CACT Centro d'Arte Contemporanea Ticino
Contemporanea Giovani. Le buie visioni metropolitane di Barbara DePonti trovano la luce da piegature che l'artista fa su fogli di carta precedentemente dipinta. Il lavoro di Francesca Guffanti ruota attorno all'universo infantile. Sebastiano Mauri utilizza il video con un approccio in parte pittorico. Attilio Solzi mette in scena la solennita' di un'esistenza popolare.
Contemporanea giovani. Barbara DePonti, Francesca Guffanti, Sebastiano Mauri, Attilio Solzi
L’esposizione nasce dalla volontà comune con i promotori di Contemporanea Giovani Tre apertasi lo scorso luglio alla Pinacoteca Civica di Como, di creare un link insubrico tra Como e la Svizzera, credendo alle diversità culturali e regionali, ma altresì convinti dell’importanza di un vitale scambio.
Per l’odierna tappa svizzera, il CACT ha selezionato 4 autori presenti nell’edizione comasca del 2004 con lo scopo di presentarne l’opera seguendo criteri curatoriali che mettessero in evidenza soprattutto gli aspetti del processo creativo. Oltre a ciò l’interazione con geografie e contesti professionali diversi vuole accrescere gli effetti comparativi, dimostrando che la creazione artistica non si arresta al puro prodotto, bensì continua a risplendere di luce propria nel decorrere storico ed in altri ambiti geografici. Il curatore – figura quanto mai contrastata – determina e giustifica, con il proprio approccio tematico/installativo, quel meccanismo di avvicinamento osmotico pubblico/artista, denunciando più o meno consapevolmente un plausibile invecchiamento dell’arte, intesa come prodotto/feticcio. Integrando le visioni degli artisti con quelle del curatore si tracciano dall’inizio quei sentieri processuali e di continua mobilità del pensiero interpretativo.
Contemporanea Giovani ha rappresentato negli ultimi tre anni a Como un evento innovativo. I loro promotori sin dall’inizio hanno captato e sentito – coadiuvati dal sostegno pubblico – l’esigenza di dare visibilità [in maniera continuativa a tempo determinato] alla produzione d’arte contemporanea, e di coinvolgere una rete di presenze/proposte artistiche giovanili [più o meno alternative, e/o più o meno altre].
Uno degli intenti degli organizzatori è anche stato quello di creare un tessuto di interdipendenza tra regioni, coinvolgendo centri d’arte o altre istituzioni, al fine di potersi estraniare da un approccio sistematico – e quindi lontano da dogmatiche definizioni – e avvicinandosi il più possibile ad una intersecazione eterogenea di linguaggi attorno alle arti audiovisive.
Lo scopo di questa collaborazione non è un procedimento di clonazione o ripetitivo, quanto piuttosto di individuazione di un procédé artistico individuale inserito in un sistema comparativo, coinvolgendo un contesto come quello svizzero, atipico e innovativo, soprattutto per quanto riguarda la fruizione dell’opera d’arte e le molteplici opportunità di lettura.
Senza entrare troppo nel dettaglio dei temi affrontati – riassumibili sommariamente nel confronto degli autori con sé stessi a fronte di un determinato tessuto sociale –, questa operazione chiede risposte non solo agli artisti, bensì anche agli operatori culturali: qual è il ruolo di uno spazio espositivo ufficiale più o meno indipendente?
Quale è il significato ultimo dell’organizzazione di mostre in contesti indoor? Quali sono i compiti gestionali e le finalità del curatore di fronte alle visioni degli artisti all’interno di una sorta di isteria mercantile? In che maniera tutto questo si può sviluppare positivamente seguendo un concetto di autorità o di autenticità ?
Il CACT ha selezionato e propone quattro artisti italiani, già presenti nell’edizione di Contemporanea Giovani 2 del 2004. Essi sono Barbara DePonti, Francesca Guffanti, Sebastiano Mauri, Attilio Solzi. Il Centro ha cercato di operare una scelta di autori del Mediterraneo, che – proprio perché italiani e quindi depositari di un loro proprio concetto di “geografia†– fossero legati a una tradizione, per così dire, pittorico/architettonica, anche se i mezzi usati coinvolgono anche il video e/o riflettono una concezione più installativa galvanizzata attorno all’idea di arte e spazio o comunque di “segno nello spazioâ€. E’ interessante rilevare come il concetto di globalizzazione, riconducibile a quello più esteso di international style, non riesca [forse a ragione] a cancellare le radici originali di un artista, il suo luogo geografico, culturale, la storia e la sua coscienza.
Le buie visioni metropolitane della milanese Barbara DePonti trovano la luce da piegature che l’artista fa su fogli carta precedentemente dipinta. Piegare equivale a consumare lo strato di pigmenti della carta, affinché riaffiorino tratti del colore originario. La superficie sembra graffiata a indicare l’intima sofferenza (sub)urbana dell’artista ne/per il luogo in cui essa vive. Le sue vedute architettoniche finiscono per svelare questo difficile rapporto dicotomico uomo/città attraverso rappresentazioni cupe e scheletriche, quasi fossero ormai già divenute proiezioni della memoria che si consuma nel decorrere del tempo.
Di tutt’altro tenore è il lavoro ultimo e profondamente pittale di Francesca Guffanti attorno all’universo infantile. Apparentemente ludico e colorato, l’artista dipinge e riporta, come in un diario, scene di vita con bambini; che giocano, che mangiano e/o indaffarati nella loro dimensione quasi transreale e, ciò nonostante, quotidiana. Francesca Guffanti ne dipinge le impressioni e come impressioni ne ritrae le gesta. Per un certo effetto di trasparenza e con la precarietà date da una scarsa definizione dei contorni e cura per il dettaglio, l’artista ripercorre in differita la sfuggevolezza di una realtà altra che si vive nella ripetizione della quotidianità .
Sebastiano Mauri affronta per questa occasione il mezzo video, anche se l’approccio ha una radice ancora in parte pittorica. Attratto dallo stile del Portrait, con l’opera Faded, 2004 l’artista riesce a evidenziare maggiormente lo studio sulle espressioni e metamorfosi del volto, illustrando due visi accostati e proiettati per mezzo di diapositive, come due pagine di un libro aperto. Con immagini fluttuanti tra sfuocamento e punto di massimo fuoco per un’immagine e viceversa per l’altra, Mauri vuole farci intendere un mondo dell’uomo dalle mille sfaccettature, sfiorando quei significati bipolari e opposti umano/animale.
Interamente audio-video è l’altra opera The Song I Love To, 2005: ripresa con telecamera fissa di una serie di personaggi ritratti in posa immobile, a mo’ di sequenza. Sullo sfondo, quale colonna sonora, la canzone d’amore che ognuno dei personaggi si è scelta come simbolo importante del proprio vissuto. Siamo nuovamente di fronte a un’interessante contrapposizione dicotomica tra le espressioni e gli atteggiamenti, talvolta banali e noiosi dei personaggi, e le visioni d’amore ed universali inequivocabilmente legate alla dimensione umana ed espresse dal canto.
Con le opere video titolate Sommario del tedio e Guida per un Punk domestico, l’artista Attilio Solzi mette ironicamente in scena la nobiltà e la solennità di un’esistenza popolare, popolana e vagamente pezzente, partendo da un’illustrazione “di tutti i giorni†delle nostre piccole utopie, visioni e fantasmi. Solzi – attraverso una riproduzione verista [quasi pasoliniana] e a volte scabrosa delle emozionalità della gente ultima che ritrae, che intervista e che riesce a trasformare in attori forse inconsapevoli – rimette intelligentemente in discussione il concetto di fare arte, di prodotto artistico relazionato ai luoghi espositivi ufficiali, al cosiddetto “mercato dell’arteâ€. Si può affermare che l’artista abbia superato ormai ogni mezzo [il mezzo che usa], superando così anche, con notevole resistenza, ogni tipo di protagonismo artistico.
[Mario Casanova, in Contemporanea Giovani Tre, Silvana Editoriale, 2005]
Inaugurazione: sabato 24 settembre 2005 alle ore 17:30
CACT Centro d’Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3 - Bellinzona
La mostra – corredata da una pubblicazione per i tipi di Silvana editoriale – è visibile da venerdì a domenica dalle 14 alle 18 o su appuntamento.