli Stati Uniti? Per quale ragione, nonostante la presenza di un mercato unico sorretto da una valuta comune, dobbiamo attendere la ripresa dell'economia americana per venir fuori dalla stagnazione?

È naturale che i nostri elettori si interessino alle modalità dei cambiamenti, all'erosione delle garanzie occupazionali tradizionali e alle altre conquiste sociali. Gli Stati membri e lo stesso Consiglio dovrebbero intervenire con decisione per spiegare che la prosperità a lungo termine dell'Europa si fonda sulla creazione di posti di lavoro, non sul loro mantenimento, e sulla promozione delle competenze e dell'adattabilità delle persone. L'imperativo sul fronte delle riforme consiste nel velocizzare il processo, non nel rallentarlo. Nonostante l'adozione di direttive europee, il livello di attuazione e applicazione nazionale è deludente; circa il 40% delle direttive comunitarie non sono state ancora recepite entro i termini previsti. Le nostre tre istituzioni devono profondere uno sforzo collettivo in proposito: la Commissione deve farle applicare; i governi degli Stati membri dovrebbero lavorare in modo più regolare all'interno dei rispettivi parlamenti in merito all'Agenda di Lisbona, e il Parlamento dovrebbe dialogare con i parlamenti nazionali al fine di rilevare le priorità laddove il recepimento non è ancora avvenuto o sia necessaria un'applicazione più rigorosa.

Tuttavia, una cosa è effettuare un'analisi approfondita di ciò che accade all'interno dell'economia europea, altra è porre rimedio ai difetti. Il compito spetta a voi, ai Capi di governo degli Stati membri, ma le istituzioni europee devono svolgere la loro parte. La Presidenza irlandese è riuscita a semplificare le conclusioni della riunione: avete per la prima volta elaborato un testo che sia chiaro e comprensibile. Il nostro augurio è che meno conclusioni portino a maggiori risultati.

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Alberto Burri
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