Galleria dell'Oca Arte Contemporanea
Anima Urbis. L'artista prosegue l'esplorazione del mondo classico, cominciata nel 1986, con opere nuove accanto ad altre gia' note. In questa mostra le prime immagini di Roma. Una trentina di fotografie, "archeologie" prive di figure umane ed estranee ai segni del presente. La tecnica dell'immagine 'mossa' lascia emergere lo spirito inquieto del luogo.
Anima Urbis
E’ dal 2000 che Mimmo Jodice, artista italiano di fama internazionale le cui opere
sono presenti nelle collezioni dei maggiori musei del mondo, non espone a Roma.
Anamnesi e' il titolo dell’ultima mostra tenutasi alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna in cui presentava una ventina di immagini raffiguranti volti della statuaria
classica.
Oggi propone alla galleria dell’Oca una mostra dal titolo Anima Urbis in cui
prosegue l’esplorazione del mondo classico. Come tutte le mostre della galleria
dell’Oca, anche questa presenta lavori appositamente realizzati per l’occasione
accanto ad altri gia' noti. La novita', in questo caso, consiste nel fatto che Jodice
ha accettato di fotografare Roma, cosa mai accaduta prima.
Dal 1986 il lavoro di Jodice ha come tema prevalente la classicita'. L’artista ha
fotografato tutti quei luoghi che ne contengono le tracce: dalla Magna Grecia al sud
della Francia, alla Spagna, dalle coste dell’Africa nord occidentale alla Libia,
dalla Turchia al Libano, alla Giordania, alla Siria, ma mai ha voluto affrontare
Roma come centro di quel modello di civilta'. In questa mostra saranno quindi
presentate le prime immagini di Roma di Mimmo Jodice.
Sono esposte una trentina di fotografie la prima delle quali, posta all’ingresso
della galleria, e' ben nota: La tomba del soldato romano, a Petra in Giordania, del
1993. L’immagine, di grande formato, raffigura una porta o meglio un ampio buco
nero. E’ all’inizio del percorso perche' ogni inizio d’esperienza costringe al
superamento di una soglia, anche se questa in particolare, per il suo aspetto
terrorizzante, ci costringe ad assumere un rischio nell’attraversarla: quello di
mettere tra parentesi il panorama rassicurante del quotidiano ed avventurarci fra
paesaggi distanti, oppure volti ignoti ed inquietanti.
Le immagini delle “archeologie" di Jodice, spopolate da figure umane ed estranee ai
segni del presente, sono luoghi della memoria. Sono visioni interiori in cui la
tecnica dell’immagine “mossa" lascia emergere lo spirito inquieto del luogo. Non
sono fossili acquietati in un tempo sospeso, ma piuttosto manifestazioni dello
spirito irrequieto della storia che non trova riposo. Non descrivono
calligraficamente un esterno, quello che il turismo culturale riconosce all’istante;
sono sintesi interiori dei luoghi. Lo stesso Jodice a questo proposito scrive:
“…alla fine tutto cio' che incontriamo e' un paesaggio interiore. E questo fenomeno e'
una metafora che descrive il mio rapporto con la fotografia ed il mondo: accade che
l’obiettivo della macchina fotografica dovrebbe “guardare fuori", osservare il mondo
reale, ed invece finisce con il “guardare dentro" e proiettare nel mondo una
dimensione atemporale".
Galleria dell'Oca Arte Contemporanea
via della Mercede 12/a Roma