A way into India. La mostra racconta del magico incrocio tra due culture, quella orientale esoterica e ricca di misticismo con quella occidentale, positivista e pragmatica. Per trent'anni, questo fotografo estremamente colto, ha viaggiato in India; ha pubblicato 14 libri, ogni volta filtrando in maniera diversa la modernita' e le tradizioni di luogo a cavallo tra Secondo e Terzo millennio.
Nepente è particolarmente felice di presentare la prima personale, in una
galleria privata italiana, del fotografo indiano Raghubir Singh, scomparso a New
York nel 1999.
La mostra racconta del magico incrocio tra due culture, quella orientale
esoterica e ricca di misticismo con quella occidentale, positivista e
pragmatica. Narra dei sentimenti e delle emozioni che attraverso lo sguardo
hanno trovato forma in fotografie ragionate, da sembrare costruite ogni volta su
mille piani prospettici. Ma, specialmente, mette a fuoco un continente
svelandone le mille contraddizioni che, come nelle immagini, paiono accatastarsi
una sull'altra, tuttavia sorreggendosi e quasi giustificandosi a vicenda. I
colori, come le prospettive, sono infiniti e fanno di Singh uno dei protagonisti
assoluti della fotografia contemporanea.
Raghubir Singh (Jaipur 1942 - New York 1999) fin da giovane sviluppò un
interesse profondo per la fotografia, passione che proseguì fino a tradursi in
vera professione a partire dal 1965. Negli anni successivi incontrò Henry
Cartier Bresson che per primo influenzò il suo lavoro in maniera decisiva. Altri
autori, come Lee Friedlander, William Gedney e Garry Winogrand hanno avuto un
ruolo decisivo nella maturazione e nella consapevolezza della missione che Singh
sapeva di dover perseguire nel suo Paese, e in nessun altro luogo.
"In India il colore non è mai stato una forza sconosciuta. E' la sorgente non
tanto di nuovi stili e nuove idee, ma del continuum della vita stessa" scrive
Singh, "se la fotografia fosse stata inventata in India, penso che la visione a
colori non sarebbe mai stata posta come problema artistico o teoretico così come
invece è avvenuto per i fotografi occidentali".
Per trent'anni, questo fotografo estremamente colto, ha vissuto a Parigi,
facendo innumerevoli viaggi in India e pubblicando 14 libri, ogni volta
filtrando in maniera diversa e sempre più raffinata la modernità e le tradizioni
dell'India a cavallo tra Secondo e Terzo millennio.
Privo di sentimentalismo, il suo occhio è riuscito a catturare la ricchezza, la
varietà della gente e dei luoghi del suo Paese. Conosciute e apprezzate per la
tecnica organizzativa e per la suddivisione dello spazio, le sue fotografie sono
state esposte nei principali musei in tutto il mondo, e sono presenti nelle più
importanti collezioni pubbliche e private.
In Italia, le immagini di Singh sono state esposte alla Fondazione Querini
Stampalia di Venezia (2002), al Museo Pecci di Prato (2001), prossimamente al
Castello di Rivoli. Tra le mostre internazionali segnaliamo le più recenti: la
personale alla Sepia Gallery di New York appena conclusa; Faces in the Crowd
(2004/5) Whitechapel Gallery, London, UK in collaborazione con il Castello di
Rivoli, Italia; Open City (2002) Museum of Modern Art, Oxford, UK; The Lowry,
Manchester, UK; Hirshorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC, USA; Museum
of Bellas Artes, Bilbao, Spagna; Century City (2001) Tate Modern, London, UK;
The Art of Fixing a Shadow (1989), Art Institute of Chicago, Chicago; The
National Gallery, Washington DC; Toppan Collection, Metropolitan Museum of
Photography, Tokyo, Japan.
Inaugurazione martedì 8 marzo, ore 18.30
Nepente Art Gallery
Via Volta 15 - 20121 - Milano
aperto dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.30, e su appuntamento