Da oltre 40 anni l'artista lavora con materiali naturali, primo fra tutti il legno (ma anche la terra, il vetro, il ghiaccio) per porre l'accento sull'elemento primario. Con le sue forme ritagliate nel legno grezzo, le sue citazioni, le sue mimesi e con le sue grandi 'rappresentazioni' Ceroli ha voluto tradurre l'idea in gesto e materia.
Mostra personale
Un universo armonioso nella contiguità di materiali, forme, spazi dell'ambiente umano; un equilibrato gioco tra simbolo e realtà , ma con quello scarto che solo marca il confine dell'arte: questo è il lavoro che Mario Ceroli ha costruito in oltre 40 anni di tenace e costante forza e felicità creativa. Nato nel 1938 a Castelfrentano, formatosi a Roma all'Istituto d'Arte, dedicatosi in primo lugo alla ceramica, Ceroli ha avuto un esordio precoce e felice, sostanzialmente da autodidatta, vincendo nel 1958 il premo per la giovane scultura alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. La sua comparsa sulla scena artistica romana ha contribuito a quella riformulazione del linguaggio che ha caratterizzato gli anni '60 (e non solo in Italia) ed ha aperto la strada, precorrendole, alle poetiche dell'arte povera ed alle successive installazioni (che si svilupperanno alla fine degli anni '60) pur rimanendo nella struttura dell'immagine nell’ambito poetico di quella che fu definita la pop art italiana. Il gesto germinale e sostanziale di Ceroli è stato quello di lavorare su materiali naturali, primo fra tutti il legno (ma anche la terra, il vetro, il ghiaccio) per porre l'accento sull'elemento primario, sul senso emergente delle cose reali, sul valore simbolico dell'opera, sul gesto fondante dell'artista. Ha così destituito del suo valore il materiale aulico e "nobile" della scultura, investendo di una nuova e forte capacità di rappresentazione il materiale naturale e povero. Con le sue forme ritagliate nel legno grezzo, le sue citazioni da icone dell'arte, le sue ironiche mimesi e, poi, con le sue grandi "rappresentazioni" Ceroli ha reso fisica l'idea, l'ha tradotta in gesto e in materia e, nello stesso tempo, ha occupato lo spazio in una stupefacente proliferazione di forme, in quell'intento dell'artista "faber" di medievale ascendenza che si propone di disegnare la realtà e l'ambiente umano in ogni sua declinazione, ma nel farlo li trascende sublimandoli. Muovendosi dunque tra simbolo e realtà , Ceroli ha creato una alterità che, da sola, è il campo privilegiato dell'arte. Il carattere "invasivo" del suo lavoro lo ha portato allo sconfinamento in ambiti che solo un'idea angusta dell'opera d'arte assegna a categorie "inferiori"; il teatro in primo luogo, dove già nel '67 ebbe la sua prima esperienza con Riccardo III, e che non ha mai abbandonato, collaborando con i più importanti allestimenti di drammi e opere; il cinema; il disegno di interi ambienti, di "luoghi della vita" (così come in questo secolo hanno fatto i più grandi architetti, da Wright a Le Courbusier ad Aalto).
Immagine: Ceroli, La casa di Dante (1965)
Per informazioni e materiale fotografico: Maura Parodi maura.parodi@libero.it
Inaugurazione 6 ottobre ore 18/24
Marco Canepa Arte Contemporanea
via Caffaro 20r 16124 Genova
dal lunedi al venerdi 15:30 -19
mattino e sabato su appuntamento