L'artista presenta una serie di fotografie a colori, primi piani, busti, ritratti in interni domestici. Sebbene l'ambientazione sia contemporanea, ognuna di queste immagini evoca, nelle sue componenti strutturali essenziali, un caposaldo della storia dell'arte occidentale. I soggetti ritratti sono persone che hanno contribuito in qualche modo al suo lavoro artistico
Martedì 18 gennaio 2005 alle ore 18,00 presso la galleria Artra di
Milano si inaugura la mostra personale di Wilma Kun.
L'artista presenta una serie di fotografie a colori, primi piani,
busti, ritratti in
interni domestici. Sebbene l'ambientazione sia contemporanea, ognuna di
queste immagini evoca, nelle sue componenti strutturali essenziali, un
caposaldo della storia dell'arte occidentale: Velasquez, Holbein, El
Greco, Raffaello, Reynold; ma si tratta di citazioni libere, che si
rivelano solo a un occhio attento. I soggetti ritratti sono persone che
hanno un ruolo nella vita di Wilma Kun: ognuna di loro ha contribuito in
qualche modo al suo sviluppo artistico. Il volto dei personaggi è
coperto da una maschera sempre uguale, un calco del viso dell'artista.
Con questo suo primo lavoro fotografico Kun riprende il tema
dell'identità su cui da anni la sua poetica si concentra. Lo fa
rappresentando l'immagine dell'altro: non un altro generico, ma l'altro
definito ed identificato che porta dentro di sé, che ha contribuito a
plasmare la sua attuale figura. La questione dell'identità viene da
Wilma Kun messa in scena attraverso l'utilizzo di volta in volta
variamente declinato di una sorta di seconda pelle: l'artista realizza
una serie di calchi in lattice del proprio corpo. Sempre simili ma
sempre diversi perché con minuziosa, impietosa precisione rispecchiano
l'evoluzione del corpo femminile che ricalcano, queste membrane
rappresentano la superficie sensibile, la pellicola sottile e porosa
attraverso la quale percepiamo e veniamo percepiti. Rappresentano il
limite, il diaframma, che separa e mette in comunicazione. la maschera
con la quale ci presentiamo. Questi corpi-pelle si adattano a situazioni
diverse, si comprimono in una scatola o si espandono, si fanno scultura,
tenda, tappeto, mondo; o, come in questo caso, si fanno maschera; e,
come tutte le maschere, rivelano più ancora di quanto non nascondano.
Rivelano, appunto, che se l'atto creativo non è mai indipendente, ma si
nutre del confronto e del rapporto con quanto e' gia' stato creato,
l'identità stessa non è mai autosufficiente; che ogni narrazione
personale è composita, frutto di travasi, d'influssi, d'innesti e di
contesti complessi, e nasce dalla mobilità , dalla ricchezza degli
incontri e degli scambi, delle interrelazioni.
In questo senso il significato del lavoro va ben oltre l'esperienza
individuale dell'artista.
Gabi Scardi
Con il patrocinio del Consolato Generale del Brasile in Milano
Inaugurazione: 18 gennaio 2005 ore 18,00
Galleria Artra
Via L.Settala 6 20124 Milano
Orari: aperto dal martedì al sabato dalle 15,00 alle 19,00