Antologica di Pericle Fazzini. La mostra accoglie circa 77 sculture e 44 disegni che ripercorrono il suo intero percorso creativo, in controcanto con le sculture maturate nella bottega del padre artigiano del legno.
Ministero Per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Lazio
In collaborazione con Anas ed Enel
Presentano
Venerdì 20 maggio 2005, alle ore 18, nell'incomparabile scenario di Villa d'Este, a Tivoli all'interno del palazzo e del giardino voluti nella seconda meta del XVI secolo dal cardinale Ippolito II d'Este, si inaugura una grande antologica di Pericle Fazzini. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Lazio che ha in gestione Villa d’Este ha voluto con questa mostra dare l’avvio ad una serie di cicli espositivi dedicati ai grandi scultori. La scelta di rendere la scultura protagonista nella prestigiosa sede tiburtina è riconducibile alla collezione di statue classiche che la Villa ospitava fino alla metà del XVIII sec., ora dispersa tra i vari musei d’Europa. Con questa mostra e con le altre che si succederanno, la scultura tornerà , come in passato, ad arricchire i meravigliosi giardini e le eleganti sale.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie circa 77 sculture, dal gesso del 1928 dedicato al Ritratto del poeta Mario Rivosecchi, al Bozzetto per il monumento a San Francesco del 1981, mai realizzato, e 44 disegni che ripercorrono il suo intero percorso creativo, in controcanto con le sculture maturate nella bottega del padre artigiano del legno e a Roma, dove arriva, sedicenne, nel 1929 e subito è attratto dal Borromini e dal Bernini.
Quanto il Barocco abbia contato nel lavoro di Fazzini, nello sviluppo delle straordinarie sue qualità plastiche già evidenti nell'Autoritratto del 1931 e nel Ritratto di Birolli del 1932, emerge con prepotenza nell'Uscita dall'Arca, sempre del 1932, che innesta nei successivi ritratti (Anita, Savelli, Ungaretti, Valeria, Clelia, Maria Pia, Dario Sabatello, Virgilio Guzzi, Sibilla Aleramo), carichi di una sotterranea arcaicità , una istintiva foga d'intaglio, un getto movimentato e prepotente di masse dei volumi che, come ben vide Ungaretti, rimarranno radicate nel sentimento e nella fantasia, simili al "favoloso furore del vento, furia della danza". E la Figura che cammina, lo stesso Ritratto di Ungaretti, la Danzatrice, il
Giovane che declama, su su fino al Ragazzo con i gabbiani (sculture eseguite tra il 1933 e il 1944), sono il riflesso immediato di una "classicità " maestosa e al tempo stesso attuale, concentrata nei gesti delle figure che specchiano la loro lirica aderenza alla realtà nella lezione di Donatello e di Michelangelo e di questa si liberano immergendo il dato obiettivo nella poeticità dell'invenzione, nell'estro della forma librata nello spazio (Il fucilato, 1945, Cavallo imbizzarrito, 1947, Uomo che urla, 1949-1950, bozzetti per il Monumento di Auschwitz, 1958, per la prima volta presentati nella loro completezza e con una puntuale ricostruzione storica del concorso internazionale presieduto da Henri Moore).
Quanto il "gesto" e il "movimento" incidano nelle successive scelte (del materiale, degli effetti formali, degli atteggiamenti, della stessa attenzione alle ricerche e alle scoperte del cubismo e dell'astrattismo), sono proprio i suoi nudi armoniosi a dichiararlo (Ragazzo sulla spiaggia, 1954-1957, Donna con la corda, 1955, Danzatrice, 1956, Donna con drappo, 1960, Donna nel vento, 1970, Donna al sole, 1972), con la loro tensione a tradurre di ogni atto lo spirito più che il disegno realistico (Bozzetto per Cristo risorto, 1970-1975), e la spinta, quasi furiosa, di farsi sintetico, di imprimere nella forma una concentrazione di energie contrastanti atte a tenere in contrafforza la massa plastica e il sentimento della drammaticità (Donna che si asciuga, 1973), elementi primari della sua posizione d'avanguardia nell'ambito della scultura del secolo appena trascorso, anche negli anni ultimi, quando una certa quiete sembra calare nella coscienza originaria della scultura.
Pericle Fazzini era nato a Grottammare il 4 maggio 1913, da una famiglia di abili artigiani intagliatori ed ebanisti. Il primo ad intuire il suo talento è Mario Rivosecchi, con il quale arriva a Roma nel 1929. Stringe subito amiciza con Alberto Ziveri. Del 1931 è la sua prima partecipazione a un concorso pubblico, quello di Catania per il monumento al Cardinale Dusmet, vinto ma non realizzato. Nel 1932, invece, con il bassorilievo Uscita dall'arca, partecipa al concorso per il Pensionato Artistico Nazionale che vincerà l'anno successivo ottenendo per due anni un mensile e l'uso di uno studio a Villa Caffarelli, sul Campidoglio. L'esordio è del gennaio 1933, in una mostra a tre con Alberto Ziveri e Giuseppe Grassi, presso la galleria di Dario Sabatello. La mostra gli darà modo di ampliare le sue amicizie, da Libero De Libero a Giuseppe Ungaretti che gli farà conoscere Marguerite Caetani subito interessata al suo lavoro, tanto da inserirlo nel 1934 in una grande collettiva parigina dove il Ritratto di Anita viene acquistato dal Muséè Jeu de Paume. L'anno dopo, alla "II Quadriennale d'Arte Nazionale", dove partecipa con i due altorilievi Danza e Tempesta, un premio segna il culmine del
suo successo. Seguiranno, le partecipazioni alle Biennali (dove gli verrà assegnato, nel 1954, il primo premio per la scultura) e alle successive Quadriennali, alla mostra di "Corrente" (1939), le collaborazioni a "Primato", "Documento" e "Domus", l'acquisizione della Danza da parte di Curzio Malaparte che la colloca nella villa di Capri, la realizzazione del Ragazzo con i gabbiani, iniziato allo scoppio della guerra, l'assegnazione del Premio Torino (1947) con Anita in piedi, una scultura del 1939, la presenza nella prima mostra del Fronte Nuovo delle Arti, accanto a Leoncillo e Vedova, la vittoria al Premio Saint Vincent del 1949 con la Sibilla. Intanto, mostre personali (Ente Premi Roma, Roma, 1951; Alexander Jolas, New York, 1952; Galleri KB, Oslo, 1960; Kunsthalle, Darmstadt, 1961, ecc.) e grandi assisi internazionali (Monaco, San Paolo del Brasile, Anversa, Parigi, Bordeaux, Tokyo, Chicago, ecc.) si susseguono senza interruzioni, intramezzate da impegni per opere monumentali, fino alla grande scultura della Resurrezione in Vaticano, inaugurata da Paolo VI nel 1977.La grande antologica del 1984 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, accanto all'amico di sempre Alberto Ziveri, ripropone con chiarezza il suo contributo al rinnovamento della scultura contemporanea. Muore a Roma il 4 dicembre 1987.
La mostra – “Fazzini a Villa d’Esteâ€, organizzata da ATI - De Luca Editori d’Arte - Mostrare in collaborazione con Crisalide, con il supporto di Anas, Enel, si avvale del seguente Comitato Scientifico: Maria Vittoria Marini Clarelli – Soprintendente Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Francesco Buranelli – Direttore Musei Vaticani, Pier Giovanni Castagnoli – Direttore Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Giandomenico Romanelli – Direttore Musei Civici Veneziani. Il Comitato Promotore è presieduto da Gianni Letta. L’allestimento è a cura dell’architetto Alberto Zanmatti.
Catalogo della mostra a cura di Giuseppe Appella, edito da De Luca Editori d’Arte e, oltre al saggio del curatore e al ricco apparato biobibliografico aggiornato al 2005, conterrà una serie di testi inediti.
Immagine: Ritratto di Ungaretti, 1936
Info Segreteria Organizzativa: 06/32650712
Ufficio Stampa:
De Luca Comunicazioni
Ufficio Stampa
Via Livorno, 36
00162 ROMA
tel. e fax 06/44237540
Villa d'Este - Piazza Trento 1, 00019, Tivoli
Orari della mostra: tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle 8:30 alle 19:45; a settembre ed ottobre fino alle 18:30. La biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: costo del biglietto cumulativo (mostra + monumento) 9,00 Euro intero; 5,75 Euro ridotto