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Jacob Hashimoto: Giant Yellow
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Jacob Hashimoto



 
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24/10/2000

Jacob Hashimoto: Giant Yellow

Expo, Paris

È stato più volte sottolineato come i lavori di Jacob Hashimoto offrano una esperienza di puro piacere nel panorama artistico dell'ultima generazione. L'utilizzo di materiali trasparenti e leggerissimi è volto alla creazione di forme fluttuanti che rimangono sospese al di sopra o intorno allo spettatore. Tuttavia proprio questa leggerezza e la distanza dell'opera da chi la osserva sollecitano una reazione altamente fisica.


comunicato stampa

È stato più volte sottolineato come i lavori di Jacob Hashimoto offrano una esperienza di puro piacere nel panorama artistico dell'ultima generazione. L'utilizzo di materiali trasparenti e leggerissimi è volto alla creazione di forme fluttuanti che rimangono sospese al di sopra o intorno allo spettatore. Tuttavia proprio questa leggerezza e la distanza dell'opera da chi la osserva sollecitano una reazione altamente fisica: la sua tattilità non può essere verificata, l'opera non può essere toccata né tanto meno abbracciata, ma, proprio grazie a queste caratteristiche, essa da vita ad uno stretto legame sia con le dimensioni fisiche sia con i sensi dello spettatore: è "un'arte sentita direttamente attraverso il corpo". Questa reazione è il risultato di una ricerca che, come è già stato osservato, è strettamente legata a forme consuete della cultura giapponese: l'uso di carta, bambù e fili, cioè l'impiego di mezzi semplici ed essenziali per arrivare a soluzioni complesse, ricercate.

Hashimoto, nato negli Stati Uniti nel 1973, è da un certo punto di vista decisamente americano, tuttavia recupera in profondità ed in maniera assolutamente creativa la sua eredità giapponese. Potrebbe quindi sorprendere il fatto che, nonostante ciò, l'artista goda di un largo e crescente successo in Europa, ma ad una analisi attenta si intuisce che il motivo principale di questo interesse da parte del pubblico europeo nasce proprio della carenza di piacere nell'arte contemporanea. Paradossalmente, Hashimoto ha un approccio alla ricerca artistica molto europeo, riconducibile all'esperienza esaltante che si prova entrando nella cappella Cornaro di Bernini a Roma, per esempio, o nel palazzo di Neumann a Würtzburg. Nel suo lavoro - così come nell'Europa del diciassettesimo e diciottesimo secolo - si coglie, infatti, la medesima accezione di un'arte che è, allo stesso tempo, architettura, pittura e scultura, in perfetto ed armonico equilibrio nello spazio: "Rapimento spaziale" come ha detto Pevsner.

Quest'ultima affermazione offre un'indicazione significativa che aiuta a comprendere la differenza fra Hashimoto e molti altri artisti della sua generazione. Egli non teme l'illusionismo manierista o barocco, ma una sottile discriminazione gli impedisce di ridurre la sua arte a mero trucco teatrale, a elucubrato esercizio cerebrale. La delicatezza delle sue forme avvolgenti crea spazio tanto per lo spirito quanto per il corpo. Senza dubbio Tiepolo avrebbe apprezzato la sua arte.

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