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La violenza dei luoghi
dal 2/6/2004 al 18/6/2004
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Carmelo Alaimo



 
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2/6/2004

La violenza dei luoghi

Polifemo, Milano

Una denuncia contro la violenza mafiosa: una ricerca fotografica militante che attraverso una approfondita indagine giornalistica, un percorso visivo sui luoghi del delitto e una ricostruzione scenica inquietante riesce a formare la memoria necessaria per combattere indifferenza ed omerta'. Fotografie di Carmelo Alaimo.


comunicato stampa

fotografie di Carmelo Alaimo

Una denuncia contro la violenza mafiosa: una ricerca fotografica militante che attraverso una approfondita indagine giornalistica, un percorso visivo sui luoghi del delitto e una ricostruzione scenica inquietante riesce a formare la memoria necessaria per combattere indifferenza ed omertà.

''Campobello di Licata, uno dei tanti paesini della provincia di Agrigento, un centro agricolo di quasi ottomila abitanti. Un posto tranquillo dove si vive senza fretta alcuna, dove la gente non vuole problemi e cerca di vivere in pace. Tutti sanno nessuno ricorda. Nessuno ricorda l'orrore provocato dalla mafia che c'è ma non si vede, o non si vuole vedere, eppure all'inizio degli anni novanta tanti sono stati i delitti consumati proprio in mezzo alla gente, per le strade del centro del paese. Forse è meglio dimenticare l'orrore, forse è meglio andare avanti come se niente fosse accaduto. No, non per me, ero un bambino ma ricordo benissimo la paura e lo stupore, poi divenuti rabbia contro la violenza che macchia il mio popolo da sempre. Ho voluto portare avanti questo progetto perché amo la mia terra e non voglio accettare quella perversa equazione che abbina, ancora oggi, tutti i siciliani alla mafia o perlomeno alla mentalità mafiosa. Ho cominciato cercando informazioni tra la gente, ma ho trovato solo indifferenza o imprecisione, addirittura qualcuno mi ha gentilmente consigliato di lasciar perdere se non volevo avere problemi. L'unica testimonianza utile e attendibile è stata quella di un ex maresciallo dei carabinieri che prestava servizio a Campobello in quel periodo. Grazie a queste informazioni ho potuto consultare un archivio di quotidiani presso la biblioteca di un paese vicino (già perché la biblioteca di Campobello aveva mandato tutti i vecchi quotidiani, e quindi parte del suo passato, al macero). All'inizio si è creduto che la catena di delitti fosse imputabile alla criminalità locale, ma poi si è arrivati a capire che questa era collegata ad altre famiglie di altri centri mafiosi come Gela, Favara e Palma di Montechiaro. Le esecuzioni, talvolta plateali, servirono a distruggere un'altra piccola organizzazione che stava nascendo, e che aspirava all'autonomia. La cosiddetta ''stidda'' voleva assicurarsi nuovi mercati come quello delle auto rubate o dello spaccio di stupefacenti. Su questi come su molti altri delitti indagava all'epoca il giudice Rosario Livatino, uno dei primi martiri della guerra contro la mafia. Dopo aver raccolto tutte le informazioni che mi servivano mi sono recato sui luoghi dei delitti cercando di percepire una sensazione da tradurre in immagine. Ho girato per le strade del paese, di giorno ho visto la gente attraversare quei luoghi nella totale indifferenza, senza memoria del passato, ma di notte quando le strade sono prive di vita, la gente dorme, sembra che ci sia posto solo per la morte. L'indifferenza, prodotto della gente, non ha ragione di esistere nel ''vuoto'', e lascia spazio al ricordo, alla memoria del luogo, è come se il luogo deserto ricordasse gli avvenimenti del passato che lo hanno segnato per sempre come un luogo di morte. A differenza di quelli in paese, i luoghi tra le campagne sembrano amplificare il ricordo, sembrano avere una maggiore forza, di notte il luogo tende quasi a scomparire per lasciare gran parte della scena alla traccia del passato, cruda e reale quasi scientifica. I luoghi ricordano l'orrore in forma anonima, ricordano la morte e non i morti, ricordano la violenza degli uomini e non gli uomini stessi, perché questi hanno preferito dimenticare e vivere di indifferenza.''

Carmelo Alaimo


Da lunedì a sabato
dalle 15.00 alle 18.30, chiuso domenica
ingresso libero

Inaugurazione 3 Giugno 2004 dalle h 18,30

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