Museo d'Arte Provincia di Nuoro - MAN
Nuoro
via Sebastiano Satta, 27
0784 252110
WEB
(In)visibile (In)corporeo
dal 29/6/2005 al 4/9/2005
0784 238600

Segnalato da

Man




 
calendario eventi  :: 




29/6/2005

(In)visibile (In)corporeo

Museo d'Arte Provincia di Nuoro - MAN, Nuoro

La mostra intende tracciare una mappa, parziale ma non meno pertinente, dell'area operativa piu' recente in cui si manifesta, con varieta' di approcci ed esiti, la presenza dell'invisibile nel visibile e l'evidenza dell'incorporeo nel corporeo, cosi' come la tensione del visibile verso l'invisibile e del corporeo verso l'incorporeo. L'incipit del percorso/racconto e' dato dall'emblematica 'Cosmogonie' di Yves Klein e prosegue con Ettore Spalletti, Anish Kapoor, Marisa Merz, Hiroshi Sugimoto... continua oltre le mura e si conclude nello spettacolo di Cai Guo Qiang


comunicato stampa

----english below

A cura di Pier Luigi Tazzi, critico e curatore indipendente

Gli artisti
Intra moenia: Yves Klein, Ettore Spalletti, Anish Kapoor, Marisa Merz, Hiroshi Sugimoto, Lee U Fan, Medardo Rosso, Addo Lodovico Trinci, Salis-Vitangeli, Mark Lewis, Koo Jeong-a, Giovanni Ozzola, Sabrina Mezzaqui, Giandomenico Sozzi, Francesco Dal Bosco, Robert Vincent, Davide Rivalta, Giuseppe Caccavale, Rotraut, Pastorello.
Extra moenia: Cai Guo Qiang, Pawel Althamer, Piotr Uklanski.

L'antichità classica, dagli Egizi ai Greci e ai Romani, si era orientata sulla resa plastica del corpo, dei corpi, della loro armonica bellezza, del loro movimento e della loro espansione nello spazio. La modernità post-medievale aveva enfatizzato la visibilità sia attraverso la pittura che la scultura, e l'architettura stessa non ne era stata indenne. Nel corso del secolo appena trascorso gli artisti avevano messo in questione entrambe le procedure: Duchamp aveva criticato il carattere “retinico” dell'arte, Picasso aveva fatto deflettere la grande tradizione della scultura occidentale optando per “l'arte negra”. Negli ultimi cinquant'anni gli artisti sempre più si sono volti verso quell'Altro e quell'Altrove rispetto alla presenza che la cultura europea poneva nei termini della rappresentazione: la rappresentazione come forma particolare della presenza.

(IN)VISIBILE (IN)CORPOREO ha l'ambizione di tracciare una mappa, per quanto parziale, ma non meno pertinente, dell'area operativa più recente in cui si manifestano le concezioni parallele e integrate dell'invisibile nel visibile e dell'incorporeo nel corporeo. Il progetto mira a presentare una varietà di approcci e di esiti molto diversificati tra loro, in un percorso e in un racconto per opere che su queste assunzioni iniziali, la presenza dell'invisibile nel visibile e l'evidenza dell'incorporeo nel corporeo, così come la tensione del visibile verso l'invisibile e del corporeo verso l'incorporeo, sono in varia maniera impostate. Se gli strumenti non possono essere che quelli dell'arte, nel caso specifico di una manifestazione artistica, i due assiomi oppositivi e interconnessi si estendono oltre l'ambito strettamente artistico per collocarsi in un'area di interesse più vasta che abbraccia il senso stesso della cultura nell'epoca che stiamo vivendo.

L'incipit del percorso/racconto è dato da una splendida ed emblematica Cosmogonie di Yves Klein (Nizza 1928 – Parigi 1962), in cui l'impronta di un corpo è restituita nel pigmento blu, cifra essenziale di tutta la sua opera. È di fatto l'artista francese a sollevare in modo perentorio il problema di un'arte immateriale. Se questo è l'inizio, successivamente il percorso si snoda in fasi ed episodi molteplici e lontani da quella affermazione originaria.
Sensualità estetica e culto della bellezza elevano corpi e figure nell'immaterialità sia pure illusoria delle loro apparizioni nell'opera di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo 1940, vive a Spoltore). Parallelamente, e nella stessa temperie culturale che aveva caratterizzato gli Anni Ottanta, si accende il richiamo a una spiritualità che si manifesta altrettanto ingannevolmente nelle materie e nelle costruzioni di Anish Kapoor (Bombay 1954, vive a Londra).
La tensione di un desiderio senza nome, come una passione senza oggetto che non sia meno della totalità di senso della vita e dell'essere, trasfigura l'opera di Marisa Merz (vive a Milano e Torino) in indice e annuncio di un qualcosa che supera la trivialità di ogni apparenza. L'annullamento dell'immagine nell'opera di Hiroshi Sugimoto (Tokyo 1948, vive a New York e Tokyo) fa sì che lo sguardo torni su se stesso e sulla propria solitudine.
Il segno/gesto che marca il vuoto nella pittura di Lee U Fan (Gyeongnam, Corea, 1936, vive a Kamakura), così come il dissolversi della forma nella scultura di Medardo Rosso (Torino 1858 - Milano 1928) – accostati oltre il tempo in cui hanno fatto la loro comparsa le rispettive opere – indicano la continua emersione dell'invisibile nel visibile e dell'incorporeo nel corporeo.
Addo Lodovico Trinci (Pistoia 1956, vive a Pistoia), che segna secondo i principi della dottrina cinese del Feng Shui le polarità dell'energia dell'universo, e Salis-Vitangeli (Giovanna Salis, Sassari 1970, Massimo Vitangeli, Perugia 1950, vivono a Polverigi), che nella loro rappresentazione di un ambiente sacro fanno trascorrere come ombre fatue delle figure umane, rendono visibile quel che resta invisibile e sottraggono ai corpi la loro potenzialità di rappresentazione.
Il cinema di Mark Lewis (Hamilton, Ontario, 1957, vive a Londra) nella propria evidenza filmica esibisce quel che non appare non sottraendo nulla a quel che è visibile.
Gli interventi di Koo Jeong-a (Seoul, 1967, vive a Parigi) sono sempre site specific e rivelano, pur nella discrezione della loro costruzione, un'essenza sottile che trafigge corpi, sostanze e figure, come un filo di brezza che si leva e penetra nella giornata più calda, facendo riemergere il nascosto e il sopito.
Giovanni Ozzola (Firenze 1982, vive a Firenze) opera nelle sue fotografie e nei suoi video su una sostanza aurorale dove cose, sentimenti e forme vengono in superficie dall'invisibilità che le avvolge e si convertono in forme diafane o in massicce apparizioni in cui qualcosa viene occultato o rimosso. Il video di Sabrina Mezzaqui (Bologna 1964, vive a Marzabotto) è di pari evidenza e non concede alcun accesso se non come mobile cortina che blocca ogni ulteriore visione possibile.
Giandomenico Sozzi (Solaro 1960, vive a Milano e Noto) presenta un percorso di monocromi che si apre con foto trovate e si conclude in una mini scultura di assoluta sacralità, che non racconta nient'altro che la propria imperscrutabile storia.
È del filmmaker Francesco Dal Bosco (Trento 1952, vive a Trento) uno spassionato apologo sulla cecità: due momenti di silenzio che sospendono la parola.
Robert Vincent (entità di lavoro formatasi nel 2004) propone un ambiente abbacinante intorno a un oggetto di elaborate e successive costruzioni, che è indice di un'assenza fondamentale.
Davide Rivalta (Bologna 1974, vive a Bologna) recupera con il disegnare sul muro la più antica tecnica di rappresentazione della storia e la destina alla raffigurazione di animali, come nelle caverne dell'origine dell'arte, non più oggetto di caccia per il sostentamento, ma creature a noi prossime e ormai dimenticate se non come sostanze nutritive senza identità, strumenti di laboratorio e di spettacolo, paria della vita sulla terra. Anche Giuseppe Caccavale (Afragola 1960, vive a Bari e Marsiglia) recupera antichi modi della cultura mediterranea, che attraverso la decorazione e le simbologie desuete esprimono il senso del mistero e l'aspirazione alla bellezza.
La mostra termina con le immagini cosmiche di Rotraut (Uecker Klein-Moquay) a cui fa da pendant le petit prince rustico di Pastorello (Sassari 1967, vive a Sassari), figura di fantasia, personificazione di un'eterna infanzia, che tocca con il pennello della pittura una stella.

Se la mostra dentro il museo qui si conclude, continua oltre le mura di quello e oltre l'evento della sua inaugurazione, nel contesto della città e del suo territorio con interventi segreti (Pawel Althamer, Varsavia 1967, vive nel quartiere di Brodno della stessa città) e occasionali (Piotr Uklanski, Varsavia 1968, vive a Parigi) per concludersi nello spettacolo effimero e conclusivo di Cai Guo Qiang (Quangzhou, provincia di Fujian, Cina, 1957, vive a New York). Se è così, è perché ben si addice a ciò che resta invisibile nel visibile e a ciò che di incorporeo prende corpo in corso d'opera.

Organizzazione: MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

Concept: Cristiana Collu, direttore MAN

Catalogo: MAN

Inaugurazione: giovedì 30 giugno 2005 - h 19:00

Man Museo d'arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 15
Orario: 10/13 - 16:30/20:30 dal martedì alla domenica

----english

(In)visible (In)corporeal

curated by Pierluigi Tazzi

The artists
Intra moenia: Yves Klein, Ettore Spalletti, Anish Kapoor, Marisa Merz, Hiroshi Sugimoto, Lee U Fan, Medardo Rosso, Addo Lodovico Trinci, Salis / Vitangeli, Mark Lewis, Koo Jeong-a, Giovanni Ozzola, Sabrina Mezzaqui, GianDomenico Sozzi, Francesco Dal Bosco, Robert Vincent, Davide Rivalta, Giuseppe Caccavale, Rotraut, Pastorello. Extra moenia: Cai Guo Qiang, Pawel Althamer, Piotr Uklanski

The classical world, from Egyptians to Greeks and Romans, had focused on conveying bodies' plasticity, their harmonious beauty, their movement and their way of expanding into space. Post-medieval modern artists had emphasized the visible in painting, sculpture, even in architecture. During last century artists questioned both procedures: Duchamp with his critique of what he called "retinal" art, Picasso opting for "black art" and thus deflecting the great tradition of Western sculpture. Over the last fifty years an increasing number of artists have turned toward that Other and Elsewhere neglecting the presence which the European culture linked to representation: the representation being a particular form of the presence.
(IN)VISIBLE (in)corporeal has the ambition to trace a map, partial but none the less relevant, of the most recent operational area where the parallel and integrated concepts of the invisible in the visible and the incorporeal in the tangible reveal themselves. The project aims at presenting a series of greatly varied approaches and results through a path or a story told by artworks which spring in different ways from those basic assumptions, namely the presence of the invisible in the visible and the emergence of the incorporeal in the tangible as well as the tension of the visible toward the invisible and the tangible toward the incorporeal. The chosen instruments are - as it is obvious in the case of an art exhibition - those of art; however the importance of the two opposite and interconnected axioms goes beyond the strictly art field to affect a wider area which encompasses the very meaning of culture in the present age.

This path/story begins with Yves Klein's (Nice 1928 – Paris 1962) Cosmogonie, a splendid work where the imprint of a body is rendered with the blue pigment, the essential mark of his whole work. As a matter of fact, the French artist is the one to resolutely raise the issue of an immaterial art. If this is the beginning, the path develops afterwards through stages and episodes different and distant from that original assertion.
Aesthetic sensuality and the cult of beauty elevate bodies and figures in the illusionary immateriality of their apparition in Ettore Spalletti’s (Cappelle sul Tavo 1940, he lives at Spoltore) work. From the same cultural climate of the 1980’s comes the reference to a spirituality which reveals itself as illusionary in Anish Kapoor’s (Bombay 1954, he lives in London) materials and constructions.
The tension of a nameless desire, like a passion whose only object is nothing less than the totality of sense of life and being, transfigures Marisa Merz’s (she lives in Milan and Turin) work, sign and announcement of something that goes beyond the triviality of any appearance. The cancellation of image in Hiroshi Sugimoto’s (Tokyo 1948, he lives in New York and Tokyo) work makes the gaze turn back to itself and its own loneliness.
The sign/gesture that marks the void in Lee U Fan’s ( Gyeongnam, Korea, 1936, he lives in Kamakura) painting as well as the dissolving of form in Medardo Rosso’s (Turin 1858 – Milan 1928) sculpture - two artists drawn together regardless of the time when their works have appeared - point to the constant emergence of the invisible in the visible and the incorporeal in the tangible.
Addo Lodovico Trinci (Pistoia 1956, he lives in Pistoia), who marks the polarities of the energy of the universe following Feng Shui principles, and Salis/Vitangeli (Giovanna Salis, Sassari 1970, Massimo Vitangeli, Perugia 1950, they live in Polverigi) with their representation of a sacred environment inhabited by human figures similar to shadows, make visible what remains invisible and deprive bodies of their representational potentialities.
Mark Lewis’s (Hamilton, Ontario, 1957, he lives in London) cinema in its own filmic evidence shows what does not appear leaving at the same time the visible untouched.
Koo Jeong-a’s (Seoul, 1967, she lives in Paris) interventions are always site specific and reveal, even in the delicateness of their construction, a more subtle essence that permeates bodies, materials, and figures, like a breath of wind raises and permeates a hot day, allowing what is hidden and subdued to re-emerge.
Giovanni Ozzola (Florence 1982, he lives in Florence) works in his photos and videos on an auroral substance where things, feelings and forms resurface from their invisibility and turn into pale shapes or solid apparitions where something is hidden or removed. Sabrina Mezzaqui’s (Bologna 1964, she lives in Marzabotto) video shows the same obviousness and can be understood only as a mobile screen blocking any further possible vision.
Giandomenico Sozzi (Solaro 1960, he lives in Milan and Noto) presents a series of monochromes, opening with some found photos and ending with a small sculpture of an absolute sacred value, which merely tells its own inscrutable story.
The filmmaker Francesco Dal Bosco (Trento 1952, he lives in Trento) is the author of a passionate apologue on blindness: two moments of silence that suspend speech.
Robert Vincent (working group formed in 2004) presents a dazzling environment surrounding some complicated and consecutive constructions and which is the sign of a basic absence.
Davide Rivalta (Bologna 1974, he lives in Bologna), with his wall drawings, recovers the most ancient technique of representation in human art history using it to depict animals, as in the caves. However these are no longer the object of hunting; they are creatures living near us but remembered only as nutritional substances without identity, instruments in laboratories or circus, pariah of the life on earth. Giuseppe Caccavale (Afragola 1960, he lives in Bari and Marseille) too, recovers ancient ways of the Mediterranean culture which express, through outdated decoration and symbols, the sense of mystery and the search for the beautiful.
The exhibition ends with Rotraut’s (Uecker Klein-Moquay) cosmic images matched with Pastorello’s (Sassari 1967, he lives in Sassari) rustic petit prince, a fantastic figure, symbol of the eternal childhood, who touches a star with the paintbrush.

Here the exhibition ends inside the museum but it goes on outside its walls and beyond the event of its opening, in the city and its territory, with secret (Pawel Althamer, Warsaw 1967, he lives in Brodno district, in the same city) and occasional (Piotr Uklanski Warsaw 1968, he lives in Paris )interventions to end with Cai Guo Qiang’s (Quangzhou, Fujian Province, China 1957, he lives in New York) ephemeral and final show: the most suitable ending to what remains invisible in the visible and to the incorporeal that takes shape while the work is under way.

Organization: MAN_ Museo d'Arte della Provincia di Nuoro

Concept: Cristiana Collu, MAN director

Catalogue: MAN

Opening: Thursday 30th June 2005 - 7:00 pm

Man Museo d'arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 15
Hours: 10:00/1:00 - 4:30/8:30 Tuesday-Sunday

IN ARCHIVIO [78]
Zanele Muholi - Lindeka Qampi
dal 11/12/2015 al 13/2/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede