Hello headspace. L'artista mostra un nuovo corpo di opere che indagano i processi mentali, attivando una sorta di pseudomisticismo nei confronti delle icone della storia dell'arte. Un gioco interattivo sulla memoria, l'interpretazione e l'associazione creativa. La spirale, archetipo concettuale, e' una costante in tutta l'esposizione.
Hello headspace
La Galleria Fonti presenta Hello headspace, prima personale italiana di
Peter Coffin. L’artista americano crea un nuovo corpo di opere che indagano
i processi mentali, attivando una sorta di pseudomisticismo nei confronti
delle icone della storia dell’arte. Un gioco interattivo sulla memoria, l’
interpretazione e l’associazione creativa.
La spirale, archetipo concettuale, è una costante della mostra che
ritroviamo nel poster Untitled (Blah Blah Blah Blah Blah Blah Blah Blah
Mystic Truths), citazione di un lavoro di Bruce Nauman, che per Coffin ha
funzione di parodia dell’arte e strumento di autorealizzazione.
La stessa matrice è presente nell’istallazione fotografica Untitled
(Rainbow), formata da una serie di foto che raffigurano paesaggi con
arcobaleni, legati tra loro in modo da formare una spirale.
Una luce colorata con moto circolare, illumina dall’alto una scultura in
alluminio lucido, Untitled (Pirate). Quest’opera, manifesta le
caratteristiche del pirata come icona dell’immaginario collettivo con i suoi
attributi asimmetrici: il ghigno, l’occhio bendato, la spada, il pappagallo.
L’artista bloccando il pirata su un piedistallo con due pappagalli, due
gambe di legno, due bende sugli occhi e due uncini, gli conferisce una nuova
rappresentazione ironica e simmetrica.
I colori dello spettro solare, in relazione alle note musicali, sono
presenti nell’installazione Untitled (Light organ). Un modello in scala dell
’Empire State Building, collegato a una tastiera elettronica, si illumina
con luci colorate in funzione dei tocchi sui tasti. Un’azione che si collega
ai fenomeni sinestetici esplorati da Newton, Goethe e Kandinsky.
Untitled (Imprints) è una serie di piccole foto che descrivono formalmente
il processo creativo dell’artista e il suo ruolo di produttore/interprete.
Questo procedimento tecnico rappresenta il capovolgimento concettuale del
rapporto tra il cervello e l’immagine.
Peter Coffin nasce nel 1972 a Berkeley, California , vive e lavora a New
York.
Tra le mostre personali: "New Work", Living Room D Lyx Gallery, Malmo,
Sweden;“Absynth Drinkerâ€, The Wrong Gallery, New York,2005; "It Chooses
You", Andrew Kreps Gallery, New York;,),2004; "Perfect If On", Andrew Kreps
Gallery, New York,2002; "Peter Coffin: New York", University of California,
Davis Art Gallery, Davis, CA,1995.
Tra le collettive: "Threshold", Max Wigram Gallery, London, UK; Greater New
York, P.S.1/MoMA, Long Island City, New York,2005"Beating About The Bush"
South London Gallery, London,; Collection (or, How I spent a Year) P.S.1
Contemporary Art Center (curated byBob Nickas); "Natural Habitat", The Paine
Art Center, Osh Kosh, Wisconsin; "Boundless", Stenersenmuseet, Oslo;"Blind
Dates", Sculpture Center,NY;Yugoslav Biennial of Young Art Belgrade, The
Liverpool Biennial;Copy-art, ICA London; "New Party†The Breeder, Athens,
Greece,2004;" Kult 48 Klubhouse", Deitch Projects, NY;"Teenage Rebel: The
Bedroom Show", Galerie du Jour, Agnes B., Paris;"Definitively Provisional",
White Chapel Project Space, London;"Karaoke Death Machine", Daniel Reich
Presents, New York, NY,2003; B-Hotel, P.S.1/MoMA, Long Island City, New
York,2001;"Interchange: Simultaneity in Action", John Adams Foundation for
Art, Amsterdam,2000.
Immagine: Green house
Inaugurazione 14 ottobre 2005 ore 18.30
Galleria Fonti
Via Chiaia 229 - Napoli
Dal martedì al venerdì 16.30-19.30