Visio Gloriosa è un percorso in continua evoluzione, per la natura dei materiali di riferimento che sono in continua trasformazione ed arricchimento in base ai viaggi, agli incontri e alle visioni. La visionarietà dell'evento è strettamente connessa alla capacità dei Motus di calarsi in una dimensione visionaria e allucinata, perdendo i riferimenti temporali e spaziali.
Regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolo'.
Con Vlada Aleksic, Anna De Manicor, Catia Dalla Muta, Dany Greggio, Tommaso Maltoni, Cristina Negrini, Anna Rispoli, Damir Todorovic.
Macchine acquatiche di Tommy Maltoni e Luca Mazzali in collaborazione con Stephan Duve.
Campo scenico di Enrico Casagrande e Daniela Nicolo'.
Abiti di Manuela Nisca Bonci, Olivia Spinelli.
Suoni di Massimo Carozzi, Enrico Casagrande.
Visio Gloriosa è un percorso in continua evoluzione, per la natura dei materiali di riferimento che sono in continua trasformazione ed arricchimento in base ai viaggi, agli incontri e alle visioni.
La visionarietà dell'evento è strettamente connessa alla capacità dei Motus di calarsi in una dimensione visionaria e allucinata, perdendo i riferimenti temporali e spaziali.
Nasce come evento circolare senza inizio e senza fine, senza possibilità di visione univoca, o frontale, andando ad infrangere ogni concezione canonica di tempo e sviluppo scenico.
Un flusso senza tempo e conseguenze, in cui gli attori agiscono coralmente, senza relazioni reciproche.
Un flusso di parole dell'estasi, pesanti e leggere, di Maria Maddalena de Pazzi e Santa Caterina da Siena, che aprono a immagini come alienazioni totali del mondo circostante, a visioni allegoriche, applicate a realtà terrene, motivate con pensieri di raffinata astrattezza. Una sceneggiatura di fatti ultraterreni, sulle soglie dei più alti cieli o nel fondo degli abissi infernali, intramezzate da danze, corse, agitazioni o rigidità corporee; una partitura anche fatta di parole ad alta voce, veloci o scandite, sommesse o urlate, interrotte o intercalate da silenzi contemplativi.
Dalle parole tratte dalle poesie di Juan De la Cruz emerge tutta la tensione tra la carne e le passioni del corpo, scaturisce inoltre il desiderio di farlo esplodere, di uscirne. Sembrano anticipazioni della teoria del "corpo senza organi" di Artaud, che racchiudono una folle carica di anarchica ribellione ad ogni tentativo di formalizzare rigidamente il rapporto uomo-Dio.
Lo spettacolo ha vinto il concorso Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000 del Teatro di Roma.
Biglietto £ 15.000
Inizio serata ore 20.30
CRT - Teatro dell'Arte - via Ulisse Dini 7 - Milano - Tel. 02 861901