Palazzeschi è una delle voci più limpide del nostro Novecento poetico, apparentemente semplice, tanto da dispiacere ai tromboni scolastici degli anni trenta che privilegiarono personaggi minori, più consoni alla gretta fantasia del regime. Ma da buon figlio di commercianti il nostro serpentello sapeva aggirare gli ostacoli e dopo il suo uomo di fumo, ha dato alle stampe una vasta produzione di novelle e romanzi per tutti i gusti fino agli anni sessanta.
Aldino mi cali un filino?
Florilegio di novelle e poesie di Aldo Palazzeschi in due tempi con canzonacce e balletti d'epoca.
Regia di Paolo Poli.
Palazzeschi è una delle voci più limpide del nostro Novecento poetico, apparentemente semplice, tanto da dispiacere ai tromboni scolastici degli anni trenta che privilegiarono personaggi minori, più consoni alla gretta fantasia del regime. Ma da buon figlio di commercianti il nostro serpentello sapeva aggirare gli ostacoli e dopo il suo uomo di fumo (originalissimo romanzo ad apertura del secolo), ha dato alle stampe una vasta produzione di novelle e romanzi per tutti i gusti fino agli anni sessanta. Questo senza mai smettere la creazione poetica in cui da vero saltimbanco (come lui stesso si definì) è riuscito a toccare tutte le mode letterarie senza esserne mai fagocitato, sempre serbando cioè la sua fisionomia inconfondibile.
Marinetti futurista e i suoi bombardamenti aerei, D'Annunzio decadente con le sue basilisse morte nei giardini abbandonati, Pascoli agreste col gre gre delle raganelle e i clop clop delle cavalline storne... tutti vengono passati al setaccio dalla sua sottile ironia per ambientarsi in un mondo poetico novecentesco e insieme squisitamente personale. Il presente spettacolo raduna figure e figurine di diversi periodi accomunate dalla curiosità con cui le guarda l'autore e dall'estro con cui le racconta: la gigantessa, la nana, lo scorreggione, il gobbo, il ladro, la morfinomane, le porcellone... sembrano scoperte dalla lente dell'entomologo quasi a far da antenati al festoso mondo felliniano.
La prosa e i versi di Palazzeschi paiono a volte parodiare il linguaggio parlato e quello delle canzonette. Lo spettacolo in tal modo si articola sulle musiche della prima guerra mondiale, ci trasporta tra le mollezze del lupanare borghese, ci esalta alle impennate del varietà nazionalista, ci intenerisce sul lavoro dei sobri operai, ci incuriosisce sui peccati d'oriente con occhi a mandorla e rievoca infine l'epopea coloniale africana coniugante l'eroismo con l'esotismo. Evitando lo sciatto naturalismo televisivo, scenografie e costumi si ispirano alla pittura più importante del secolo appena spirato, per sottolineare il lato più segreto e profondo della divertente musa palazzeschiana.
Teatro Verdi - Via Ghibellina, 99 - Firenze - Tel. 055212320 - Fax. 055288417