Un progetto per il Castello.
L'epoca moderna ci ha lasciato in eredità un'immensa espansione del "campo del visibile" grazie alla continua diffusione e moltiplicazione di immagini. Al tempo stesso, la geografia contemporanea è un paesaggio mutevole e continuamente riprodotto, tanto nel suo aspetto tangibile, quanto in quello virtuale che si è delineato negli ultimi decenni. Non è nuovo il lamento che denuncia, in un mondo così ampiamente brulicante di immagini, la quotidiana difficoltà a concentrarsi sul valore della visione e quindi delle esperienze, rilevanti o assolutamente banali che si susseguono nella vita di tutti i giorni.
Tuttavia, è difficile sottrarsi alla crescente sensazione che l'immenso accumulo del visibile possa, per effetto contrario, arrivare a cancellare, se non comunque diminuire, la capacità di riconoscere l'importanza delle situazioni che vediamo e viviamo nel corso delle nostre giornate. Le fotografie di Hannah Starkey nascono esattamente sul filo di questa consapevolezza che segna in modo profondo la cultura contemporanea.
Anche se non si tratta di autoritratti, le fotografie di Starkey sono autobiografiche in quanto legate alla sua esperienza di donna che vive e lavora in una città cosmopolita come Londra, da lei scelta, rispetto alla nativa Belfast, quale suo attuale luogo di residenza. Per scattare le sue immagini l'artista si avvale di attrici professioniste che seleziona, come potrebbe fare un produttore cinematografico, in base ai "ruoli" che ogni fotografia contempla. "Concepiti da un punto di vista femminile - dice l'artista - gli scenari costruiti nelle mie immagini esplorano la vita delle donne nelle loro interazioni quotidiane. Ciascuna fotografia riprende attrici che ricreano un momento, apparentemente insignificante o banale, che spesso non viene notato nell’ambito della nostra routine".
Ogni immagine è pertanto concepita dall'artista come una mise en scène, una finzione narrativa il cui oggetto è però la realtà immediatamente visibile che compone la vita di tutti i giorni. Non soltanto l'oggetto di indagine è rivolto all'universo femminile, ma anche la tecnica fotografica impiegata. Infatti la scelta di ricreare un'immagine simile alla realtà , piuttosto che cercarla in presa diretta, trae origine da un modo di "vedere" che si può considerare culturalmente "femminile". È infatti nel campo degli studi femministi che si è sviluppata con maggiore intensità la critica rivolta all'idea che la fotografia possa essere strumento oggettivo in grado di catturare la realtà . In questo senso quindi, il lavoro di Starkey e la sua insistenza sull'idea di ritrarre determinati aspetti della vita in una grande città si colloca in relazione critica con la grande tradizione dei "fotografi di strada" dell'epoca moderna, che percorrevano le già caotiche metropoli eleggendo quali loro protagonisti ignari passanti.
Nel loro insieme, le immagini di Starkey, di solito intitolate solo con il nome del mese durante il quale sono state scattate, compongono un’unica storia che si articola in vari episodi. L’attenzione a momenti assolutamente banali o di apparente minima rilevanza narrativa deriva dall’atteggiamento dell’artista nei confronti delle persone e delle situazioni incontrate, che lei stessa definisce quello di "una turista perpetua". L’analisi, si è detto, è rivolta soprattutto alle donne in modo che l’insieme delle fotografie diventa un’indagine di valore introspettivo che ripercorre, o eventualmente anticipa, momenti legati alla vicenda biografica dell’artista. L’insistenza sull’atto del guardare, spesso motivo dominante delle sue immagini, nasce dall’importanza che Starkey attribuisce al fatto che osservare gli altri sia un modo per imparare da noi stessi.
Le sue fotografie descrivono infatti donne che si guardano allo specchio, che si osservano a vicenda o la cui attenzione è attratta da qualcuno situato al di fuori del campo dell’immagine. Pur nell’immobilità trattenuta, la geometria che ne deriva fonda una narrazione che allude alla complessità della struttura sociale, e ai comportamenti codificati in base all’età , o classe, all’interno dell’universo femminile che popola la città . Come nota la stessa artista il suo lavoro, tuttavia, anche se dominato essenzialmente da figure femminili, non è esclusivamente incentrato sulle donne, in quanto le tematiche affrontate riguardano comunque in senso esteso aspetti della vita nel contemporaneo contesto urbano.
Le immagini inedite che Hannah Starkey presenta al Castello di Rivoli appartengono alle opere più recenti prodotte dall’artista e vertono sull’insita trascendenza della vita adolescente. In Untitled - December 1999 (Senza titolo -dicembre 1999), 1999 una giovane donna si accende una sigaretta, forse la prima, mentre guarda fuori dalla finestra. È totalmente ignara della presenza di un ragazzo, che come in un sogno, sembra emergere tra le tende.
L’ambientazione è quella di una fredda sala ricreativa di una casa per studenti.
Non c’è azione: il mondo è fuori e le pareti dell’ambiente si restringono sulla ragazza. Sembra palpabile nella stanza il senso di vitalità trattenuta che i pochi anni da adolescente sembrano imporre a chi è ansioso di entrare nella vita adulta, vedendo ancora il futuro come una promessa di totale libertà e autonomia.
Ancora un interno è la cornice di Untitled - September 1999 (Senza titolo - settembre 1999), 1999 dove un gruppo di ragazze consuma la colazione in un momento di pausa. Sullo sfondo è la figura di un’altra giovane donna, separata ed evidentemente esclusa dalla cerchia di amiche sedute al tavolo, soggetta a un isolamento fisico e psicologico che sembra essere occasionale esperienza a tutti comune nel corso degli anni di scuola. "I momenti descritti - osserva Starkey a proposito di queste immagini - trascendono in moderne allegorie, in quanto i soggetti rimangono anonimi, mascherati dalla moda e dai costumi di quest’epoca. Allegorie che sostituiscono tradizionali narrazioni religiose con spiritualismo e misticismo".
In Untitled - August 1999 (Senza titolo - agosto 1999), 1999 tre ragazzine, con tacchi e minigonna, sono riunite sotto un muro segnato da ordinari graffiti e dalle sagome di figure religiose. La loro attenzione è attratta da una coetanea che a sua volta risponde divertita a un’azione che si svolge fuori dall’immagine. Il suo sguardo mira allo stesso spazio che noi come osservatori della fotografia ci troviamo ad occupare e che simbolicamente diventa il campo della vita reale, ancora separato dal mondo dell’adolescenza. Secondo Starkey, le adolescenti "sembrano galleggiare dentro e fuori dalla realtà , eroine delle loro stesse fantasie. Queste immagini descrivono un momento fortuito, quando tutti gli elementi di quella che sembra essere una situazione ordinaria collidono e diventano sublimi ed iconici, esaltando la bellezza di un singolo momento presto destinato a svanire".
Indirizzo
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10098 Rivoli (TO)
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