Galleria Cesare Manzo
Pescara
via Umbria, 48
085 297206 FAX 085 4221688
WEB
Europa in venti giorni
dal 17/12/2004 al 18/1/2005
085 297206 FAX 085 4221688
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Segnalato da

Cesare Manzo




 
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17/12/2004

Europa in venti giorni

Galleria Cesare Manzo, Pescara

Europa come attitudine, come tessuto esperienziale, come spazio di lavoro e di immaginario. Gli artisti presentati raccolgono diverse esperienze a testimonianza di alcuni filoni di ricerca profondamente radicati nella cultura artistica europea contemporanea. L'attitudine riflessiva e l'attegiamento criticista, anche nella loro declinazione ludico-giocosa o l'attenzione narrativa per la natura e per il tema del viaggio, filtrata da suggestioni letterarie. Uwe Schinn, Alessandro Dal Pont, Andrea Gehlen, Manuele Cerutti, Andrea Facco, Ludovica Carbotta, Samantha Clark, a cura di Luigi Fassi


comunicato stampa

A cura di Luigi Fassi

Europa come attitudine, come tessuto esperienziale, come spazio di lavoro e di immaginario. Gli artisti presentati in mostra raccolgono diverse esperienze creative, testimonianza di alcune filoni di ricerca profondamente radicati nella cultura artistica europea contemporanea, come l'attitudine riflessiva e l'attegiamento criticista, anche nella loro declinazione ludico-giocosa. L'attenzione narrativa per la natura e per il tema del viaggio, filtrata da suggestioni letterarie, rappresenta un altro elemento di confronto comune di questi lavori.
La mostra è un evento di collaborazione tra tutti gli artisti, che hanno lavorato con celerità sperimentando la forma di un pensiero comune, aprendo stimoli e prospettive nuove per il loro futuro.

Uwe Schinn (Francoforte, Germania, 1971) lavora su un confronto serrato tra mondo naturale e mondo industriale. Twister è la rappresentazione installativa della struttura di una tromba d'aria, paradigmatico esempio dell'energia inarrestabile della forza naturale. Realizzata pezzo per pezzo con materiali industriali, è un paradosso perfetto, una figura enigmatica del rapporto natura-cultura nel mondo contemporaneo.
Alessandro Dal Pont (Feltre, Belluno, 1972) lavora su elementi minimali, declinando l'immaginario fumettistico classico in un'estetica pop minimale. Perché io valgo è una perfetta rappresentazione scultorea di Paperon de' Paperoni e del suo proverbiale 'deposito', al cui interno l'artista ha realmente celato tutti i gioielli aurei di sua proprietà. L'opera apre la strada a una contemplazione concettuale del ludico, dove sintesi semantica e rigore visivo si coniugano in una formidabile ironia sul lusso e la sua estetica.
Andrea Gehlen (Bonn, Germania, 1969) è autore di una complessa ricerca installativa, che trova il suo centro in una continua interazione tra architettura e scultura. Il suo lavoro si avvale dei più diversi materiali, assemblati in modo da esibire al meglio le loro qualità espressive. L'artista trascende però il mero interesse formale per inseguire la dimensione del meraviglioso, operando secondo modalità dialettiche e interrogative che si rifanno allo stupore e alla curiosità proprie dell'infanzia.
Manuele Cerutti (Torino, 1976) è autore di una figurazione pittorica incentrata su una ricerca spaziale atta a sintetizzare per sottrazione gli elementi visivi che entrano nel campo della tela. La volontà è di togliere immagini piuttosto che aggiungerne, per realizzare uno stile narrativo conciso ed essenziale, in una precisa distanza dall'ipertrofia mediatica contemporanea. In questo senso la sua pittura è segnata da una forte componente criticista, di tradizione marcatamente europea.
Andrea Facco (Verona, 1973) è impegnato in una pittura dal sapore concettuale, tutta incentrata sui contenuti, dove l'esigenze narrative vanno di pari passo con sperimentazioni formali di taglio fortemente cinematografico. Le sue tele tentano di assorbire la complessità della percezione nei suoi differenti piani spaziali e temporali, divenendo spesso veri enigmi visivi aperti a soluzioni imprevedibili.
Ludovica Carbotta (Torino, 1982) concentra la sua attenzione su dettagli e personaggi incontrati in situazioni di viaggio tra l'Europa e gli Stati Uniti. E' una figurazione aperta e narrativa, che nasce dall'emozione del ricordo rivisitato nello spazio intimo della sua pittura.
L'opera di Samantha Clark (Glasgow, Scozia, 1967) è un concentrato di molteplici suggestioni, letterarie e autobiografiche, attraversato dal filo rosso di una intensa malinconia. Cities riprende le immagini di stormi di volatili in migrazione, cui si sovrappongono, tramite uno schermo, le linee essenziali della pianta di una grande città. Le immagini sono accompagnate dalle voce di Dorothy, la piccola protagonista del 'Mago di Oz' di L. Frank Baum. ''There's no place like home'', recita la bambina, nella versione cinematografica, una volta ritornata a casa dal suo fantastico viaggio. Nella sua affermazione, alla felicità del ritorno si unisce l'inevitabile nostalgia che accompagna la memoria di un'esperienza già consegnata al passato.

Immagine: Alessandro Dal Pont, Perché io valgo, 2003 (progetto), legno laccato, visori e telaietti per diapositive, carta stagnola, oro cm 88x93x75

Opening Sabato 18 Dicembre ore 18:00

Galleria d'Arte Cesare Manzo
Via Umbria 48 ­ 65122 Pescara
h10.00/13.00 - 16.30/20.00

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