''Niente e' mai ovvio. La neve che si adagia sul paesaggio disperde il senso del colore, pochi toni di rosso, qualche verde, solo grandi campiture di bianco sotto la volta di un cielo ora plumbeo, ora serotino, mentre albeggia oppure tramonta'' Alberto Zanchetta
In caso di neve
Niente e' mai ovvio. La neve che si adagia sul paesaggio disperde il senso del
colore, pochi toni di rosso, qualche verde, solo grandi campiture di bianco sotto la
volta di un cielo ora plumbeo, ora serotino, mentre albeggia oppure tramonta.
E' una
sensazione alquanto strana; di solito quando si guarda il mondo fuori da una
finestra e' il grigio a coprire le cose, grigio e' il cemento, la pietra, l’acciaio di
cui sono fatte le case, grigie come la routine o la sporcizia. Molte, troppe cose si
tingono di grigio ma per una volta e' il bianco a trascolorarle. La neve adempie al
ruolo del prisma newtoniano: anche se non si vedono, i blu, i gialli, i viola,
gli arancio non se ne sono andati, sono tutti li', nel bianco-nulla che assorbe ogni
colore. In un candore che mistifica la banalita' perche', come recita un paradosso,
anche all’inferno puo' nevicare! Poche tracce, pochi elementi e' quanto serve ai
rarefatti e silenti paesaggi di Tino Stefanoni.
Sono luoghi slavati, assoluti,
ineffabili, simboli che [si] nascondono e [si] rivelano nel teatro del mondo. In
essi concorre tanto la logica quanto l’immaginazione dacche' ci appaiono
“relativamente conosciuti" (l’etimologia della parola conoscenza si rifa'
all’espressione “nascere con/nascere insieme", ed e' cio' che accade a questi quadri,
concepiti in simultanea con l’orasis e la noesis, cosi' lontani dall’uomo, cosi'
diversi dalla natura, eppur cosi' affini a loro). Paesaggi inabitati se non dal
pittore stesso che non ha bisogno di farne parte, mantengono una distanza rispetto
al
piano frontale, retrocedono senza fuggire dalla realta' che ben conosciamo.
La
specificita' dei soggetti si fa memore degli inventari e degli elenchi di cose
dipinti da Stefanoni con esemplare perizia negli anni Settanta-Ottanta,
rappresentazioni corali, perentorie, che cedono il passo alla souplesse di
un’architettura solitaria. Ma all’economia dell’immagine corrisponde il dispendio
della pittura, nient’affatto ovvia, impossibilitata d’esserlo. E nel tutto che non e'
mai banale ritroviamo sia lo screziato sia il murmure della vita che credevamo
nascosti chissa' dove.
Alberto Zanchetta
AndreA Arte ContemporaneA inaugua giovedi' 19 gennaio alle ore 18 una mostra
personale di Tino Stefanoni nello spazio A2 in Via dell'Edilizia 56 a Vicenza. Tino
Stefanoni e' nato a Lecco nel 1937 dove attualmente vive e lavora. La mostra sara'
composta di otto piccole tele imperniate sul paesaggio innevato. Per l'occasione
viene pubblicato un piccolo catalogo/oggetto con testo di Alberto Zanchetta. Sara'
presente l'artista.
Inaugurazione: 19 gennaio 2006, ore 18
Spazio A2
Via dell'Edilizia 56 - Vicenza.