Museo delle Regole
Cortina d'Ampezzo (BL)
corso Italia, 69
0436 2206 FAX 0436 2269
WEB
Forme del Tempo
dal 10/2/2005 al 11/4/2005
0436 2206 FAX 0436 2269

Segnalato da

Alessandra Franciolini



approfondimenti

Ambra Morosi



 
calendario eventi  :: 




10/2/2005

Forme del Tempo

Museo delle Regole, Cortina d'Ampezzo (BL)

Mostra personale di Ambra Morosi che presenta circa 40 opere realizzate dal 2000 al 2004. La Morosi rimane nell'ambito della pittura credendo fermamente che con questo mezzo si possano ancora comunicare senso, profonde emozioni, vissuti, esperienze sedimentate nella memoria. Le sue immagini vivono nello spazio del colore.


comunicato stampa

Ambra Morosi
a cura di Mediaeventi

Il Museo delle Regole dal 11 febbraio 2005 fino al 11 aprile 2005 ospiterà la mostra d’arte contemporanea “ Forme del Tempo” di Ambra Morosi promossa da Mediaeventi.

L’esposizione presenterà circa quaranta opere inedite realizzate dal 2000 al 2004.
La scelta fatta da Ambra Morosi nel rimanere nell’ambito della pittura risiede nel credere fermamente che con questo mezzo si possano ancora comunicare senso, profonde emozioni, vissuti, esperienze sedimentate nella memoria, laddove emergono come unicità e autenticità dell’essere, direzioni non convenzionali. La consapevolezza dell’unicità del suo messaggio la conduce verso la definizione del concetto, o meglio del movimento da lei fondato: l’estensionismo, ossia l’estensione del Sé che si protende sul reale manifestandosi.
Luci e materie si coagulano negando un arbitrio fantastico e non concedono appigli su una comoda referenzialità.
Ambra Morosi si ferma sulla soglia del riconoscibile.
Le sue immagini vivono nello spazio del colore, un colore che non è mai banale, facendosi pure traiettorie. Significa sentire che non c’è un limite così preciso tra l’oggetto e la sua assenza. Che la nostra vera natura è energia e tutto il resto è illusorio: la realtà, anche quella che compete al soggetto, e quindi al pensiero, non si lascia così facilmente catturare, occorre acchiapparla con “la coda dell’occhio”.
L’immagine è condotta alla sua essenza di vibrazione energetica. Così quella forma, quell’improvviso prendere corpo, ricorda che c’è stato un accadimento, ed è passata come una meteora, si è adagiata senza deflagrare, e ora la osserviamo muti, attenti come i suoi manichini che nella loro surreale dimensione pare ci guardino anch’essi stupiti che alla loro inerzia corrisponda invece movimento, luce e forza. La visionarietà allusiva conduce, per via di metamorfosi, ogni organismo e oggetto al suo nucleo vitale. Alle forme calate nel tempo e consegnate al disvelamento, è stato dato un corpo per non disperderne il senso, per prolungarne l’ascolto.
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ESTENSIONISMO da sito A.Morosi
di Valerio Grimaldi

Definizione nata, nel suo primo stadio, come urgenza di estendere, appunto, oltre e fuori la tela la storia emotiva delle immagini: una interiorità raccontata quasi in un rapporto fisico con il quadro. Un perenne sconfinamento senza regole che codifica il sopravvento della intuizione sulla logica, dell’istinto sulla ragione: una alchimia di vissuto traguardato nel particolare, nell’attimo fuggente che racchiude il tempo finito o indefinito che è stato e da venire. Estensionismo come effetto, come espansione, come dinamica dell’aria, come radiografia interna che strappa un particolare e lo amplifica, lo alleggerisce della sua fisicità, lo coniuga all’infinito.
Gli estensionisti, e la Morosi in particolare, superano le angustie dell’artista contemporaneo, del per chi e per cosa fare arte. Fuori da schemi precotti, cancellato l’anacronismo ideologico di un sociale dell’arte ingabbiato tra rivolta e rivoluzione, torna quella immaginazione che nel’68 non prese il potere. Immaginare, estendere fuori da ogni ingessatura storicamente premeditata o programmata, dare seguito al coraggioso vissuto dell’artista ,catturare la parte più impalpabile, invisibile del reale, catalogare la forma come evento o eventualità, confermare l’arte anche come riflesso di impotenza, crescere, scavare nell’individuo, fornirgli nuovi parametri di esistenza e di diritto ad esistere, non sono forse istanze profondamente radicate, comprese, dovute ai cittadini del terzo millennio?
Che cosa se non il diritto di volare, di decodificarsi, di estendersi salverà l’essere umano proteso nella sua folle corsa verso un nuovo materialismo che accresce e stratifica le differenze? Da questi interrogativi e da queste premesse si perimetra e si deduce, con scontata ovvietà, la definizione estensionista di arte sociale come “liberazione ultima” che rende anche consapevolmente e volutamente diversi, e apparentemente incompatibili nel modulo espressivo, gli artisti componenti questo gruppo ormai stabilmente stanziale sulla nuova frontiera del contemporaneo.
Per l’estensionismo di Ambra Morosi potrebbe valere, inoltre, un asserto di Renzo Cantarelli circa la realtà dell’arte come realtà della visione semantica originaria di tipo tensionale e storico elaborata dalla intuizione che è la sede operativa dell’arte. Ambra afferma che estensionismo è concetto femmina, pertanto fortemente intuitivo, non codificato, di naturale filigrana metafisica. Non esiste, infatti, nessuna sottomissione psicologica riveniente dal sociale, nessun affanno del villaggio globale che lo condizioni, il potere di analisi introspettiva matura interiormente avulso lontano dall’ovvia normalità che si racconta.
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“La terza via”
di Giuliano Serafini

L’immagine della Morosi rimane circoscritta entro un suo valore di forma, se pur sfuggente e aleatoria, dispone di un grado di oggettività e di fisicità che non può rientrare nei meccanismi psichici.
Sul versante dell’inconscio, si potrebbe ipotizzare una certa complicità con l’onirismo surrealista se non fosse che in realtà la Morosi non evoca visioni, né ossessioni del profondo, non rimuove il suo universo interiore, né tantomeno lo esorcizza attraverso l’evasione fantastica.
La pittura diventa qui il vettore di un’introspezione nel non visibile, ma anche dello svelamento di questo non visibile - “Io dipingo per svelare qualcosa che non conosco e che nemmeno altri conoscono”. La Morosi dipinge “quello che non è”, l’indicibile del pensiero e della memoria.
Queste entità fisiche, queste presenze di assenze, non trascorrono, non hanno un divenire. Sono solo la prova, la testimonianza di qualcosa che è avvenuto o avverrà, sono “quello che resta”: una traccia, una scia, non percepibili sul tempo reale quel tempo che non esiste veramente che nell’istante. Esso è tutto intero nell’attuale, nell’atto, nel presente.
La sua è una visione orientata non a certezze o a verità rivelate, ma ad una sottrazione e ad un azzeramento dell’evidenza.
“La mia figurazione viene dal lontano, è una questione tra me e il tempo e tra me e gli altri. Una partita con lunghi tempi di attesa: da una parte la vita, dall’altra il mistero.”

informazioni:
Mediaeventi Srl.
Tel: + 39 055 242248
Fax: + 39 055 242333

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