Qualcosa di mio. Il percorso fotografico raccoglie sguardi e gesti quotidiani di donne e bambine, catturati nella crudezza del bianco e nero, in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile.
A cura di Alberto Stabile e Laura Barreca
La mostra Qualcosa di mio, pensata e realizzata attraverso le suggestioni di Letizia Battaglia, raccoglie immagini di donne,
bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure
oggi inconfondibile. Come scrive Alberto Stabile, “In quella Palermo che Letizia Battaglia ha fotografato nell'arco di tempo
che va dalla metà dei ‘70 alla fine degli ‘80, di quella catena che ha immobilizzato la città alla logica della violenza e del
malaffare, salvo rare eccezioni, le donne rappresentavano l'anello più debole. Donne inchiodate ad un ruolo primordiale,
come le “spose bambine”, di cui parlava in quegli anni Mario Farinella in una sua memorabile inchiesta sui quartieri poveri.
Donne tuttofare. Donne cui è negato il sorriso, il gioco, la felicità”. Soprattutto l’attenzione per l’infanzia, quello stato di
purezza fragilissimo, e per questo temporaneo, nella carriera di Letizia Battaglia funziona come contraltare, o redenzione,
al tanto, troppo dolore impresso negli scatti che l’hanno accompagnata negli anni di piombo a Palermo. Quella Palermo
che lei stessa sente malata, e con cui ha intessuto un lunghissimo rapporto di “rabbia e di dolcissima disperazione”.
La fotografia di Letizia Battaglia è ricerca analitica verso di sé, strumento di “salvezza e verità”, come dice lei. Ha ritratto
luoghi e decine di vittime di omicidi di mafia, ma in questa selezione di immagini l’obiettivo oltrepassa il dato di cronaca
per diventare qualcos’altro, qualcosa di personale, di profondamente individuale, quello che lei stessa definisce qualcosa
di mio. La spia di un dolore con cui convivere. La partecipazione struggente ad una condizione umana inaccettabile.
L'indignazione che trascende nell'atto della denuncia. Perché, come scrive Stabile, “chiunque potrà vedere sullo sfondo di
certe immagini, il sintomo visibile di un degrado generale cui non sono rimaste estranee le mani e le logiche della
criminalità organizzata”.
Riconosciuta tra le personalità di riferimento per la fotografia di reportage, insignita di prestigiosi premi internazionali
- prima donna europea a ricevere il premio "W. Eugene Smith" per la fotografia sociale nel 1985 - Letizia Battaglia (Palermo,
1935) ha alle spalle un lungo apprendistato: passando dalle foto di Pasolini ed Ezra Pound, al lavoro quotidiano per il
giornale L’Ora di Palermo dove le sue foto dei cadaveri eccellenti della guerra di mafia hanno il peso e l'impatto di veri e
propri editoriali. A questo sofferto percorso, intimo e professionale, non può rimanere estraneo l'impegno politico per
tentare di cambiare una realtà incastrata in una logica solo apparentemente immutabile. E qui s’iscrive il suo incarico come
Assessore alla Vivibilità nella prima giunta di Leoluca Orlando. Quest’anno Letizia Battaglia ha compiuto ottanta anni e
moltissimi attestati sono giunti da tutto il mondo, confermandola come la più importante fotografa siciliana
contemporanea. Con la sua direzione artistica è nato di recente il Centro Internazionale di Fotografia, che vivrà di foto della
città donate dai fotografi palermitani, all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
La mostra, organizzata come evento espositivo all’interno di “FavignanaIncontri 2015”, a cura di Alberto Stabile, è
realizzata in collaborazione con il Museo Civico di Castelbuono (PA), dove sarà esposta a dicembre 2015.
Inaugurazione: 30 luglio ore 19.00
Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica
via Amendola 1, Favignana (TP)