Associazione Culturale Satura
Genova
piazza Stella, 5/1
010 2468284 FAX 010 6046652
WEB
Cinque mostre
dal 13/1/2006 al 31/1/2006
Mar-Sab, h 16.30-19,00; chiuso Lun e festivi

Segnalato da

Satura Gallery




 
calendario eventi  :: 




13/1/2006

Cinque mostre

Associazione Culturale Satura, Genova

In programma 5 mostre: Anna Bettarini, ''Stanze d'autunno''; Agnese Marchitto, ''Magie a mani nude''; Adolfo Lorenzetti, ''Mostra personale''; Silvia Burzio, ''Il doppio linguaggio'' e Luisa Giovagnoli, ''La poetica del contrasto''.


comunicato stampa

Anna Bettarini, Agnese Marchitto, Adolfo Lorenzetti, Silvia Burzio, Luisa Giovagnoli

Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Anna Bettarini 'Stanze d'autunno'.

A cura di Valerio P. Cremolini

Nella pittura di questa giovane artista non si coglie alcuna predominanza fra la forma ed il contenuto, binomio che in ogni dipinto si delinea fondamentale ed espresso con avvedute e convincenti modalita' esecutive. L'immediata percezione di immagini della quotidianita', la pienezza dominante di toni terrosi, l'accentuazione di un'austerita' formale, la non vaga spinta intimista, rappresentano alcune delle radici su cui si innerva la pittura non edulcorata, ma poeticamente aspra della Bettarini. Nelle attraenti "stanze" dimora davvero la malinconia dell'autunno ed i simboli chiamati ad evocarlo (arredi, poltrone, angoli di case abbienti, ecc.) con i loro magici e circoscritti silenzi inducono ragionevolmente ad attribuire sempre maggiori responsabilita' al nostro essere.

Anche la tecnica mai titubante conferisce scioltezza e maturita' ad una pittura, che predilige l'inquietante e problematico colorismo per scandire il visibile e l'invisibile dell'esistenza. Siamo di fronte ad una ricerca fondata non su basi emotive, ma su ben preciso processo pittorico, nel quale l'istinto non contrasta con la ragione. Dalla dosata combinazione nascono immagini che ricreano le verita' del reale con i dubbi e le incertezze che lo animano ed il colore, indiscusso primo attore nelle tele di Anna Bettarini, sviluppa qualita' dialoganti di non breve durata.

Allineate l'una all'altra, infatti, le esigenti, espressive ed allegoriche tele della pittrice sviluppano concrete potenzialita' comunicative, riccamente sostenute dalla carica simbolica di comuni cose, che esplicitano pensieri, concorrendo a definire i contorni della propria, inimitabile visione della vita e del mondo.

Sala maggiore
ore 17.00

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Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Agnese Marchitto 'Magie a mani nude' .

A cura di Beba Marsano

Yean Dubuffet chiama "magia a mani nude" quell'arte di chi - senza mediazioni intellettuali - e' capace di trasformare in immagini i voli del cuore. Sortilegio di cui non sono capaci che i folli, i mistici, i sognatori. Artisti inconsapevoli, ignari di accademie e di mercato, la cui verita', svestita di ambizioni, seduce con il suo sapore di assoluto. Agnese Marchitto sarebbe piaciuta a Yean Dubuffet.

Per il commovente candore con cui da forma ai suoi sogni. Per l'incantato stupore con cui riesce a trasformare in fiaba i pensieri. Per la sacralita' di cui e' in grado di vestire la sua apparente semplicita'. Agnese chiama i suoi lavori "mandala", ovvero - secondo il concetto tibetano - una libera creazione risultato finale di una contemplazione. I suoi strumenti non sono quelli tradizionali della pittura, colori e pennelli, bensi' un repertorio di materiali fantasioso e casuale fatto di cartoncini e carte colorate, paillettes, fili di lana e di erba. Con questi Agnese da forma al suo mondo. Un mondo fatto di armonia, di bellezza e di impalpabile leggerezza. Un mondo dove tutto e' possibile perche', semplicemente, con l'amore nulla e' impossibile.

Sala prima
ore 17.00

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Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Adolfo Lorenzetti.

A cura di Mario Rocchi

Quando per la prima volta la natura morta fece la sua apparizione in pittura ad opera del Caravaggio, siamo alla fine del '500, si tratto' di una novita' assoluta. Sino ad allora i temi sacri e la ritrattistica atta a celebrare la grandiosita' dei potenti del tempo, erano i generi pittorici piu' importanti rappresentati nell'arte. Per la prima volta la natura viene eletta a soggetto dell'opera con un nuovo e proprio genere. Quindi non saranno piu' le presenze ideali ad essere scelte come testimoni stilistici, bensi' quelle reali e naturali. Da li', il percorso della natura morta come rappresentazione di soggetti inanimati, in genere fiori, frutta, ortaggi, strumenti musicali, con i loro contenuti simbolici e le connotazioni emblematiche, ha avuto vari momenti stilistici. Risenti' dei toni decorativi e sfarzosi del barocco, quindi del neo classico in cui prevalsero gli schematismi di composizione, sino all' 800 in cui, cessando di essere genere, dette spazio alla liberta' creativa dell'artista, per poi giungere al '900 in cui la storia della natura morta si inserisce nella diversificazione delle arti visive. Quindi di volta in volta la natura morta sara' la palese manifestazione di una determinata avanguardia storica.

Ho voluto fare questo breve excursus per poter inquadrare meglio la pittura di Adolfo Lorenzetti. Le opere che presenta in questa rassegna, sono tutte nature morte. E proprio riallacciandosi all'ultima frase di quanto detto sopra, queste tele sono a loro modo, una palese dimostrazione di una personale avanguardia. Si', certamente si potra' parlare di iperrealismo, anche di un certo tipo di neofigurazione, ma sta di fatto che il Lorenzetti affronta gli oggetti nella loro particolare messa in posa, con una descrizione minuziosa e appassionata elevando tecnicamente e qualitativamente ogni singolo componente dell' opera. C'e', nella pittura del Lorenzetti, l'attenzione verso nuove concezioni spaziali, nuovi livelli di analisi strutturale e cromatica.

Quindi quello che a prima vista puo' sembrare descrizione fredda, asettica, a ben osservare si traduce in uno sguardo a suo modo appassionato, forse gioioso. Le tematiche dell'annientamento, della fragilita', della caducita' proprie di questo genere pittorico, non sono presenti nel pittore lucchese che guarda invece alla natura morta al di la' del suo valore simbolico cogliendone la bellezza delle linee, dei colori, delle forme. Nessun significato moraleggiante dunque, ma sguardo limpido verso un soggetto che, prima di tutto, e' qualcosa che attrae la sensibilita' dell'artista per le sensazioni che sprigiona e che, per Lorenzetti, sono sensazioni strettamente legate alla bellezza degli oggetti ritratti. Una pittura quindi che, oltre all'originalita' dello stile, ha dalla sua l'amabilita', la serenita' e la piacevolezza.

Sala Colonna
ore 17.00

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Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Silvia Burzio 'Il doppio linguaggio' .

A cura di Miriam Cristaldi

L'opera scultorea della giovane torinese Silvia Burzio nasce dalla terra, dalla manipolazione dell'argilla da cui prendono forma teste, corpi, volti spesso dormienti o con lo sguardo fisso verso un punto lontano. Si materializzano cosi' delicati visi femminili con labbra carnose ed occhi affilati, sovente resi in candida terracotta che li trasfigura concentrandoli in affondi spirituali che li astraggono dal reale per proiettarli in dimensioni piu' prettamente simboliche. In particolare, il delicato ovale di una fanciulla - stretto in un telo - risalta la delicatezza del modellato su cui scivola armoniosa la luce senza creare contrasti o violenze segniche: anzi, sottolineandone la dolcezza dei lineamenti nella bianca luminosita' della materia, ribaltando la fisicita' nella sfera del sacro.

Ma Silvia Burzio - che ha una preparazione culturale scientifica e si occupa di comunicazione ed educazione ambientale - sembra riversare nel suo lavoro l'aspetto relativo alla propria conoscenza attraverso un secondo linguaggio espressivo che in qualche modo si relaziona col "fuori da se'" aprendo un dialogo tra l'architettura dello spazio e le sue opere a carattere architettonico. Prendono allora corpo una serie di sculture labirintiche, ricche di scale che salgono o scendono i vari dislivelli che l'autrice ironicamente si diverte a costruire attraverso fughe prospettiche spericolate e dove profonde voragini si aprono in corrispondenza di alte pareti murarie.

Un fare scultura, questo della Burzio, che - pur tenendo conto del mondo nuovo di cui l'artista e' partecipe solo dall'esterno facendogli ironicamente il verso - assegna all'arte una sorta di funzione riabilitativa delle tecniche tradizionali recuperando procedimenti antichi come quello della porcellana o del raku. Mentre l'immagine figurale puo' codificarsi come prolungamento dell'essere profondo dell'artista, le architetture possono metaforizzare la dimensione psichica in cui oggi ci si muove. Cio' permette all'autrice di "giocare" tranquillamente con tali, differenti, complesse realta'.

Sala pozzo e cisterna
ore 17.00

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Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), Sabato 14 gennaio 2006 alle ore 17.00, la mostra personale di Luisa Giovagnoli 'La poetica del contrasto'.

A cura di Miriam Cristaldi

"Germinazioni deliranti complicate al punto di diventare nient'altro che dei labirintici grovigli di circonvoluzioni vegetali, organiche o mentali", cosi' un critico definiva negli anni sessanta l'affabulante pittura di Andre' Masson, artista surrealista francese che poneva se stesso a soggetto dell'arte attraverso lo svelamento del proprio subconscio servendosi delle iridescenti maglie del sogno. Anche la pittura ad olio di Luisa Giovagnoli si avvale di certe deformazioni e anamorfosi del reale affidandosi a stimolanti e faraginosi sogni ad occhi aperti, rivelatori di quella parte intima che sfugge al razionale e che ingombra con le sue spire le anse cerebrali. E lo fa, in qualche misura, proprio attraverso una pittura istintuale, "di stomaco", che si abbandona ai vortici, volteggi, moti ondosi che avvolgono il reale durante il cedimento del controllo mentale.

Prende corpo allora un magma pittorico fluido, ondeggiante in spire barocche, dal quale emergono figure femminili sovente accostate a quelle maschili, dialetticamente poste in acceso antagonismo, oppure si agglutinano voluttuose forme vagamente simili a strutture di animali (uccelli) o vegetali, intrecciate a iperbolici frammenti umani e a strutture architettoniche ambientali.

Un surrealismo sui generis, dunque, che pero' sa prendere le distanze attraverso la presenza - sempre piu' convincente nel cammino pittorico dell'autrice - di elementi lineari interagenti con l'ostensivo e polomorfico elemento curvilineo. Si tratta di delicati elementi geometrici parallelepipedali che, sempre meno timidamente, fioriscono nell'area del supporto come soggetti portatori di "giudizio", in qualche modo leggibili come un larvato controllo sull'onda che tracima e percio' argini psichici che frenano lo scorrere tumultuoso del flusso per condurre ad una benefica riflessione.

Freni inibitori, quindi, delicati e precisi puntelli capaci di richiamare all'ordine e di invocare lo stato d'equilibrio compositivo, sia fisico che mentale.

Prende avvio, in questo senso, una dicotomia linguistica dove linee e superfici piane realizzate con armoniche e delicate trasparenze pittoriche interagiscono con intrecci fluttuanti spiraliformi, resi plastici da pastose densita' cromatiche. La Natura, qui sottesa ma fortemente evocata dal colore e da certe asprezze e visceralita' cespugliose, sembra voler denunciare le deturpazioni e violenze subite dall'uomo contemporaneo quando minaccia i delicati equilibri di precari ecosistemi.

In particolare, mi sembra di cogliere piu' specificamente la complessita' del vivere odierno - sottoposto a crisi d'identita' in cui si assiste alla caduta dei referenti in attesa di nuovi modelli identitari - nell'ultimo dipinto eseguito in ordine di tempo dalla Giovagnoli (un autoritratto?) in cui si ravvisano due silhouette femminili identiche di cui una, pero', e' posizionata capovolta come la regina nelle carte da gioco.

E' metafora, questa, della schisi di una stessa unita' in cui l' "io" si scinde in sottomultipli, proprio come afferma l'antropologo romano Massimo Canevacci quando spiega che oggi si vive "l'eccesso" contemporaneo attraverso la frammentazione dell' "io" scomposto in tanti "ii".

Piu' in particolare, sembra di cogliere il nostro proporsi in realta' sdoppiate attraverso l'aspetto catartico dell'arte che ri-vela, ma allo stesso tempo nasconde, l'infinito gioco che dal "se'" conduce al "fuori da se'", e viceversa.

Anche lo spazio, l'ambiente e le figure vivono questo sdoppiamento: lievi strutture architettoniche dalle delicate e piane tonalita' (rosati, azzurri, giallini), si alternano a panneggi ridondanti, che fasciano i corpi, ricavati dalle cromie accese dei rossi e dei blu. Un fondo scuro fa balzare in primo piano le ondeggianti figure muliebri che transitano "senza peso" nello spazio geometrizzante.

La pennellata e' in alcuni casi leggera e meditata, in altri piu' impulsiva e viscerale, tuttavia sempre magra senza grumosita' fisiologiche. Il colore, che qui acquista valenze simboliche, si avvale di toni caldi molto accesi quando vuole urlare la sua presenza, contrariamente, si affida a tonalita' fredde quando allenta la tensione per esternare piu' una dimensione di interiorita'.

Ha scritto di se' l'artista: "Conoscere la propria posizione istintuale di fronte alla singola tinta e capire le possibili reazioni che puo' suscitare negli altri, significa possedere uno strumento molto efficace, progettuale e comunicativo".

Si condensa cosi' un vedere, quello di Luisa Giovagnoli, che suona come elogio ad un'autocoscienza di classe e di impegno sociale, riguardo i riferimenti ad una natura offesa, dove la pittura meditata, stesa asciutta ed armonica pur negli accostamenti "forti" (verdi coi gialli, rossi coi neri, viola con gli azzurri...), sa mantenere una specifica luce psicologica - pare cogliere in essa alcuni aspetti del carattere dell'artista - mentre, al contempo, sembra qualificarsi come presa di coscienza di un'appartenenza alla tradizione.

Sala portico
ore 17.00

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Immagine: Luisa Giovagnoli

Inaugurazione: 14 gennaio ore 17.00

Satura
piazza Stella 5/1 - Genova
Orari: dal martedi' al sabato ore 16,30 - 19,00; chiuso lunedi' e festivi

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