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Atomic Explosion
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8/12/2000

Atomic Explosion

Dieci.due! (vecchia sede), Milano

Ins Blaue. Questo è il titolo dell'opera realizzata lo scorso anno dalla coppia di artisti olandesi Marie van Leeuwen e Johan Wagenaar. Quest'opera è ispirata all'immagine della bomba atomica. Un'immagine che, fortunatamente, solo in pochi hanno avuto occasione di vedere nella realtà, ma che, grazie alla cinematografia e alla fotografia, è universalmente nota e riconosciuta.


comunicato stampa

Ins Blaue. Questo è il titolo dell'opera realizzata lo scorso anno dalla coppia di artisti olandesi Marie van Leeuwen e Johan Wagenaar. Quest'opera è ispirata all'immagine della bomba atomica. Un'immagine che, fortunatamente, solo in pochi hanno avuto occasione di vedere nella realtà, ma che, grazie alla cinematografia e alla fotografia, è universalmente nota e riconosciuta. Una delle immagini più emblematiche degli ultimi cinquant'anni.

Ciò considerato, risulta ancor più sorprendente che soltanto pochi artisti si siano ispirati ad essa. Un'eccezione è rappresentata da Andy Warhol, con la sua opera Atomic Bomb risalente al 1965. Laddove Warhol si è limitato ad oscurare parzialmente l'immagine dei media apportandole delle modifiche di minima entità, Wagenaar e van Leeuwen hanno invece tentato di conferire al rapido lampo di luce un aspetto che richiamasse un concetto opposto a quello originario. Realizzata in primo luogo in creta, questa immagine, che rappresenta la nuvola più famosa in assoluto, ha assunto una pesante componente di materialità.

Da questa prima fase è derivato successivamente un oggetto fuso in alluminio che rappresenta in modo chiaro qualcosa di diverso da una bomba atomica. Proprio nel contrasto tra la fonte di ispirazione dell'opera e la sua forma definitiva si manifestano le specifiche qualità del lavoro di questi artisti. La forza di gravità trattiene l'opera scultorea al suolo, mentre essa tenderebbe a schizzare verso l'alto; la massima attenzione dedicata all'effetto della superficie rende tangibile un'immagine di per sé immateriale; in quanto destinato ai locali di un museo, il gigantesco fungo viene riportato alle dimensioni umane. Il gioco di trasformazioni risulta alla fine in un effetto burlesco.

Il progetto di collaborazione tra gli artisti ha un che di unico, in quanto né la pittrice (van Leeuwen) né lo scultore (Wagenaar) sono stati in grado di legittimare il loro operato dal punto di vista tecnico. Essi si sono entrambi impegnati nella ricerca di una forma che in realtà supera i confini del possibile. Non suscita pertanto alcuno stupore che un punto di riferimento sia stato identificato nella sfida barocca di conferire una forma ad elementi non visibili, come il vento, o privi di forma, come l'acqua.

Nel diciassettesimo e nel diciottesimo secolo, numerosi santi si lasciano trasportare su una nuvola di gesso o di travertino, mentre il vento prende possesso dei loro drappeggi marmorei. In questo caso si presenta tuttavia in primo piano la più importante trasformazione; si tratta infatti di un'immagine che appartiene al suo tempo e che come tale esige una materializzazione che rispetti la sua reale collocazione storica.

Ciò risulta in un'opera scultorea decisamente fuori dall'ordinario, che occupa lo spazio vuoto da cui la luce azzurra è scomparsa per sempre. La componente burlesca si manifesta principalmente quado lo spazio viene occupato dal pubblico di osservatori e l'oggetto diviene il testimone silenzioso di una spaventosa esplosione, la cui forma bizzarra rappresenta l'effettiva fonte di scandalo.
(Dr. Frank Reijnders)

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