Associazione Culturale Spiazzi
Tommaso Zamarchi ritrae una sorta di Bosnia anno zero. Un paesaggio fermo al nastro di (ri)partenza, dove i luoghi della socialita' hanno perso il loro ruolo. Nelle foto di Giovanni Pancino la tragedia rimane sullo sfondo. La sua Bosnia e' gia' ripartita, o forse non si e' mai interrotta.
Nell'estate del '95, riconquistata alla sovranità croata la regione della Krajina, tradizionalmente abitata da popolazioni serbe, il presidente Tudjman augurava loro "buon viaggio", un viaggio, beninteso, di sola andata. Sretan put! Macabro augurio, maledizione del passato, cinico stravolgimento del senso delle parole più comuni.
Per Giovanni Pancino e Tommaso Zamarchi, lungo la frastagliata costa dalmata, la rocciosa Krajina, le strade verdi e mosse della Bosnia Erzegovina - frammenti sconnessi del puzzle che chiamavamo Jugoslavia - Sretan put era il suono aspro ma amichevole che vibrava alle spalle ad ogni nuova partenza.
In una traslitterazione ulteriore, con queste fotografie Sretan put diventa l'annuncio di un nuovo viaggio, che segue le tracce dei precedenti: immagini che i nostri sguardi interrogheranno, venendone a loro volta interrogati.
Tommaso ritrae una sorta di Bosnia anno zero. Un paesaggio fermo al nastro di (ri)partenza, dove i luoghi della socialità (una scuola, un cinema, un albergo) hanno perso il loro ruolo, sono svuotati: di umanità e di senso. E in questo vuoto echeggiano i fantasmi della tragedia. Giovanni, invece, restituisce alla vita queste cupe scenografie. Nelle sue foto la tragedia rimane sullo sfondo. La sua Bosnia è già ripartita, la vita è ricominciata - o forse non si è mai interrotta, nemmeno durante i giorni più bui del conflitto.
Queste immagini, pur così diverse, non cercano di restituire l'identità della Bosnia, ne sottolineano piuttosto l'inafferrabilità . Del resto, un paese così complesso - per diversi aspetti costruito al tavolo delle trattative - sfugge a tutti i tentativi di classificazione. Ciò che accomuna questi scatti è il peso del recente passato, non certo la pretesa di capire o spiegare i motivi di una guerra a noi così vicina eppure lontanissima. Questo è compito degli storici (Eric Gobetti e Stefano Petrungaro, due giovani studiosi di storia dei Balcani che interverranno nel corso dell'inaugurazione). Alla fotografia non resta che mostrare (perché le immagini pesano più delle parole), tramandare la memoria.
GIOVANNI PANCINO (Venezia, 1970)
Dopo aver conseguito il diploma di fotografo professionista presso l'Istituto superiore di fotografia e arti visive di Padova ha proseguito la propria attività realizzando reportages di viaggio e collaborando a diverse riviste specialistiche. Attualmente è responsabile della camera oscura dell'Associazione culturale Spiazzi, presso cui tiene corsi di fotografia e di sviluppo e stampa
TOMMASO ZAMARCHI (Venezia, 1973)
Laureatosi presso il DAMS di Bologna in Storia delle teoriche del cinema, lavora a Milano come operatore video, montatore e fotografo
In collaborazione con l'Archivio Giovani Artisti delle Politiche Giovanili del Comune di Venezia.
Introducono l'evento:
Eric Gobetti (Università di Torino):Considerazioni intorno ad alcuni falsi miti sulle guerre jugoslave
Stefano Petrungaro (Università di Venezia): Questioni identitarie bosniache
INAUGURAZIONE: VENERDÌ 11 MARZO ORE 18
ASSOCIAZIONE CULTURALE SPIAZZI
Castello 3865 - Venezia