Fotografie. Colloquio e' detto, nel linguaggio delle carceri, l'incontro fra il detenuto e il suo difensore. E' ogni volta il ripetersi di una esperienza unica e di grande intensita' perche' li', in quell'incontro, e' massima l'aspettativa della liberta'. Gli spazi dove avviene sono quelli delle nostre prigioni. Spazi dell'attesa.
Fotografie
Colloquio è detto, nel linguaggio delle carceri, l' incontro
fra il detenuto e il suo difensore.
E' ogni volta il ripetersi di una esperienza unica e di grande intensitÃ
perchè lì, in quell' incontro, E' massima l' aspettativa della libertà .
Gli spazi dove avviene sono quelli delle nostre prigioni.
Spazi dell' attesa.
Per il detenuto, ovviamente, che vuole oltre ogni cosa uscire da lì e tornare
nel mondo là fuori.
Ma anche per il difensore che lungamente attende che il detenuto gli venga condotto
nella stanza assegnata per il colloquio e intanto misura con lo sguardo
lo spazio intorno a sè e ne scopre le minime cose: un tavolo o scrivania, una sedia
vuota davanti, un' altra abbandonata da un lato, una finestra comunque lontana
e con le immancabili sbarre e infine la porta in metallo con il rettangolo di vetro
da cui essere osservati.
E anche per il difensore quel tempo diventa un' attesa di vivere.
Poi avviene l' incontro.
documentato da gambe e da piedi che parlano di luoghi prossimi ovvero lontani,
del tentativo di adeguarsi al presente ovvero di resa irrimediabile;
piedi che alle volte s' incrociano inerti
ma più spesso si agitano, fremono, in una vana imitazione del movimento .
Dopo è la separazione.
Per rincontrarsi, forse, nel mondo lì fuori.
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