La mostra delle sue opere intende documentare il percorso rettilineo di coerenza intellettuale e artistica di questo protagonista dell'architettura italiana del 900 nella sua evoluzione dal neorealismo degli anni '40 al recupero della dimensione urbana degli anni '70-'80. L'organizzazione dei materiali esposti evidenzia il rapporto tra progettazione e realizzazione, tra architettura e ingegneria.
Laureatosi in Ingegneria alla Sapienza di Roma nel 1938, Federico Gorio si e' sempre
confrontato con le tematiche sociali e culturali del periodo che va dal secondo
dopoguerra agli anni Ottanta. Con le sue opere e i suoi scritti e' entrato da
protagonista nel dibattito sui temi e sulle scelte che hanno caratterizzato
l'architettura italiana della seconda meta' del Novecento, in un continuo colloquio
con alcuni fra i principali esponenti del suo tempo, da Ludovico Quadroni a Mario
Ridolfi, da Giancarlo De Carlo a Mario Fiorentino.
La figura e l'opera di Gorio sono tuttavia rimaste a lungo associate al neorealismo
architettonico, a quella tendenza culturale ed artistica che, sviluppatasi dopo il
secondo conflitto mondiale nel cinema, nella letteratura, nelle arti figurative,
caratterizzo' per piu' di un decennio l'architettura italiana, in particolare della
residenza popolare. I contributi di Gorio agli interventi nei borghi di La Martella
e di Torre Spagnola vicino a Matera, al quartiere Ina-Casa sorto sulla via Tiburtina
a Roma, agli edifici di edilizia economica e popolare realizzati nel Lazio,
risentono sicuramente di quel clima e di quella tendenza.
In realta' Gorio sviluppo', all'interno del neorealismo, una sua personale identita',
caratterizzata dalla ricerca di una nuova razionalita' del costruire, lontana dal
razionalismo italiano degli anni precedenti e pervasa invece dall'aspirazione a
creare le condizioni spaziali e abitative per un ritorno alla pacifica e solidale
vita del borgo. La sua ricerca lo porto' al risultato piu' noto e apprezzato, il
quartiere di via Cavedone a Bologna della fine degli anni Cinquanta, dove riusci' a
superare ogni residuo populista, facendosi assertore di un'urbanistica e
un'architettura fondate su profondi contenuti etici e sociali come anche sul rigore
della tecnica.
Negli anni successivi, quando il panorama architettonico italiano e internazionale
mutera', Federico Gorio coerentemente si terra' lontano da ogni devianza formalistica
e da ogni concessione alle mode, proseguendo nella sua continua attenzione al buon
progettare e al ben costruire.
La mostra delle sue opere all'Accademia Nazionale di San Luca intende documentare il
percorso rettilineo di coerenza intellettuale e artistica di questo protagonista
dell'architettura italiana del Novecento. L'organizzazione dei materiali esposti
evidenzia il rapporto tra progettazione e realizzazione, tra disegno di dettaglio e
sua fattibilita' costruttiva, tra architettura e ingegneria.
Nel numero 118-119/2006 di “Rassegna di Architettura e Urbanistica", di cui Gorio
per molti anni e' stato direttore, sono pubblicati i progetti esposti nella mostra,
unitamente a saggi che evidenziano l'importante apporto che questo
ingegnere-architetto romano ha saputo dare alla cultura del progetto architettonico
e urbanistico in Italia, nella sua evoluzione dal neorealismo degli anni quaranta al
recupero della dimensione urbana degli anni settanta-ottanta.
Arnaldo Bruschi, Mario Manieri Elia e Carlo Melograni commenteranno l'opera e il
pensiero di Federico Gorio lunedi' 30 gennaio 2006, alle ore 16.30, nell'Aula del
Chiostro alla Facolta' di Ingegneria della Sapienza, via Eudossiana 18, Roma.
Accademia Nazionale di San Luca - Palazzo Carpegna
Piazza dell'Accademia di San Luca, 77 Roma