L'unita' di misura con cui si confrontano coloro che hanno vissuto un'esperienza fortemente drammatica e' minimale. L'unita' minima dotata di senso. L'artista racconta con grande sensibilita' ed incanto l'ineluttabile resistenza del senso di appartenenza di un popolo alla propria terra, la storia infinita della Palestina e dei suoi figli.
WHERE WE COME FROM
a cura di Camilla Seibezzi & Vittorio Urbani
vernissage sabato 5 giugno 2004, ore 18.30
orari d'apertura: dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 20
L’unita’ di misura con cui si confrontano coloro che hanno vissuto un’esperienza fortemente drammatica è minimale. L’unita’ minima dotata di senso. L’esule diviene allora simbolo di una condizione umana universale in cui il desiderio e la speranza intuiscono la ricchezza dei gesti semplici, l’irrinunciabilita’ dei diritti umani essenziali. Emily Jacir racconta con grande sensibilita’ ed incanto l’ineluttabile resistenza del senso di appartenenza di un popolo alla propria terra, la storia infinita della Palestina e dei suoi figli.
Il progetto artistico pluriennale di Emily Jacir si riassume nella domanda posta dall’artista a 27 Palestinesi che per ragioni politiche diverse non possono ritornare in patria: “Se io potessi fare qualcosa per te, ovunque in Palestina, cosa vorresti io facessi?â€.
Inizia cosi’ il viaggio dell’artista attraverso il Paese per realizzare e documentare i desideri espressi. Le trenta immagini di “Where We Come From†narrano quest’avventura.
Lontana dai riti che infondono sicurezza, dalla violenta spettacolarita’ delle immagini che occupano le prime pagine dei giornali, Emily Jacir racconta in modo squisitamente originale e delicato la dignita’ della sofferenza, piccoli segreti cresciuti nell’isolamento, sussurri che hanno la forza di grida.
Eccoci posti di fronte ad un figlio che non vede la madre da anni, al ricordo dell’albero cresciuto nel proprio cortile, al calcio dato al pallone dal figlio lontano. “Where We Come From†e’ un atto creativo capace di superare l’ermeticita’ comune a molte opere contemporanee, per raggiungerci dritti al cuore, come quando dopo una grande tensione, ci si abbandona, stanchi , finalmente al pianto. (c.s.)
Emily Jacir (Ramallah 1970) vive e lavora tra New York e Ramallah. Recensita in tutte le piu’ importanti riviste d’arte contemporanea, il suo successo viene definitivamente decretato in seguito alla partecipazione con “Where We Come Fromâ€alla Biennale di Istanbul 2003 e recentemente alla 2004 Withney Biennal Exhibition. I suoi lavori spaziano dal video alla fotografia e si focalizzano con forza, chiarezza e tenacia sul conflitto Israelo-palestinese. La mostra proviene dal Khalil Sakakini Cultural Centre Foundation di Ramallah e continuera’ poi per il Modern Art Oxford. Nuova Icona presenta per la prima volta l’artista in Italia.
“By-pass†e’ il titolo di una rassegna di quattro mostre che si occupano, in modi e misura diversa, delle “terre di tensione†nel mondo, con particolare attenzione alle nuove e vecchie realta’ mediorientali ulteriormente agitate dalla corrente crisi irachena, dell’’identita’ delle popolazioni in contraddizione tra il desiderio di un ritorno a radici culturali e religiose ed il bisogno di una nuova – e autonoma – definizione. “Where We Come From†di Emily Jacir inaugura il ciclo; seguiranno nei prossimi mesi delle personali di Melih Gorgun, Alì Hassaf e Carel Moisewitsch.. L’intera iniziativa è prodotta da Nuova Icona in collaborazione con il Centro Pace del Comune di Venezia.
Galleria nuova Icona, Giudecca, Calle dell'Olio 454, 30133 Venezia.
Vaporetti n° 82/41/42 fermata "Palanca"