Les grands trans-parents. "All'inizio c'era la piccola idea di una manifestazione solo di documenti, libri, cataloghi, video, sono cominciate ad apparire le opere..." anche di artisti che si sono riconosciuti come "nipoti" dei grandi "nonni".
“La verità e l’importanza del lavoro di un artista stanno nella verità
e nell’importanza di ciò che esso ci permette di fare – nei pensieri
che ci aiuta a pensare e nelle azioni che ci aiuta a compiere”.
Henry Martin
“Marcel Duchamp TU M’…emmerdes parce que tu as tout soulagé
comme art, parce que tu as tout inventé comme art, parce
que tu as tout fait passer comme art”.
Antonio d’Avossa
Parafrasando Henry Martin, perché Duchamp (e perché Cage)
oggi? E’ così universalmente riconosciuto che sono stati loro, nel
secolo scorso, a chiudere e ad aprire contemporaneamente una
porta sull’arte, è così sterminata la letteratura che li riguarda, che
poco si potrebbe aggiungere, a meno di essere poeti o illuminati,
artisti insomma.
Mi limiterò quindi a raccontare la genesi di questa (queste) mostra
(mostre). Tre anni fa, un’amica parigina, Jacqueline Sigaar, mi ha regalato
il film di Allan Miller su John Cage “I have nothing to say and I am
saying it”, di cui è stata co-produttore. Nel film la presenza di Duchamp
è rilevante e soprattutto è rilevante lo spirito, la ricerca del
nuovo, lo sconfinamento vertiginoso in tutte le dimensioni possibili
che accomuna questi due grandi… in breve me ne sono innamorata
e ho incominciato a pensare a un’occasione per presentarlo.
All’inizio c’era la piccola idea di una manifestazione solo di documenti,
libri, cataloghi, video, di cui ho una collezione abbastanza
vasta, poi le cose si sono complicate, sono diventate molto più ambiziose.
E in modo quasi casuale (“Io non cerco, trovo”, ha detto
Picasso) sono cominciate ad apparire le opere. La mia prima idea
di titolo era “Les Grands Parents” che Antonio d’Avossa ha trasformato
in “Les Grands Trans-Parents” (Breton docet) e che Henry
Martin ha arricchito con i suoi sottotitoli: entrambi hanno contribuito
con due testi che non esito a definire “poetici”. Poi le cose si sono
ancora complicate: frugando nella memoria e in quell’immenso
caos che è il mio archivio, ho trovato una serie di opere di artisti più
contemporanei, in cui Duchamp e Cage sono il riferimento esplicito.
Ad alcuni altri ho chiesto se volevano contribuire con un lavoro
nuovo ed è stato molto eccitante per me, scoprire quanti si sono
riconosciuti come “nipoti” dei grandi “nonni”. Li ringrazio tutti con
grande passione.
Desidero anche ringraziare Antonio d’Avossa e Henry Martin e
tutti coloro in qualche modo hanno contribuito a rendere possibile
questa avventura: Piero Cavellini, Valeria Carrega, Enzo e Edda
Gazzerro, Nanni Ghio, Carlo Palli, Mauro Panichella, Raccolta dei
Campiani, Jacqueline Sigaar, Aldo Spinelli, Nicola Trentalance.
Caterina Gualco
Inaugurazione giovedì 7 maggio ore 18
Archivio Emily Harvey
San Polo 387 (primo piano, in fondo ai portici di Rialto) Venezia
mer-sab 17-20
ingresso libero