Roberto Begnini - Ufficio Stampa
La maschera dell'uomo. Novanta opere tra dipinti e lavori su carta dal 1950 al 1997. Da questo excursus, che copre quasi 50 anni di attivita' che hanno visto la produzione di quasi mille opere, emerge la figura di un artista schivo ma attento osservatore e interprete del proprio tempo.
La maschera dell’uomo. Dipinti e opera su carta dal 1950 al 1997
Venerdì 15 aprile 2005 alle ore 18.30, presso il Complesso Monumentale del Vittoriano, si aprirà la mostra antologica Renzo Scopa – La maschera dell’uomo. Curata da Floriano De Santi e Massimo Duranti, l’esposizione presenta novanta opere tra dipinti e opera su carta dal 1950 al 1997.
Dopo le tappe di Perugia (Rocca Paolina) e Urbino (Casa di Raffaello e Palazzo Ducale), a quasi dieci anni dalla scomparsa dell’artista, si apre a Roma una straordinaria retrospettiva grafica e pittorica di una nascosta personalità del panorama dell’arte contemporanea, che non ha mai amato in vita la ribalta e la notorietà , preferendo la riservata e attiva operosità e la continua ricerca di tecniche e linguaggi.
Renzo Scopa (Urbino 1933 – Città di Castello 1997) si forma alla “Scuola del libro†di Urbino sotto la guida di Leonardo Castellani e Francesco Carnevali e sarà l’incisione che caratterizzerà prevalentemente la sua produzione artistica fino all’inizio degli anni Sessanta. In mostra si potranno ammirare, tra le altre, cinque sue incisioni all’acquaforte per il libro Contrasto del povero e del ricco.
Nel 1958 Scopa si trasferisce a Città di Castello dove comincia a dedicarsi sempre più alla pittura, attraverso l’elaborazione di un percorso di articolata ricerca personale e di sperimentazione tecnica che procede per vari cicli tematici ben documentati in mostra da opere che vanno dal neo espressionismo degli esordi pittorici, come una Crocefissione a tempera molto drammatica nel linguaggio; dal materismo aniconico al primitivismo degli anni Ottanta, da cui risalgono opere emblematiche come L’immagine e il suo doppio, tecniche miste su tavola, dove volti femminili sfuggenti e deformati, di suggestione picassiana, sono sospesi in un luogo e in un tempo della memoria fra frammenti architettonici primitivi e rinascimentali; alla materia cancellata e le Sacre rappresentazioni, da quando, verso gli anni Novanta, si firma “Scopas†e ritorna a una figurazione più espressiva, in qualche modo, comunque, ancora congeniale a certe esperienze della Transavanguardia nelle immagini un po’ selvagge, per finire con le splendide Sacre rappresentazioni quali Golgota e il Cristo in croce compianto dalle pie donne, dove il groviglio cromatico e il dripping alla Pollock ne donano una esasperata drammaticità .
Emerge da questo excursus che copre quasi cinquant’anni di frenetica attività e che ha visto la produzione di quasi mille opere, la figura di un artista schivo rimasto allora sconosciuto per sua precisa scelta, ma attento osservatore e interprete del proprio tempo.
La mostra è accompagnata da un catalogo arricchito dai testi critici di Floriano De Santi e Massimo Duranti e un toccante ricordo d’infanzia e adolescenza di Vittorio Emiliani.
A cura di Floriano De Santi e Massimo Duranti
Inaugurazione: venerdì 15 aprile 2005, ore 18,30
Complesso del Vittoriano
Via S. Pietro in Carcere - Roma
Orario: tutti i giorni 10 – 19
Ufficio stampa: Roberto Begnini tel. 06 69190880