Christmas. Progetto realizzato dall'artista a Praga nel periodo successivo alle feste natalizie e che nasce in seguito ad una riflessione sul valore della luce in Nord Europa e su come il concetto di speranza coincida spesso con quello di illusione. L'artista presenta un nuovo ciclo di lavori, fulcro delle immagini fotografiche, come del video, e' l'icona universale del Natale: l'abete
Christmas
a cura di Emanuela Nobile Mino
Giovedi' 15 dicembre 2005 dalle ore 18,30 la galleria Sisters di Roma
inaugura la mostra personale di Eugenio Percossi dal titolo “Christmas",
progetto realizzato dall’artista a Praga nel periodo successivo alle feste
natalizie e che nasce in seguito ad una riflessione sul valore della luce in
Nord Europa e, in generale, su come il concetto di speranza coincida,
spesso, con quello di illusione.
Eugenio Percossi (1974, vive e lavora a Roma e a Praga) presenta in questa
occasione un nuovo ciclo di lavori (un video e una serie di fotografie
lambda) improntati non tanto sul significato della festivita' natalizia in
se', come riflessione bonaria nel periodo dell’avvento, quanto, semmai, sul
ruolo che tale periodo dell’anno e' giunto ad assumere oggi, perdendo sempre
piu' il vigore della cerimonia cristiana, sacrale, e acquisendo, negli
apparati e nell’iter liturgico degli atteggiamenti ad esse correlati, gli
intenti e le modalita' del rito pagano. Fulcro delle immagini fotografiche,
come del video, e', infatti, l’icona universale del Natale: l’abete, simbolo
di speranza, di vita, di luce specie nel Nord Europa dove la lunga stagione
invernale, illuminata timidamente da un sole sbiadito e impotente,
difficilmente risparmia, tanto meno alimenta, la linfa vitale della natura.
Incarnando l’energia, la continuita', la fertilita' e la fiducia nel
rinnovamento, l’albero natalizio diviene allegoria di promessa, di luce, di
primavera, doni che vanno pero' invocati e che quindi presuppongono
un’adeguata ritualita'. Un allestimento sfarzoso e propiziatorio diviene
quindi solitamente l’espressione massima di questo tipo di rituale e alle
decorazioni luminose, alle sfere luminescenti, alle lampadine ad
intermittenza viene affidato il compito di favorire la conquista delle mete
ideali e l’attuazione delle preghiere individuali.
Partendo proprio da queste considerazioni, Percossi le scavalca, per poter
scrutare piu' in la'. Le sue immagini, infatti, non ritraggono la magnificenza
e la spettacolarita' degli addobbi del cerimoniale, ma si concentrano sul
momento appena successivo: la fine delle festivita', il disfacimento dei
simboli, l’imballaggio delle guarnizioni, l’abbandono dell’albero in strada,
ormai spoglio, rachitico, inutile, quindi, il collasso del sogno, lo
smascheramento dell’illusione.
In uno dei suoi piu' importanti saggi, Paul Virilio1, parlando del ruolo
della luce nel cinema e nella televisione, ricorda l’escamotage di una rete
televisiva americana che nel periodo di Natale decise di trasmettere un
primo piano di tronchi accesi, trasformando milioni di televisori in “falsi
caminetti", lo scopo era quello di conferire ai telespettatori uno stato di
euforia, di soddisfazione attraverso l’illusione dell’apparenza.
Questo concetto sembra ribadito, rielaborato e sviluppato nel video di
Percossi, sebbene con un accento sarcastico, teatrale, destabilizzante.
Sulle note di un melodico jingle, la classica e pacifica visione di un
interno domestico, in cui campeggia l’abete agghindato, viene ad un tratto
squarciata dal bagliore dell’incendio provocato dalle luminarie, le cui
fiammate accendono, distruggendola, l’intera stanza.
All’arroganza del fuoco, surrogato della rinascita, della rigenerazione, e'
affidato l’appagamento repentino del desiderio di luce, che un minuto dopo
soccombe, insieme al resto, all’informale cupidigia delle fiamme. Ancora, il
sogno fallisce, svelando l’illusione. (E.N.M.)
Bio
Nato nel 1974 ad Avezzano (Aq). Vive e lavora a Roma e a Praga.
La ricerca di Eugenio Percossi individua nella memoria e nell’illusione, che
essa stessa genera, i suoi principi ispiratori. Le ossessioni personali e
collettive, il senso di inadeguatezza, la lucida cognizione del vuoto e
l’incognita della vita divengono argomenti sui quali l’artista si interroga
e su cui invita lo spettatore a riflettere in modo assolutamente
disincantato e razionale.
Le sue opere, siano esse dipinti su tela, fotografie o video, indagano la
spietata e sistematica logica interna al fattore tempo, il suo ineluttabile
potere di trasformare le cose, le situazioni, il corso degli eventi.
L’analisi parte dall’uomo, per sviscerarne quanto piu' da vicino le paure, i
desideri, le illusioni e ridurli in frantumi con una perizia tanto
scientifica e disillusa, quanto poetica e tranquillizzante.
Di conseguenza, anche l’instabile natura del ricordo, inteso come illusorio
tentativo di fermare il tempo in un’immagine, diviene per l’artista
argomento di studio e ulteriore pretesto per operare una demistificazione
delle vane speranze umane in una auspicata immortalita'. Il ricorrente
atteggiamento dissacratorio nei confronti della presunta superiorita'
dell’uomo, di fatto, volge al ridimensionamento delle potenzialita' e delle
utopie su cui questo basa il proprio spasmodico e quotidiano inseguimento
dell’affermazione sociale e genetica, miraggi bramati in vita, in funzione
della conquista dell’eternita' dopo la morte. Esemplare in questo senso lo
studio dell’artista sul fenomeno della diffusione democratica del ritratto,
in versione fotografica, nei primi del ‘900. Un’attenta e frequente ricerca
di fotografie scattate tra gli anni '20 e '40 del secolo scorso, ha portato
l’artista a collezionare una quantita' ingente di ritratti che, non solo sono
funzionali alla produzione di una determinata serie di lavori sul tema del
souvenir quale grande e consolatoria “bugia" ma, piu' in generale, per il
loro comune destino - la dispersione - e per via dello scarto temporale che
li separa dal momento del ritrovamento, sembrano incarnare perfettamente la
sua poetica fondata sul memento mori e sul regolare smascheramento
dell’umana tendenza al feticismo, come perpetuazione, come sopravvivenza.
(E.N.M.)
Inaugurazione: giovedi' 15 dicembre 2005 dalle ore 18,30
Sisters
Via dei Banchi Vecchi 143 - Roma
Orario: dal Martedi' al Sabato h. 10-13 e 16-20, Lunedi' h. 16-20
Ingresso libero