Henriette Fortuny
Romaine Brooks
Sarah Moon
Ida Barbarigo
Alexandra de Leal
Adele Re Rebaudengo
Daniela Ferretti
Cristina Da Roit
Jerome Merceron
Quattro straordinarie personalita' femminili - Henriette Fortuny, Romaine Brooks, Sarah Moon e Ida Barbarigo - con le loro 'storie' singolari. Un viaggio tra dipinti, fotografie, disegni e filmati che, partendo dalla fine dell'800, attraversa la Belle Epoque e gli anni Venti del 900, per giungere fino ai giorni nostri.
Sarah Moon
Omaggio a Mariano Fortuny
A cura di Alexandra de Léal, Adele Re Rebaudengo
Lo stile personalissimo e visionario di Sarah Moon, l’intensità del suo sguardo e la poesia dei suoi scatti non potevano trovare luogo più suggestivo ed empatico di Palazzo Fortuny. Le luci tenui dell’inverno lagunare che penetrano dalle ampie vetrate, le pieghe, le volute e i giochi di rifrazione creati dai tessuti e dai panneggi degli abiti ideati da Mariano Fortuny, sono fonte d’ispirazione per questo nuovo progetto espositivo, a cura di Alexandra de Léal e Adele Re Rebaudengo, che la grande fotografa ha costruito nel corso degli anni durante le frequentazioni della casa/laboratorio di Palazzo Pesaro degli Orfei.
Le sue fotografie, realizzate per rendere omaggio a Mariano Fortuny, che ci accolgono nei luminosi spazi al secondo piano del palazzo, innescano un percorso nella memoria, dove i segni del tempo rendono manifesta l’evanescenza della bellezza e la permanente condizione d’incertezza su cui riposa l’umana esistenza.
Le stampe a getto d’inchiostro e ai sali d’argento raccontano frammenti di una storia interiore, che prende corpo nelle ombre create dal movimento delle stoffe, che richiamano la morbidezza dei plissé del Delphos, l’abito-icona della produzione di Fortuny e nelle linee – sfocate dal ricordo – delle architetture del Palazzo.
L’artista francese, tra le maggiori fotografe di moda contemporanee, prima donna nel 1972 a scattare le foto per il Calendario Pirelli, da molti anni ha ampliato gli orizzonti del suo sguardo soffermandosi in particolare su tre temi: l’evanescenza della bellezza, l’incerto e lo scorrere del tempo.
Il suo percorso si è declinato anche attraverso i video ed è stato oggetto di numerosi riconoscimenti, come il Grand Prix National de la Photographie nel 1995 e il Prix Nadar nel 2008.
Catalogo Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con saggi di Alexandra de Léal, Federica Mazzarelli.
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Henriette Fortuny
Ritratto di una musa
a cura di Daniela Ferretti e Cristina Da Roit
Questa mostra è un omaggio a una donna che con la sua intelligenza e sensibilità ha saputo affiancare, ispirare e sostenere uno degli artisti più raffinati del secolo scorso. Adèle Henriette Nigrin nasce a Fontainebleau nel 1877 e agli inizi del ‘900, a Parigi, incontra Mariano Fortuny. Lui è un artista già noto, impegnato nella sperimentazione di un complesso sistema d’illuminazione che sin dalle prime applicazioni rivoluzionerà la scenotecnica teatrale.
Le scarne notizie biografiche non ci raccontano altro, ma certo è che dal 1902, per ben 47 anni, Henriette sarà al fianco di Fortuny, contribuendo in misura determinante al successo delle sue straordinarie creazioni tessili. A lei si deve infatti l’idea del Delphos, l’abito in finissima seta plissettata icona di uno stile mondialmente riconosciuto e simbolo di un’eleganza senza tempo.
Nella casa laboratorio di Palazzo Pesaro degli Orfei Henriette affianca il marito nella produzione dei pregiati tessuti stampati e delle lampade in seta, coordinando le numerose maestranze che con loro collaborano. Si fa anche carico dei delicati rapporti con una committenza sempre più numerosa e internazionale, lasciando al Maestro la possibilità di dedicarsi interamente agli studi, alle ricerche, alle sperimentazioni nelle varie discipline artistiche.
Dopo la morte del marito (1949) e ceduta la Società Anonima Fortuny all’amica Elsie McNeill, Henriette dedica il resto della sua vita a ottemperare alle disposizioni testamentarie di Mariano – donando numerose opere a musei italiani e spagnoli – e all’inventario dei beni del palazzo, che alla sua scomparsa affida alla città di Venezia.
La mostra, a cura di Daniela Ferretti e Cristina Da Roit, è il frutto del lavoro di ricerca, riordinamento e manutenzione effettuato nel corso del 2015 sulle collezioni del Museo Fortuny, mediante il quale è stato possibile selezionare, da un corpus di oltre dodicimila originali tra lastre di vetro alla gelatina e pellicole in celluloide, duecento fotografie dell’archivio fotografico Fortuny, che sono state oggetto di un importante intervento conservativo e archivistico, cui si è aggiunto il riordinamento e l’informatizzazione della raccolta delle matrici per la stampa su tessuto.
In occasione della mostra per la prima volta saranno inoltre visibili al pubblico alcuni filmati amatoriali girati da Mariano negli anni Trenta. Si tratta di materiali filmici di recente ritrovamento, costituiti da pellicole in formato pathè baby e 35 mm, sui quali, grazie al contributo della Maison Vuitton, è stata eseguita un’operazione di restauro tecnico e riversamento in digitale a opera dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea e dei laboratori La Camera Ottica e Crea dell’Università degli Studi di Udine.
Catalogo Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con testi di Daniela Ferretti, Claudio Franzini e Cristina Da Roit.
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Ida Barbarigo
Erme e Saturni
Discendente di un’illustre famiglia di artisti, presenti a Venezia da più di tre secoli, Ida Barbarigo. presenta a Palazzo Fortuny, a cura di Daniela Ferretti, una selezione accurata di opere appartenenti a due serie realizzate nell’arco di due decenni, tra il 1980 e la fine degli anni Novanta.
Le Erme e i Saturni sono gli enigmatici testimoni di un complesso percorso compiuto dall’artista attraverso la pittura. La tela, i colori, gli acidi, i pennelli, i punteruoli sono semplici strumenti attraverso i quali la visione prende corpo, svelandosi nella concretezza dell’opera.
Seducente ed enigmatica, Ida ama raccontare con semplicità il suo costante e appassionato impegno nell’ambito della pittura, come perfettamente emerge dallo splendido saggio a cura di Luca Massimo Barbero presente nel catalogo della mostra.
Nata a Venezia nel 1920 – sua madre, Livia Tivoli, era pittrice e poetessa, suo padre il pittore Guido Cadorin – Ida continua la tradizione umanista di una famiglia in cui per secoli si sono alternati scultori, architetti, pittori, studiosi e letterati. Nel 1949 sposa Zoran Music con il quale condividerà la grande passione per l’arte. Vive e lavora a Venezia,
Catalogo Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti, con saggio di Luca Massimo Barbero.
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Romaine Brooks
Dipinti, disegni, fotografie
Con questa mostra, la prima in assoluto dedicata in Italia all’artista americana Romaine Brooks, si riscopre quella comunità trasgressiva, raffinata e cosmopolita che animò – tra Parigi, Capri e Venezia – i più sofisticati circoli culturali della Belle Époque: Jean Cocteau, Paul Morand, Luisa Casati, Ida Rubinstein e Gabriele d’Annunzio sono solo alcuni dei personaggi che ebbero il privilegio di essere immortalati dall’artista, famosa per la sua palette dai toni lunari.
L’esposizione, a cura di Jérome Merceron su progetto di Daniela Ferretti, nasce dal felice incontro con Lucile Audouy, appassionata e volitiva collezionista parigina, che ha generosamente prestato per la mostra veneziana un importantissimo nucleo di opere, molte delle quali inedite. Un progetto che è il frutto della meticolosa ricerca avviata, anni or sono, da suo marito Paul Audouy, profondo estimatore dell’opera di Romaine Brooks e da lei proseguita, dopo la sua scomparsa, con tenacia e determinazione.
Nata a Roma nel 1874 da genitori americani e sposata con il pianista John Ellington Brooks, Beatrice Romaine Goddard è stata una delle figure più interessanti della scena artistica degli anni Venti. Legata sentimentalmente alla scrittrice Nathalie Clifford Barney e, contemporaneamente, alla danzatrice Ida Rubinstein – sua modella per molti dipinti – l’artista americana ebbe anche un’intensa relazione con il Vate, che immortalò in due famosi ritratti.
Inizialmente influenzata dalla pittura di Whistler, trova ben presto la sua inconfondibile cifra stilistica caratterizzata dall’infinita varietà di grigi e rosa spenti della sua tavolozza e nella straordinaria capacità di catturare l’anima dei suoi soggetti.
I disegni restano però lo specchio più profondo della sua anima tragica e solitaria. Carichi di poesia dolente, emozione e mistero, ironia e pessimismo, si fondono nel tratto severo, scevro di ogni orpello decorativo che quasi incide la carta senza incertezze o ripensamenti; ci accompagnano con pudore e distacco apparente nei meandri di un mondo interiore, sempre in bilico tra la luce e la tenebra.
Dopo la grande mostra dedicata alla “Divina Marchesa”, Palazzo Fortuny ospita dunque un nuovo capitolo sulle personalità femminili che hanno animato gli intensi “Anni folli” del secolo scorso.
Catalogo Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Jérome Merceron, con saggi di Francois Werner, François Chapon, Jérôme Merceron, Donal Friedman, Annie Le Brun, Pierre Apraxine e Xavier Demange.
Immagine: Sarah Moon a Palazzo Fortuny, 2014 © Photo Alexandra de Léal
Ufficio Stampa e Relazioni Esterne
Fondazione Musei Civici di Venezia Email: press@fmcvenezia.it Telefono: +39 041 2405211
VERNICE STAMPA Venerdì 18 dicembre, dalle ore 11 alle 14
Presentazione: ore 13 (saranno presenti i curatori)
Palazzo Fortuny
San Marco 3958, 30124 Venezia
Orario:
10.00 – 18.00 Ultimo ingresso ore 17.00 Chiuso martedì, 25 dicembre e 1 gennaio
Biglietti
Intero: € 12
Ridotto: € 10