Il cosmo della Meccanica mentale e gli orizzonti del colore. Sono messi a confronto due artisti di diversa nazionalita'. Il visitatore e' messo di fronte alla pittura cosmica del franco-polacco che s'ispira agli insiemi dell'atomo e al musicale vedutismo dell'italiano che da anni insiste su 'orizzonti di colore'.
Il cosmo della Meccanica mentale e gli orizzonti del colore
Un altro Confronto da Museo del tutto nuovo rispetto ai precedenti a due. Infatti per la prima volta sono messi a confronto due artisti di diversa nazionalità : il polacco Ladislas Kijno, nato nel 1921 a Varsavia, ma da diversi decenni residente a in Francia, l'italiano Erio Carnevali, nato a Modena nel 1949. Il visitatore sarà messo di fronte all'intrigante medianica pittura cosmica del franco-polacco, che s'ispira agli insiemi dell'atomo, confrontata al musicale, in senso visivo, vedutismo dell'italiano, che da anni insiste su "orizzonti di colore". Si tratta, seppur con modi e risultati diversi di due forme di autoanalisi, come segnala nella Premessa al catalogo – che contiene un testo di Henri Kréa su Kijno, un’intervista all’artista apparsa su “Terzo Occhio†nel 1980 ed un testo critico di Claudio Spadoni – il Direttore artistico Giorgio Di Genova, il quale individua nei due pittori “qualche consonanza nel dialogare con la psiche, in un caso in direzione medianica, nel secondo in direzione enigmaticaâ€. La formula Confronti da Museo, ideata per offrire ai visitatori occasioni di riflessione sulle infinite possibilità delle inflessioni pittoriche, si arricchisce di un’altra proposta che in questo caso presenta due discorsi attinenti al versante aniconico, a sottolineare che l’arte è linguaggio e che la sua validità non risiede nell’imitazione della realtà , bensì nel “come†viene appunto linguisticamente risolta, anche quando imita la realtà .
Ladislas Kijno é nato nel 1921 a Varsavia, da padre polacco e madre francese. Nel 1925 la sua famiglia si trasferisce in Francia a Noeux-les-Mines (Pas de Calais), dove egli trascorre la sua infanzia, disegnando fin da molto giovane il paesaggio della miniera e gli strumenti musicali che gli sono familiari (suo padre, minatore, aveva ottenuto il primo premio di violino al conservatorio di Varsavia). Dal 1932 al 1942 compie gli studi classici ad Arras e continua a disegnare, soprattutto una serie di allegorie a carboncino con temi musicali, dove già si annuncia il doppio motivo della sfera e del cilindro che lo ossessionerà più tardi. Tra il 1942 e il 1946, malgrado dei lunghi soggiorni in sanatorio a Plateaux d'Assy (Alta Savoia), porta avanti delle ricerche in campo filo-sofico alla facoltà di Lilla con Jean Grenier, prima di decidere di consacrarsi definitivamente alla pittura nel 1948, anno in cui fa amicizia a Parigi con Germaine Richier e René de Solier. Nel 1950 dipinge una Cène per la cripta della chiesa di Assy, dove avevano operato Léger, Matisse, Bonnard, Braque, Ri-chier, Lipchitz, Lurçat. Dal 1948 sperimenta la tecnica del «papier froissé» a partire dalle sue gouaches, e orienta il suo lavoro verso un modello seriale. Derivando dalle sue precedenti esperienze figurative, il ritmo curva le Figuiers e i Galets, dilata i suoi intrecci dal 1956 al 1957 e si inscrive in sovrimpressione sul colore, affer-mando una polivalenza morfologica che libera la scrittura dal suo riferimento al reale. Nel 1958, con le prime vaporizzazioni di colore in ambiente umido, sorgono le grandi sfere nere e bianche, forme primarie che entrano in relazione tra di loro come i numeri primi in matematica. Dal 1959 al 1962, i Signes et gestes, in rapporto con il jazz e la guerra d'Algeria, congiungono le vaporizzazioni alla vio-lenza gestuale, conduttrice di velocità nella disgregazione della forma. A partire dal 1963 si opera una ristrutturazione del segno per mezzo della vaporizzazione con mascherine e impronte di carta o di tela direttamente sul colore. Nel 1964, parallelamente al tema dei Cosmonautes comincia la serie del Vietnam, introducendo il passaggio alternativo dalla tela tesa alla tela increspata, la ricerca di una superficie elastica, fino alle grandi composizioni del 1968 in Hommage au peuple vietnamien. Con l'aspetto di concentrazioni formali su superfici piatte mo-nocrome, la serie dei Balises del 1971, va a collegarsi all'im-magine e alla lotta di Angela Davis. Vennero poi le Haches d'or dove si elabora sulla tela tesa tutta una simbologia derivata dai poemi di Neruda ai quali saranno anche dedicate le carte increspate Hiéroglyphes du futur, i cui motivi antro-pomorfici fanno eco alla statuaria negra e sono preannunci della Stèles et étendards pour une forêt brûlée e poi delle Icônes pour un voyant in omaggio a Rimbaud. Nel 1978 in seguito a un disturbo cardiaco che lo obbliga ad una vita molto controllata, decide di impegnare tutte le sue forze nell'esplora-zione visionaria del tema dell'Apocalypse. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia, nel padiglione francese, con trenta tele dal titolo Théâtre de Neruda. Parallelamente alla sua pratica in pittura, ha sperimentato la scultura, l'inci-sione, ha scritto testi, composto disegni per tappeti e tappezzerie, e ha realizzato, tra gli altri lavori monumentali, dei mosaici integrati con le forme architettoniche. Membro del comitato direttivo del Salon de Mai a Parigi, fin dal 1975, è stato eletto nel 1979 alla presidenza onoraria della Union des arts plastiques. Dal 2001 al 2002 lavora all’importante serie delle settanta carte «froissées» dal titolo Variazioni psicanalitiche su Tristan Tzara. Del 2002-2003 è la serie delle Scritture bianche. Vive e lavora a Saint-Germain-en-Laye.
Erio Carnevali nasce a Modena il 10 aprile 1949. Gli inizi della sua carriera di pittore datano dai primi anni Settanta. Contemporaneamente, si occupa di comunicazione aziendale, realizza scenografie per il teatro e la televisione, lavora nel campo dell’editoria per ragazzi. Le sue opere su tela, spesso di ampio formato, riprendono il filo dell’astrazione lirica, del colore come risonanza interiore, che va da Kandinsky all’espressionismo astratto di Rothko, alla «pittura-pittura» statunitense ed europea. La struttura compositiva prevalente è quella che prevede un grande spazio indistinto, mistico, dalla luce baluginante, oppure una configurazione lineare orizzontale (più di rado verticale) tale da creare un campo cromatico che attraversa da un capo all’altro la tela, rafforzando la propria presenza grazie alla sovrapposizione di più toni e colori e ad un meditato uso delle sgocciolature di pigmento liquido. Carnevali ha trasposto la sua visione pittorica anche nel campo dell’arte pubblica attraverso il mosaico e la ceramica; sue opere monumentali si trovano nel nuovo Cinema Teatro “San Francesco†a Sassuolo (MO), presso la sede sociale della Cooperativa di Costruzioni di Modena, nella sede della CPL di Concordia, nell’Hotel della Concordia nella Sala Museo di META, l’azienda municipalizzata del Comune di Modena, nella sede della Coop Reno a Molinella (BO). Carnevali ha pubblicato libri d’arte con Paolo Conte (2001) e Giuseppe Pederiali (2003). Ha pubblicato inoltre libri per l’infanzia (2001-2002-2003). Ha inoltre realizzato scenografie per il teatro e la televisione tra cui quella dello spettacolo teatrale «Otranto» con Riccardo Cucciolla e numerose opere pubbliche di grandi dimensioni. Vive e lavora a Modena, Cagnes-sur-Mer (Francia) e Santa Monica (California).
Alla realizzazione della mostra hanno contribuito: Galleria Sapone, Nizza; Galleria San Carlo, Milano; APA Ferrario, Calderara di Reno (BO); CC Case, Bologna; Indian, Cavriago (RE).
Introduzione alla mostra e interventi di: Giorgio Di Genova - Claudio Spadoni - Antonio Sapone
Inaugurazione: Sabato, 22 gennaio 2005, ore 17,30
UFFICIO STAMPA - Michele De Luca - Via Livorno, 36 - ROMA - tel. e fax 06/44237540
MUSEO D'ARTE DELLE GENERAZIONI ITALIANE DEL'900 "G. BARGELLINI" - Via Rusticana 1/A - Pieve di Cento (Bologna)
Orari: la mostra sarà aperta tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 10,00 alle 18,00.