Centro Culturale Villa Marazzi
Cesano Boscone (MI)
via D. Alighieri, 47
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David Stewart-Smith
dal 19/11/2005 al 4/12/2005

Segnalato da

Circolo Fotografico Cizanum



approfondimenti

David Stewart-Smith



 
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19/11/2005

David Stewart-Smith

Centro Culturale Villa Marazzi, Cesano Boscone (MI)

I Nuba. Le immagini del fotografo si situano in continuita' con quelle di George Rodger, Leni Riefenstahl e Francesco Zizola. Immagini che da un lato esprimono forza, con i volti nobili, le rocce, la lotta, e dall'altro la dolcezza, il canto, la danza, la poesia, il senso artistico di questa popolazione.


comunicato stampa

I Nuba

I Nuba sono un mito che si rifiuta di morire. I guerrieri e i lottatori nuba non sono più quelli delle foto di George Rodger e di Leni Riefenstahl. Non si dipingono più il corpo con le figure geometriche che la Riefenstahl ha reso famose, non tutti hanno il fisico del vincitore portato sulle spalle del vinto della foto-simbolo di Rodger. Ma continuano a lottare, impegnati nella difesa della loro dignità di persone umane contro un regime che vuole annientarli. Visitare i nuba è importante, non solo perché rappresentano uno degli ultimi miti dell'Africa, ma perché l'incanto dell'ambiente naturale delle Montagne Nuba, questi torrioni che si elevano sopra un mare di colline e l'architettura dei villaggi, con le loro case di pietra in cima a colline terrazzate, aiutano a capire l'animo di questa gente forte che nei secoli ha tenuto vivo l'orgoglio di essere africana. Fra i nuba si distinguono oltre cinquanta gruppi etnici, eppure questa gran varietà culturale all'interno di un gruppo umano che non raggiunge i due milioni di persone, non ostacola il senso di una comune identità. Alla domanda "A che popolo appartieni?" la risposta non sarà mai "Sono un tira, o un otoro, o tullishi, o moro, o miri" ma un orgoglioso "Io sono nuba".

Paradossalmente, l'identità nuba è nata dall'oppressione che costituisce la fondamentale esperienza storica di questo popolo. Nuba è una parola che non esiste in nessuna lingua locale, ma è stata usata per secoli in Egitto e nel Nord Sudan per definire le genti nere, considerate potenziali schiavi. Nonostante l'isolamento, i nuba hanno subito un processo di islamizzazione, che è avvenuto spontaneamente, soprattutto all'inizio di questo secolo. L'amministrazione britannica nel 1922 con la Closed District Ordinance isolò i nuba, sanzionando un dato di fatto. Ma se nessuno entrava nella zona delle Montagne Nuba, non era proibito ai nuba di andare a cercare lavoro a El Obeid e Khartoum. Molti ritornarono islamizzati, e iniziarono un processo che poi fu continuato dai mercanti arabi, al punto che oggi l'Islam, nella sua forma "africanizzata" - cioè tollerante e con elementi della tradizione africana - è la religione di almeno il 40% dei nuba.

Le terre dei nuba sono le più fertili del Nord Sudan, escludendo solo le sponde del Nilo. E alcuni dei gruppi etnici nuba sono tra i migliori agricoltori dell'Africa. Sono però le vaste terre ondulate alle base delle montagne che hanno attirato l'attenzione degli uomini politici e dei ricchi commercianti di Khartoum. Così negli anni settanta, con grandi prestiti delle banche islamiche, la borghesia di Khartoum cominciò a spartirsi le terre nuba e ad introdurre l'agricoltura meccanizzata per la coltivazione di cotone, sorgo, tabacco, arachidi, sesamo. La presenza di queste vaste fattorie, di migliaia di ettari, inasprì le relazioni fra gli arabi e i nuba. I tribunali diedero sempre ragione agli arabi immigrati contro i nuba, che non solo perdevano metodicamente tutti i casi in tribunale, ma vedevano la polizia e l'esercito mettersi al servizio dei mercanti arabi e diventare i principali attori dei soprusi contro di loro. Questo fu probabilmente il fattore più importante che fece crescere il malcontento dei nuba e li preparò ad accettare lo SPLA/M come una risposta alla prepotenza di chi voleva impossessarsi delle loro terre. A questa disputa di natura prettamente economica il governo diede una copertura religiosa, culminata nel 1992 con la proclamazione della Jihad, guerra santa, contro i "ribelli infedeli, nemici della religione e della nazione".

Nel caso nuba si parla di un genocidio consumato non necessariamente con l'eliminazione fisica della gente, ma con l'annientamento della loro identità culturale e con la trasformazione genetica. Nei "campi della pace" i bambini nuba venivano separati dalla famiglia e istruiti nel musulmanesimo più fondamentalista per fare le guerra santa contro i loro connazionali, e le donne venivano sistematicamente violentate, così che la prossima generazione Nuba fosse anche geneticamente più araba che nuba. Ma la lotta dei nuba, la loro voglia di dignità e di indipendenza non appartengono solo al passato. In questo i nuba sono fedeli al mito. Le immagini di David Stewart-Smith si situano in continuità con quelle di George Rodger, Leni Riefenstahl e più tardi Francesco Zizola. Immagini che da un lato esprimono forza, con i volti nobili, le rocce, la lotta, e dall'altro la dolcezza, il canto, la danza, la poesia, il senso artistico di questa gente che si rifiuta di morire. Di Renato Kizito Sesana dall'introduzione del calendario Amani 1998

Dal 19 gennaio 2002 sulle Montagne Nuba è in vigore un cessate il fuoco firmato a Bürgenstock in Svizzera dal Governo di Khartoum e il movimento ribelle SPLA/M con la mediazione degli Stati Uniti che ha interrotto il brutale genocidio fino ad allora in atto. Attualmente ci troviamo nella fase finale di un negoziato di pace apertosi nel luglio 2002 a Machakos, in Kenya, dove le parti in lotta hanno trovato accordo su tutti i protocolli previsti ma devono ancora apporre quella firma che sancirà, almeno sulla carta, la pace in Sudan.

Cos'è Amani?

Amani che in kiswahili vuol dire pace è un'associazione laica ispirata e fondata tra gli altri dal padre comboniano Renato Kizito Sesana. Amani è una Organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Affari esteri.

Amani si impegna particolarmente a favore delle popolazioni africane seguendo queste due regole fondamentali:
1 curare lo sviluppo di un numero ristretto di progetti, in modo da poter mantenere la sua azione su base prevalentemente volontaria per contenere i costi a carico dei donatori.
2 affidare ogni progetto ed ogni iniziativa sul territorio africano solo ed esclusivamente a persone del luogo.

A conferma di questo molti degli interventi di Amani sono stati ispirati da un gruppo di giovani africani riuniti nella comunità di Koinonia. Le principali attività di Amani sono le due case di accoglienza per i bambini e le bambine di strada di Nairobi in Kenya, Kivuli e Casa di Anita; Mthunzi Centre, un progetto per i bambini di strada di Lusaka in Zambia; la difesa del popolo Nuba in Sudan, vittima di un vero e proprio genocidio.

Inoltre, Amani sostiene News from Africa un'agenzia di stampa redatta interamente da giovani giornalisti e scrittori africani, una piccola scuola in Kenya nel poverissimo quartiere di Kibera, e una compagnia di giovani attori che lavorano per una cultura di pace attraverso la mediazione dei conflitti: l'Amani People's Theater.

BIOGRAFIA

David Stewart-Smith iniziò a lavorare come foto-giornalista in Afghanistan. Nel 1987 viaggia insieme alle forze Mujhadeen per fotografare la guerra contro le milizie sovietiche. Ci vogliono tre mesi per portare a termine il lavoro e le foto vengono pubblicate da Time Magazine, The Sunday Times e Philadelphia Inquirer. Da allora è stato in Afghanistan altre cinque volte tra il 1988 e il 1995. I suoi servizi vengono pubblicati da The New York Times Magazine, The Guardian, The Daily Telegraph, The Times and Sunday Times, Us News, World Report e The Independent.

Lavora spesso in paesi come Birmania, Cambogia, Vietnam, Somalia, Rwanda, Sudan e Bosnia. Il suo approccio fotografico privilegia situazioni pressoché ignorate dalla stampa internazionale. Come scatta fotografie da reportage giornalistico, così fotografa episodi significativi e ritratti. Uno dei suoi incarichi lo hanno portato in Sudan, dove ha vissuto e lavorato con le popolazioni dei Monti Nuba, immortalando la loro straordinaria cultura e la guerra continua contro le forze governative islamiche. The Sunday Times pubblica un reportage in bianco e nero di otto pagine nel maggio del 1996.

Un altro aspetto del suo lavoro riguarda il suo legame costante con diverse organizzazioni umanitarie internazionali. Negli ultimi nove anni ha lavorato con organizzazioni come Save The Children Fund, il Comitato Internazionale della Croce Rossa, Amnesty International, Catholic Aid For Overseas Development e Care International. Questo gli ha agevolato spesso l'ingresso in paesi e regioni altrimenti irraggiungibili. Le sue foto vengono utilizzate dalle organizzazioni umanitarie per raccogliere fondi e per campagne di sensibilizzazione locali. Oltre a lavorare all'estero, David collabora regolarmente in Gran Bretagna con quotidiani nazionali e società di design e pubbliche relazioni.

David Stewart-Smith e i Nuba

1995
Vive e lavora insieme al popolo Nuba durante i mesi di ottobre, novembre e dicembre. Riceve l'incarico da National Geographic Magazine (USA) di fotografare la loro lotta tradizionale, unica al mondo. Sia Sunday Times che French Geo Magazine pubblicano servizi in bianco e nero sui Nuba. Inoltre documenta la loro cultura per un suo progetto a lungo termine.

1999
Cinquant'anni dopo che George Rodger ha scattato la famosa fotografia del lottatore Nuba sulla spalla di un rivale, David ritorna nello stesso luogo per fotografare la lotta di oggi. Life Magazine e la rivista Saturday Independent pubblicano le foto.

2000
Grazie alle fotografie scattate sui Monti Nuba vince il terzo premio del World Press Photo nella sezione Stories.

Inaugurazione: 20 novembre - ore 11.00 (seguirà rinfresco)

Villa Marazzi
Via Dante, 47 - Cesano Boscone (MI)
Orario: Giovedì e Venerdì: dalle 17.00 alle 19.00. Sabato e Domenica: dalle 10.00 alle 12.00 - dalle 17.00 alle 19.00
Ingresso libero

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Valerio Zanicotti
dal 14/2/2015 al 28/2/2015

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