Personale di Pier Paolo Maggini. La mostra evoca le atmosfere rarefatte e inerti di quelle lunghe giornate festive dove il tempo sembra essere inesorabilmente sospeso e lo spazio assume caratteri a tratti irreale. Ferrovie, stadi, discariche, depositi merci, strade isolate e squarci di palazzi. L'universo di Maggini si definisce sotto un unico denominatore l'assenza di una qualsiasi traccia umana.
Pier Paolo Maggini
Pier Paolo Maggini e’ un pittore. Autodidatta, si avvicina alla pittura sul finire dei suoi studi universitari quando gia’ la sua strada sembrava segnata da altre aspirazioni. Lentamente ma caparbiamente Maggini intraprende un percorso difficile e articolato. Studia, elabora, costruisce e a volte distrugge reinterpretando il mestiere del pittore.
Il suo e’ un processo di sottrazione. I dati, a volte numerosi e stratificati nei suoi dipinti, vengono annientati dalla puntualita’ del pennello, dalla forza della luce. La fotografia e’ un mezzo che l’artista utilizza per evitare ogni mediazione emotiva tra il mondo reale e la sua traduzione sulla tela. Siamo ai confini tra il vero e il verosimile. Maggini trova il suo linguaggio nella densita’ del colore, nella centralita’ della luce e soprattutto arriva a dare ‘intensita’ ai vari piani formali. E’ come il regista che di volta in volta chiama a partecipare gli attori.
“la domenica specialmenteâ€, titolo scelto dall’artista per la mostra, evoca le atmosfere rarefatte e inerti di quelle lunghe giornate festive dove il tempo sembra essere inesorabilmente sospeso e lo spazio assume caratteri a tratti irreale. Ferrovie, stadi, discariche, depositi merci e ancora strade isolate e squarci di palazzi. L’universo di Maggini si definisce sotto un unico denominatore l’assenza di una qualsiasi traccia umana. E la storia della solitudine e della desolazione. Il pittore s’interessa infatti al rapporto tra le cose piu’ che al loro districarsi nell’univeso umano. Quei paesaggi vuoti e silenziosi ricordano le scene del cinema di Antonioni. I dipinti in mostra, del resto, potrebbero essere bozzetti preparatori di uno storyboard per un set cinematografico. Come capitoli di un romanzo raccontano ciascuno la propria storia.
E’ cosi negli “stadiâ€, dove la presenza umana e’ avvertita solo come entita’ astratta, a sottolineare la condizione di angosciosa solitudine che si puo’ avvertire anche in mezzo a tanta gente. E’ ancora cosi’ tra le “rotaieâ€, nelle “stazioni†o nei luoghi abbandonati delle “discaricheâ€, dove le cose sembrano avere un vita’ indipendente. Tuttavia, non c’e’ rimorso in Maggini, ne’ rimpianto per un vivere che sembra andato perduto. Al contario, c’e’ una serena consapevolezza e l’accettazione di un destino inesorabile che fa parte del fluire della vita.
Il pennello segue veloce le linee e le forme del paesaggio. A volte esita e si ritrae lasciando emergere o intuire rimanenze del nostro quotidiano, ma sempre afferma con forza il suo credo piu’ profondo. I colpi di luce mettono cosi’ in risalto elementi che altrimenti passerebbero del tutto inosservati. E’ sul dettaglio che Maggini insiste incuriosito, sulla poetica del nostro vissuto quotidiano. La luce e’ il modo per l’artista di comunicare gli stati d’animo, e’ il veicolo dellla precezione.
C’e’ da chiedersi a tal punto se una cosi’ ferma visione delle cose che ci circondano ci porti ad una riflessione piu’ complessa sul senso della sua pittura. E’ forse questo il culmine di un percorso che vedra’ l’artista pervenire alla frantumazione della forma?
testo di Lodovica Busiri Vici
nmb studio
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