Monitor (vecchia sede)
Roma
viale delle Mura Aurelie, 19
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Beyond
dal 6/2/2005 al 23/3/2005
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6/2/2005

Beyond

Monitor (vecchia sede), Roma

Qualcosa di fisico e/o ideale che suggerisce un possible punto di incontro di due pratiche artistiche diverse e che indica le suggestioni e direzioni del lavoro di due giovani artisti. Il vocabolario di Robert Orchardson attinge all'architettura modernista, al film di fantascienza, al design degli anni '50. Il lavoro di Jacob Cook si contraddistingue per la forte componente ironica, come azionata da una sospensione di giudizio.


comunicato stampa

Jacob Cook, Robert Orchadson
Curated by Cecilia Canziani e Paola Capata

Beyond, oltre, al di là.
Qualcosa di fisico e/o ideale che suggerisce un possible punto di incontro di due pratiche artistiche diverse e che indica le suggestioni e direzioni del lavoro dei giovanissimi Jacob Cook e Robert Orchadson, alla loro prima personale in Italia.

Il vocabolario di Robert Orchardson attinge all'architettura modernista, al film di fantascienza, al design degli anni cinquanta, in cui l'artista riconosce una cifra estetica comune, distillati fino a divenire segni, quasi grafemi. La coerenza delle sue installazioni non è nelle singole parti, ma nella logica che sottende le relazioni spaziali tra gli oggetti: lo spazio tra le cose acquista, nel lavoro di Orchadson, un'importanza quasi superiore agli oggetti stessi. Non è un caso che l'artista non esponga mai un solo lavoro. Come nel linguaggio, un discorso si compone di parole e pause e non è mai concluso. Così l'opera dell'artista inglese si dà per frammenti, per tentativi. Le sculture di Orchadson - anche quando non lo sono - sembrano appoggiate ad un sostegno, in equilibrio precario. Come se l'indomani potessero occupare una diversa posizione e creare un'altra frase, un nuovo discorso. Come se alludessero ad un oltre, ad un significato segreto ed indecifrato, che va al di là della presenza materiale delle parole.

Il lavoro di Cook si contraddistingue per la forte componente ironica, come azionata da una sospensione di giudizio che l'artista impone al visitatore.
Le monumentali cupole geodetiche di Buckminster Fuller vengono ridotte ad una composizione di bolle di sapone, generate da un elemento del tutto casuale che paradossalmente innesca un meccanismo di riproduzione di precisione matematica; mentre vaghiamo in un bosco di giganteschi pilastri di plastica verde, quasi schiacciati da un soffitto troppo basso, veniamo sorpresi da una risata da sit-com, spaesante ed improvvisa.
Nello stesso tempo, da semplici panetti di burro si profilano piccole tavole imbandite dei cibi più diversi e da una struttura abitativa al limite dell'effimero e del provvisorio proviene il pianto stridulo di un aquilotto.
Tramite un processo di sottrazione della funzione originaria, Cook trasforma un'architettura o un oggetto in una forma diversa ed inedita rivelando l'assurdità della contemplazione estetica.

Immagine: Jacob Cook

martedì-sabato 15.30-20.00
chiuso domenica e lunedì
Monitor video&contemporary art, Viale delle Mura Aurelie 19 (San Pietro) 00165 Roma

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