L'opera grafica: disegni e incisioni. Le opere in mostra, una settantina, ripercorrono gli anni che seguono la prima guerra mondiale e toccano un po' tutte le tematiche affrontate dall'artista in pittura. Il disegno tracciato a matita o a inchiostro sulla carta o inciso nella lastra di rame risponde all'intento della depurazione della forma, che si esprime mediante una semplificazione estrema dell'immagine.
L'opera grafica: disegni e incisioni
Lo spazio Enzo Pifferi Editore, in via Indipendenza 80 a Como, presenta una selezione di opere su carta di Carlo Carrà , equamente ripartire tra disegni e incisioni. Si tratta di una mostra che percorre il lavoro dell’artista piemontese - Carrà nacque a Quargnento, in provincia di Alessandria, nel 1881 e morì a Milano nel 1966 - lungo quasi cinquant’anni, dal 1920 al 1964.
Carrà è considerato uno dei grandi artisti italiani del Novecento, importante per le esperienze d’avanguardia condotte nel primo decennio del secolo quando, dopo un’esperienza in ambito divisionista, fu tra i firmatari del manifesto futurista, ma anche per la significativa parentesi metafisica che lascia un segno indelebile nella sua ricerca, e per quel suo particolare “ritorno all’ordine†della classicità e della tradizione che lo rende capace di una poetica originale e densa di suggestioni.
Le opere in mostra (una settantina in tutto) ripercorrono gli anni che seguono la prima guerra mondiale e toccano un po’ tutte le tematiche affrontate in pittura. Il disegno tracciato a matita o a inchiostro sulla carta o inciso nella lastra di rame (le grafiche sono quasi tutte eseguite all’acquaforte, ad eccezione di alcune litografie) rispondono tutte ad un medesimo intento che è quello della depurazione della forma che si esprime mediante una semplificazione estrema dell’immagine. Ecco allora - scrive Luigi Cavadini nell’introduzione al catalogo - “un segno scarno, scabro, oserei dire silenzioso†in cui si ritrova “l’origine vera della sua pitturaâ€. Un segno che in modi diversi, ma con grande coerenza, realizza studi di figura per un dipinto o un’incisione, illustrazioni per libri, scene mitologiche o, ancora, qualche paesaggio. Fra i disegni non mancano quelli per le illustrazioni del “Don Chisciotte†che Carrà realizzò a Corenno Plinio, sul lago di Como, dove visse qualche tempo con la famiglia nel 1943, sfollato dopo i bombardamenti su Milano.
“Scene di carattere sacro e scene profane - scrive ancora Cavadini - sono trattate con la stessa sottile interpretazione, che assegna alle cose e alle persone una presenza talmente discreta, da indurre Massimo Carrà , figlio dell’artista ma anche storico e critico d’arte rigoroso, a parlare, a proposito del suo approccio alla narrazione di “nudità di linguaggioâ€. Con una definizione che fotografa bene sia l’adesione alle cose che l’estrema rarefazione del loro essere nei confronti dell’uomo.â€
Particolare attenzione meritano le incisioni e le litografie, che costituiscono un capitolo importante dell’opera di Carrà e che qui sono esemplificate con una carrellata di lavori fondamentali eseguiti tra 1922 e 1928. Vi si ritrova lo stesso spirito del disegno di cui sono un’estensione, ma anche una originale freschezza di linguaggio e sorprendente e nuova declinazione dei segni.
Nota biografica
Carlo Carrà è nato a Quargnento (Alessandria) l’11 febbraio 1881, da famiglia artigiana. Dopo aver esercitato per un decennio il mestiere di decoratore murale a Milano, Parigi, Londra, Bellinzona, nel 1906 entra all’Accademia di Brera dove stringe amicizia coi giovani pittori Bonzagni, Romani, Valeri e Boccioni, e sviluppa una esperienza figurativa di tipo divisionista. Agli inizi del 1910 incontra Marinetti e con lui, Boccioni e Russolo, decide di lanciare un manifesto ai giovani artisti per un rinnovamento del linguaggio pittorico. Vi aderiscono Balla e Severini: nasce così il futurismo. Nell’autunno del 1911 Carrà si reca per la seconda volta a Parigi e avvia i primi contatti col mondo cubista; contatti che si intensificheranno durante il terzo viaggio nel febbraio del 1912 per l’esposizione futurista alla Galleria Bernheim Jeune. In questa occasione conosce Apollinaire, Picasso, Braque, Modigliani, Matisse, Léger, Derain e Medardo Rosso. Agli inizi del 1913 aderisce al futurismo il gruppo fiorentino de “La Voceâ€, che stava avviando la nuova rivista “Lacerbaâ€, diretta da Papini e Soffici. Carrà vi collabora assiduamente con scritti e disegni: contemporaneamente sviluppa i rapporti coi cubisti francesi e nel 1914 trascorre ancora un periodo a Parigi. Frattanto matura in lui la crisi del futurismo: è questo il tempo dei suoi collages che rispecchiano appunto il suo progressivo distacco dal movimento marinettiano; ed è pure il tempo dei suoi studi sull’arte di Giotto e Paolo Uccello. Disegna parecchio, anticipando soluzioni formali che verranno trasferite nella sua pittura negli anni seguenti. Nel 1916 pubblica nella nuova “Voceâ€: “Parlata su Giotto†e “Paolo Uccello costruttore†dove si riflette la sua nuova posizione artistica e il senso di recupero di un “tempo storicoâ€. Del medesimo anno sono i quadri di impronta primitiva e alcuni già metafisici.
Richiamato alle armi, dopo un periodo a Pieve di Cento, Carrà per le sue cattive condizioni di salute è ricoverato all’Ospedale Militare di Ferrara: qui incontra De Chirico e Savinio, Govoni e De Pisis. E anche qui disegna e dipinge.
Nel 1919, smobilitato, Carrà rientra a Milano e si sposa con Ines Minoja. Segue un altro periodo di meditazioni e crisi interiori: dipinge poco e soprattutto disegna, realizzando quella serie di fogli che i critici, poi, definiranno la sua fase “puristaâ€. La ricerca ora è volta alla semplificazione più scarna dell’immagine per fermare l’essenza; ed è il presupposto diretto della nuova pittura che egli comincerà a realizzare nel 1921. Una sorta, insomma, di esercitazione sugli “elementari della pittura†attraverso i quali Carrà nuovamente interpreta la definizione leonardesca dell’arte come “operazione mentaleâ€. Poetica questa che si riflette nei quadri e nei disegni non meno che negli scritti pubblicati nella rivista “Valori Plastici†diretta da Mario Broglio.
Nel 1923 Carrà affronta il tema del paesaggio marino a Camogli, e il frutto di questo soggiorno sono alcuni dipinti e parecchi disegni destinati a dar spunto a una serie di acqueforti che inciderà a Milano l’anno seguente, dopo una permanenza in Valsesia e nuove meditazioni su Cézanne e i valori del paesaggio. Ora Carrà procede nel proprio lavoro in solitudine, senza più unirsi a gruppi; e questa posizione isolata la conserva anche di fronte al movimento “Novecento†al quale non dà la propria adesione pur partecipando alle due mostre milanesi del 1926 e del 1929 e ad alcune mostre all’estero.
Dal 1926 Carrà passa ogni anno diversi mesi a Forte dei Marmi, dove trova temi che gli divengono congeniali, le spiagge deserte, i monti sul mare, i capanni. Seguono anni di lavoro intenso sulla linea di quella che è ormai la sua poetica duratura: lo dichiara egli stesso quando scrive che gli è necessario ricercare “un vero poetico sostenendo che l’immateriale cerca adeguata forma, e la forma crea la superiore armonia che ritorna all’immateriale svelato attraverso l’esperienza pittoricaâ€. È la sua poetica delle “cose ordinarieâ€, le cose cioè che “esistono quando l’animo s’inarca e le cose non sono cose, ma espressione poetica del nostro spirito creatoreâ€.
È questa una linea di continuità che non esclude, naturalmente, forme e modi diversi: volti cioè a una sintesi più accentuata verso quel difficoltoso equilibrio fra elemento concreto e sua trasfigurazione, o astrazione, che per Carrà è stato sempre il problema centrale.
Accanto al lavoro pittorico, prosegue la sua battaglia per l’arte moderna con scritti di critica e di dottrina estetica, particolarmente sul quotidiano milanese “L’Ambrosianoâ€.
E disegna sempre intensamente, perché trova nel disegno il mezzo più immediato, nitido per fermare idee e spunti di ricerca che poi gli serviranno nel linguaggio pittorico. Anche nell’estate del 1965, la sua ultima estate passata a Forte dei Marmi, esegue una folta serie di disegni, che sono fra le sue ultime opere. Il 13 aprile 1966 Carrà muore a Milano in conseguenza di una brevissima malattia.
(M.C.)
Immagine: Giocatori di tennis III, 1942 - matita grassa su carta lucida, cm 43x29
Inaugurazione: venerdì 8 aprile, ore 18.30
Spazio Enzo Pifferi Editore, via Indipendenza 80, Como
Orari: tutti i giorni, festivi compresi, 15.30-19.00