Benedetta
Umberto Boccioni
Giannina Censi
Valentine De Saint-Point
Mina Loy
Filippo Tommaso Marinetti
Marisa Mori
Regina
Rosa Rosa'
Francis Picabia
Marcel Duchamp
Picabia e Man Ray
Sophie Taeuber-Arp
Emmy Henningse Hannah Hoch
Elsa von Freytag-Loringhoven
Max Ernst
Andre' Breton
Hans Bellmer
Salvador Dali'
Leonora Carrington
Frida Kahlo
Dora Maar
Lee Miller
Meret Oppenheim
Dorothea Tanning
Remedios Varo
Unica Zurn
Magdalena Abakanowicz
Ida Applebroog
Lynda Benglis
Judy Chicago
Dorothy Iannone
Yayoi Kusama
Anna Maria Maiolino
Ana Mendieta
Marisa Merz
Annette Messager
Eva Hesse
Yayoi Kusama
Marisa Merz
Annette Messager
Carla Accardi
Joan Jonas
Mary Kelly
Yoko Ono
Martha Rosler
Valie Export
Sherrie Levine
Lee Lozano
Elaine Sturtevant
Barbara Kruger
Ketty La Rocca
Suzanne Santoro
Katharina Fritsch
Cindy Sherman
Rosemarie Trockel
Rineke Dijkstra
Catherine Opie
Marlene Dumas
Nicole Eisenman
Nathalie Djurberg
Robert Gober
Keith Edmier
Kiki Smith
Gillian Wearing
Jeff Koons
Thomas Schutte
Nari Ward
Thomas Bayrle
Constantin Brancusi
Maurizio Cattelan
Lucio Fontana
Kara Walker
Camille Henrot
Lennart Nilsson
Nicholas Nixon
Massimiliano Gioni
Uno sguardo sulla maternita' e sulla condizione femminile, filtrato attraverso un secolo di opere d'arte che ripropongono questioni oggi non solo presenti ma spesso ancora irrisolte. Dalle veneri paleolitiche alle 'cattive ragazze' del post femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternita'.
a cura di Massimiliano Gioni
La mostra, che aprirà al pubblico dal 26 agosto al 15 novembre 2015, è il frutto di una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private nella condivisione di un progetto che porta la grande arte contemporanea, anche nelle sue dimensioni più attuali e innovatrici, nello spazio espositivo più prestigioso della città, rappresentando l’evento di punta del calendario di Expo in città nel secondo trimestre di Expo 2015.
“Il palinsesto di Expo in città propone una mostra prestigiosa,ospitata in una delle sedi
espositive più visitate d’Italia, Palazzo Reale, che chiude il cerchio di una proposta
completa sull’arte, le sue stagioni e i suoi linguaggi. – ha dichiarato l’Assessore alla
Cultura Filippo Del Corno – Una proposta che non solo offrirà al pubblico la possibilità di compiere un viaggio straordinario nella storia dell’arte e della cultura italiana e
internazionale, ma sarà anche un’occasione speciale di approfondimento sulla figura
della madre, che più di tutte incarna l’idea della nutrizione, tema centrale di Expo2015. Un risultato reso possibile grazie alla Fondazione Nicola Trussardi nel quadro di un
ampio dialogo tra pubblico e privato, stretti in un’alleanza per la diffusione dell’arte e
dellacultura”.
"La Grande Madre offre uno sguardo sulla maternità e sulla condizione femminile filtrato attraverso un secolo di opere d'arte, che ripropongono questioni oggi non solo presenti
ma spesso ancora irrisolte – ha sottolineato Beatrice Trussardi, Presidente della
Fondazione Nicola Trussardi – Questo ci permette di affrontare le problematiche legate al tema generale di Expo secondo una prospettiva di genere che ribadisce la centralità delle donne nella società, ruolo molto spesso non adeguatamente riconosciuto. Nonostante gli enormi passi avanti fatti negli ultimi decenni e le azioni sociali e politiche di difesa della donna che hanno contributo a diffondere conoscenze e diritti anche nei paesi più poveri, molti sono i pericoli che oggi minacciano di rallentare o ostacolare il percorso di emancipazione femminile. Per questo motivo La Grande Madre può e deve essere un occasione importante per riflettere sui valori di cui la presenza della donna è portatrice in ogni settore sociale, contribuendo a rendere Expo una piattaforma di ideee progetti concreti per lo sviluppo del pianeta.”
Attraverso le opere di centoventisette artiste e artisti internazionali e con un allestimento che si estenderà su una superficie di circa 2.000 metri quadrati al
piano nobile di Palazzo Reale, La Grande Madre analizzerà l'iconografia e la rappresentazione della maternità nel'arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai
nostri giorni.
Dalle veneri paleolitiche alle “cattive ragazze“ del post femminismo, passando per la
tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità,
la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura
della madre, a volte assunta a simbolo della creatività e metafora della definizione
stessa di arte. La madre e la sua versione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intimamente legati all’immagine dell’Italia.
La Grande Madre sarà una mostra sul potere della donna: non solo sul potere generativo e creativo della madre, ma soprattutto sul potere negato alle donnee sul potere conquistato dalle donne nel corso del Novecento. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri.
Concepita come un museo temporaneo nel quale si combinano storia dell’arte e cultura visiva,l’esposizione ricostruirà una narrazione trasversale del ventesimo secolo, esplorando i miti e i cliché del femminile, e dando vita a una complessa riflessione sulla figura della donna come soggetto e – non più solo – come oggetto della rappresentazione.
La mostra si aprirà con una presentazione dell’archivio di Olga Fröbe-Kapteyn, che dagli anni Trenta ha raccolto per tutta la vita migliaia di immagini di idoli femminili, madri, matrone, veneri e divinità preistoriche confluite in una vasta collezione iconografica alla quale hanno attinto Carl Gustav Jung, Erich Neumann e molti altri psicologi e antropologi impegnati nelle ricerche sull’archetipo della grande madre e sulle culture matriarcali della preistoria.
Qualche decennio prima gli scritti di Sigmund Freud e le sue osservazioni sul complesso di Edipo avevano trasformato i rapporti familiari e le relazioni tra madri e figli in un dramma di desideri sessuali e tensioni represse che avrebbero segnato l’intero Novecento. Queste atmosfere ritornano trasfigurate nei disegni e nelle incisioni coeve di Alfred Kubin ed Edvard Munch. Le prime sale della mostra alterneranno queste visioni allucinate all’immagine didascalica della maternità divulgata a fine Ottocento attraverso le fotografie di Gertrude Käsebier e i film della prima regista
cinematografica donna Alice Guy-Blaché.
Un’importante sezione della mostra sarà incentrata sulla partecipazione delle donne alle avanguardie storiche e, in particolare, ai movimenti futurista, dadaista e surrealista. Giustapponendo il lavoro di artiste e artisti, la mostra metterà in evidenza gli aspetti più contrastanti della modernità, analizzando le radicali trasformazioni dei ruoli sessuali che hanno accompagnato i profondi cambiamenti economici e sociali di inizio Novecento. Lo studio della posizione della donna all’interno del Futurismo – con opere di Benedetta, Umberto Boccioni, Giannina Censi, Valentine De Saint-Point, Mina Loy, Filippo Tommaso Marinetti, Marisa Mori, Regina, Rosa Rosà e altre – rivelerà lo scontro tra energie riformatrici e forze
repressive nell’Italia di inizio secolo.
Le sale dedicate al Dadaismo si concentreranno sulla nascita del mito della donna meccanica e automatica – “la figlia nata senza madre” come la battezzò Francis Picabia – collocandola nel panorama sociale in rapidissimo mutamento degli anni Dieci e Venti, sia in Europa sia in America. Passando dalle macchine celibi di Marcel Duchamp, Picabia e Man Ray, alle bambole meccaniche di Sophie Taeuber-Arp, Emmy Henningse Hannah Höch,fino alle performance irriverenti della Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven, la mostra descriverà le relazioni pericolose che all’inizio del Novecento si intrecciarono tra biologia, meccanica e desiderio.
Il culto della donna nel Surrealismo sarà analizzato attraverso la straordinaria presentazione di cinquanta collage originali da La donna 100 teste di Max Ernst, esposti accanto a opere e documenti di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalí e altri. Esplorando le implicazioni estetiche ed etiche della fascinazione surrealista nei confronti del femminile, la mostra porterà in primo piano le opere di artiste che abbracciarono e al contempo rifiutarono la retorica del Surrealismo, all’interno del quale trovarono strumenti per l’emancipazione femminile ma anche opprimenti stereotipi sessuali. Questa sezione includerà capolavori e opere celebri di Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning, Remedios Varo, Unica Zürn e altre artiste dell’epoca, la cui fama è stata a lungo oscurata da quella dei loro colleghi uomini.
Queste opere si intrecceranno a una selezione di scene madri del cinema muto e a
documenti sulla politica delle nascite nel fascismo, a loro volta affiancati a immagini di
madri addolorate e orgogliose eroine del cinema neorealista. In questo album di
famiglia corale, l’immagine della madre si sovrappone spesso all’idea di nazione e stato,
creando preoccupanti associazioni tra corpi e patria.
La seconda parte della mostra avrà come epicentro ideale una selezione di opere di
Louise Bourgeois, che assimila l’influenza del Surrealismo e la trasforma
mescolandola con riferimenti a culture arcaiche, per creare una mitologia individuale
di straordinaria forza simbolica. Molte artiste che emergono negli anni Sessanta e Settanta – tra cui Magdalena Abakanowicz, Ida Applebroog, Lynda Benglis, Judy Chicago, Eva Hesse, Dorothy Iannone, Yayoi Kusama, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Marisa Merz, Annette Messager e altre – creano un nuovo vocabolario di forme in cui abbondano riferimenti biologici con i quali le artiste rivendicano la centralità del corpo femminile, spesso associandolo alle forze della natura e della terra. Più o meno negli stessi anni – ai quali corrispondono le rivendicazioni dei movimenti
femministi di cui verranno presentati vari documenti in mostra – artiste assai diverse
tra loro come Carla Accardi, Joan Jonas, Mary Kelly, Yoko Ono, Martha Rosler, Valie Export e altre descrivono lo spazio domestico come un luogo di tensioni e soprusi, rimettendo in discussione la divisione del lavoro e dei ruoli sessuali negli
ambienti della casa e della famiglia.
Gerarchie e rapporti di potere sono messi in crisi anche nelle opere di Sherrie
Levine, Lee Lozano e Elaine Sturtevant che – in modi diversi – si oppongono alle
tradizionali modalità di produzione e riproduzione. Attraverso copie e repliche o
rifiutandosi del tutto di creare ex novo, queste artiste immaginano nuovi modelli di
proprietà e nuove forme di possesso che si sottraggono all’autorità patriarcale.
Attraverso l’accostamento di immagini trovate e collage, Barbara Kruger, Ketty La
Rocca, Suzanne Santoro e altre intraprendono una guerriglia semiotica che critica
gli slogan e i messaggi dei media e decostruisce l’immagine della donna e della madre
creata dai mezzi di comunicazione di massa. Le opere di artiste diverse come Katharina Fritsch, Cindy Sherman, Rosemarie Trockel – attive dagli anni Ottanta – si rimpossessano della storia dell’arte, mescolando generi e riferimenti iconografici al tema della maternità e della pittura e scultura religiose.
Negli anni Novanta emergono varie artiste la cui opera è segnata da un’aggressiva
semplicità. In una serie ormai leggendaria Rineke Dijkstra ritrae madri e figli a poche
ore dal parto. Sarah Lucas compone sculture e bricolage dalle forme al contempo
maschili e femminili. Catherine Opie documenta la vita e i desideri delle comunità gay
e sadomaso di Los Angeles. Mentre pittrici assai diverse come Marlene Dumas e
Nicole Eisenman rappresentano la maternità come croce e delizia, liberazione e
condanna.
Pipilotti Rist mescola pittura barocca e videoclip in un’opera inedita che trasformerà il
soffitto di una sala di Palazzo Reale in un'affresco elettronico, mentre Rachel Harrison
documentale apparizioni della Madonna in un sobborgo della provincia americana. Dalle opere di Nathalie Djurberg, Robert Gober, Keith Edmier, Kiki Smith, Gillian Wearing e altri emerge una sensibilità post Fumana in cui tecnologia e biologia aprono prospettive inedite attraverso le quali superare le vecchie distinzioni di genere.
La mostra sarà arricchita da altre presenze importanti, con installazioni di Jeff Koons,
Thomas Schütte, Nari Ward e opere di rilievo di Thomas Bayrle, Constantin Brancusi, Maurizio Cattelan, Lucio Fontana, Kara Walker, per citare solo alcuni.
Nel suo celebre video Grosse Fatigue, vincitore del Leone d’Argento all’ultima Biennale
di Venezia, Camille Henrot analizzerà i miti di creazione e la genesi dell’universo,
raccontando così la nascita della Madre Terra. Uno straordinario ciclo fotografico di Lennart Nilsson – il primo ad avere fotografato un feto in endoscopia in vivo – rappresenterà la maternità in maniera iperrealista, trasformando la in uno spettacolo al limite della fantascienza.
Tra le opere più recenti anche la prima presentazione in Italia della celebre serie di
ritratti delle Brown Sisters, realizzata da Nicholas Nixon scattando ogni anno per
quarant’anni il ritratto di gruppo delle sorelle Brown.
Da queste e da molte altre opere in mostra, emergerà un’immagine della madre come proiezione di desideri, ansie e aspirazioni individuali e collettive, maschili e
femminili. Forse un’immagine meno rassicurante di quella consueta a cui ci hanno
abituato la pubblicità e la retorica, ma decisamente più complessa e potente.
La mostra La Grande Madre sarà accompagnata da un catalogo a cura di Massimiliano
Gioni, pubblicato in due lingue, italiano e inglese. Il volume raccoglierà più di trecento
immagini a colori che illustreranno testi monografici e approfondimenti su tutti gli
artisti presenti in mostra e una raccolta di saggi e testi critici inediti, commissionati
per l’occasione a Marco Belpoliti, Barbara Casavecchia, Whitney Chadwick, Massimiliano Gioni, Ruth Hemus, Raffaella Perna, Lucia Re, Pietro Rigolo, Adrien Sina, Guido Tintori, Calvin Tomkins, Lea Vergine.
Il progetto grafico della mostra e dei prodotti editoriali è firmato dallo studio Goto Design di New York.
La Grande Madre è realizzata grazie al sostegno di BNL Gruppo BNP Paribas, main sponsor dell’esposizione. Si ringrazia SKY ARTE HD che in qualità di media partner realizzerà una produzione originale per raccontare la mostra.
Fondazione Nicola Trussardi
La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione non-profit per la promozione della cultura e
dell’arte contemporanea, creata nel 1996 e riconosciuta con decreto del Ministero dell’Interno
(Gazzetta Ufficiale del 1° luglio 1999, n. 64, anno 140).
La Fondazione Nicola Trussardi è un museo itinerante per la produzione e la diffusione dell’arte
contemporanea.
Dall’autunno del 2002, sotto la guida del Presidente Beatrice Trussardi e con la nomina del
curatore Massimiliano Gioni a Direttore Artistico, la Fondazione Nicola Trussardi si è avventurata in
un territorio inesplorato da altre istituzioni italiane: il suo principale obiettivo è la produzione di
opere di artisti internazionali e la realizzazione di eventi ed esposizioni d’arte contemporanea negli
spazi monumentali e storici della città di Milano.
La Fondazione porta l’arte contemporanea direttamente nella città. Per ogni esposizione insieme
agli artisti invitati sceglie un nuovo luogo che viene riscoperto, aperto e completamente
trasformato dall’energia dell’arte contemporanea. La Fondazione esplora così il mondo dell’arte di
oggi ma diventa anche una bussola per orientarsi nel teatro della città, agendo come un
dispositivo per allacciare nuove collaborazioni con istituzioni cittadine, dentro e fuori i confini
dell’arte.
Con la sua attività la Fondazione Nicola Trussardi si confronta con il territorio, guarda alla città
come depositaria di un nuovo immaginario, tutto da scoprire, fatto di arte e cultura, di occasioni di
scambio, di idee da promuovere e serbatoio di stimoli e creatività.
La Fondazione impegna le sue risorse e conoscenze per mettere le ricerche più innovative dell’arte
contemporanea a disposizione di tutti, regalando l’arte e la cultura al pubblico e diffondendole in
ogni aspetto della vita quotidiana. La Fondazione Nicola Trussardi aspira così a diventare sempre
più un’istituzione culturale che si muova all’incrocio tra realtà pubblica e privata e che si possa
espandere al di là dei confini della città di Milano.
Tutte le opere prodotte dalla Fondazione Nicola Trussardi continuano la loro vita nei musei e nelle
istituzioni internazionali più prestigiose. La Fondazione diventa così un amplificatore dei segnali
dell’arte contemporanea e la distribuisce al pubblico di tutto il mondo.
Ufficio Stampa Fondazione Nicola Trussardi
Lara Facco
lf@fondazionenicolatrussardi.com -
press@fondazionenicolatrussardi.com
Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
Inaugurazione 25 agosto
Palazzo Reale
piazza Duomo 12 – Milano
Orari: lunedì 14.30 - 19.30.
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 09.30 – 19.30.
Giovedì e sabato 9.30 - 22.30
Biglietti intero: 8 €, ridotto 5 €