Sfigmi. In mostra quattro grandi tele e altre piccole che sono una meditazione sull'interiorita' e portano in superficie la memoria delle visioni interiori dell'artista. La Ros cerca un proprio modo di essere all'interno della poetica della corporeita', sintetizzata soprattutto dall'icona del corpo femminile.
Sfigmi
Caratteristica dell'artista - che pratica la pittura nella sua accezione
tecnica più tradizionale - è la necessità , quasi l'ossessione, di
proiettare costantemente il suo dire verso l'ulteriorità , sottoponendo
il suo linguaggio al rischio permanente dell'accelerazione forzata.
In realtà , per diverso tempo, la Ros si è concentrata soprattutto sulla
definizione tematica, sulla declinazione del tema forte, cercando un
proprio modo di essere all'interno della poetica della corporeità ,
sintetizzata soprattutto dall'icona del corpo femminile. Rispetto a
questa fase della ricerca, va detto che l'esito essenziale consiste
nella convincente epifanìa del Corpo come "spazio pervio", attraversato
da tensioni consce e inconsce; in grado di assorbire ed emettere
energie; capace, soprattutto, di essere "luogo" e insieme "antenna" del
desiderio... (Fabio Girardello ).
Questo punto di vista si fa carico
della fisicità dell'atto della pittura che è sommesso ma esistente come
ci ha insegnato John Dewey, ma sarebbe riduttivo leggere tutto il lavoro
di questa artista alla luce di una corporeità che trascuri l'elemento
artistico del colore. Celebre è l'operato continuo di scavo fatto da
Cézanne nei confronti della sua pittura posta di fronte alla struttura
del Monte Saint-Victoire. Cezanne riuscì a eliminare la struttura
sottostante la pittura sino a renderla libera in una prospettiva aerea
costruita con il puro colore. E questo sembra il nodo che ha incontrato
sulla sua strada la stessa Sonia Ros. La libertà del colore, il segno
senza significato grammaticale bensì esistenziale, la porta più verso
Per Kirkeby e la sua pittura di paesaggio psico-geografico di memoria
che ha anche un riferimento dal vero attraversato da lampi di movimento
mnemonico.
Queste quattro grandi tele che vedremo da Juliet a Casier denominate
"Sfigmi" e altre piccole anche se a colpo d'occhio sembrano rimandare ai
fasti dell'informale degli anni ottanta (soprattutto spagnoli) sono
invece una meditazione sull'interiorità e portano in superficie la
memoria delle sue visioni interiori. Certo la casistica mistica ci fa
intuire che attraverso la purga del corpo si ottiene la giusta misura
della propria spiritualità e queste tele se guardate a lungo
riecheggiano valli, fossi, anfratti così come lampi di luce, balenii e
tempeste degne sì della tradizione del Giorgione ma intrigate dalla
modernità agnostica della sospensione del giudizio gestuale.
Boris Brollo
Inaugurazione: domenica 23 ottobre 2005, alle ore 11
Spazio Juliet di Casier
piazza Pio X n. 76 - Trieste